Mercedes, nel mondo del motorsport, ha vinto tutto. Lo ha fatto in F1, in FE e nel DTM. Nel campionato archiviatosi a novembre è riuscita a recuperare in un battibaleno anche la distanza con Ferrari. Ciò è accaduto nel corso della stagione più difficile disputata nell’ultimo decennio. Dietro ad una sfilza di vittorie di tutto rispetto si cela un’attenzione al dettaglio quasi maniacale, che porta il team a prendere decisioni dure. Ciniche, appunto.
F1. Il motivo dietro all’addio di Mercedes alla FE
Nella stagione 2019-2020, la n° 7 della serie, Mercedes ha esordito in Formula E come Mercedes-EQ Formula E Team. La prima annata è stata entusiasmante in quanto è riuscita immediatamente ad assicurarsi il titolo con Nyck De Vries, pilota che esordirà in F1 nella stagione 2023 con il team AlphaTauri.
L’anno seguente, ovvero la Stagione 8, ha visto il team trionfare nuovamente e vincere sia il titolo costruttori che quello piloti con Stoffel Vandoorne. Due anni, due vittorie: chi altri può vantare un simile prestigio?
Tuttavia, per Mercedes vincere non basta: la Stella a Tre Punte, infatti, non prenderà parte al via della Stagione 9 del campionato full-electric nonostante la sua prosecuzione in ambito tecnologico, ambientale e sportivo. La settimana prossima, il 14 gennaio per essere precisi, la FE ripartirà con una nuova stagione e nuove monoposto di una nuova generazione, la Gen3. E la case tedesca non ci sarà.
Ma allora perché Mercedes ha deciso di saltare giù dalla nave? La risposta l’ha fornita di recente Toto Wolff. “Non c’è abbastanza pubblico” ha spiegato semplicemente. Secondo il team principal austriaco, infatti, la mancanza del raggiungimento di un “adeguato” livello di audience – secondo gli altissimi standard di Daimler AG – e di conseguenti introiti economici, non giustificherebbe la presenza del colosso di Stoccarda in tale campionato sebbene sia in continua crescita tecnologica e nell’interesse generale.
F1. Modello Mercedes: concentrazione vincente
La decisione di lasciare la FE all’apice del proprio successo è stata ampiamente criticata. In realtà si basa su un calcolato studio di come investire i propri fondi per ottenere i massimi benefici.
Daimler, infatti, ha ricavato dalle vittorie di Mercedes un fatturato da introiti pubblicitari stimati sul miliardo di euro a stagione. Una cifra dalla quale non ha senso detrarre milioni per il gusto dello sport, in quanto si tratterebbe di un investimento che non va a portare benefici.
Essere in Formula E, in realtà, garantirebbe un’altra serie di vantaggi. Il budget cap introdotto in F1, infatti, prevede l’utilizzo di una certa quantità di personale e molti si sono ritrovati ad essere “di troppo”. La FE – o altre categorie – avrebbe permesso l’allocazione della parte “extra” senza dover contare su un apparato troppo tentacolare e, di conseguenza, dispendioso.
Il team anglotedesco, invece, preferisce buttarsi in ambiti lontani dalle corse automobilistiche per potersi concentrare esclusivamente sulla categoria che a loro interessa maggiormente senza dispendio di energie e di denaro.
F1. Modello Ferrari: uno sguardo più romantico
Un approccio così cinico, che vede la pista privata della sua seducente connotazione di avventura e passione, in nome di numeri impersonali che si nascondono dietro a persone ed emozioni, permette a Mercedes di mantenere un equilibrio ed un controllo perfetto fra entrate, uscite e regole.
Ferrari, al contrario, seppur attenta ai propri investimenti, mantiene un approccio verso le corse molto più romantico. Mercedes ha lasciato FE e DTM? Ferrari rilancia prendendo parte al WEC e, tramite Maserati che appartiene allo stesso ecosistema di cui è parte Maranello, e alla Formula E.
Perchè la corsa è passione, la pista è casa e lo è anche quel sano rischio di competizione ed avventura. Tuttavia, rispetto ad un approccio analitico, questo apre le porte a decisioni più incerte e meno calibrate e, un errore qui ed una svista lì, le vittorie possono sfuggire molto più facilmente.
Mercedes e Ferrari sono quindi fieri portatori di due metodi agli antipodi: quello scientifico e calcolato del team di Brackley contro quello più romantico di quello di Maranello. Ognuno di questi approcci riserva incredibili vantaggi e notevoli contro.
E’ interessante e poetico fare parte di un’epoca in cui sogni e concretezza s’intrecciano secondo diverse interpretazioni della stessa realtà, tenuta stretta da regole che impediscono gli sviluppi e tendono a livellare tutto e tutti. Sono queste due facce della stessa medaglia che rendono la F1 ancora umana, ancora viva.
Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Fonte Immagini: F1, Mercedes AMG