Una volta, a meno di eccezioni, i terzi piloti in F1 erano giovani in attesa di un’occasione per diventare titolari oppure erano veterani che avevano già occupato sedili ufficiali e rimanevano ad aiutare le squadre senza particolari mire ad un ritorno in griglia di partenza ad un Gran Premio. Negli ultimi anni, invece, da Robert Kubica in poi, si è osservato un trend diverso.
I piloti di “seconda mano”, infatti, sono coloro che nonostante abbiano avuto la loro chance sui sedili buoni, rimanendo poi tagliati fuori, permangono nel Circus in attesa di un’altra occasione. Sono i sognatori, quelli che non accettano un “no” come risposta e che sono sempre pronti a rimettersi in gioco. Possiamo osservare due macrocategorie: la pima è quella dei veterani alla ricerca di un grande obiettivo. La seconda è rappresentata dai giovani che hanno avuto l’occasione d’oro ma non sentono di avere dato ancora il massimo.
F1. Le seconde chances dei veterani
Quando pensiamo a terzi piloti d’eccezione la mente non può che volare a Daniel Ricciardo. L’australiano, dopo aver fatto gavetta in Toro Rosso (ora AlphaTauri), era stato promosso in Red Bull superando il compagno di allora Jean-Eric Vergne. In Red Bull il suo talento straordinario lo aveva fatto preferire addirittura al campione in carica Sebastian Vettel. Le aspettative, però, sono state troppo pesanti e forse troppo premature e l’australiano ha iniziato a disattenderle. Ha cambiato diverse scuderie per riaccendere quella scintilla da campione ma, dopo Renault e McLaren, il pilota è rimasto senza sedile per il 2023.
Una volta un veterano come lui sarebbe passato ad altre categorie. Ricciardo, invece, ha preferito rimanere nel Circus, ritornando a Milton Keynes nel ruolo di terzo pilota. Una scelta coraggiosa, in quanto si tratta di retrocedere pur di non uscire dalla F1. “Avevo bisogno di un reset” ha infatti annunciato il nuovo acquisto di Milton Keynes (per saperne di più, cliccate qui).
Tuttavia, questo desiderio di mettersi a disposizioni nei team pur avendovi militato da protagonista, non è una novità assoluta. Pensiamo a Nico Hulkenberg. Un altro driver esperto, un’altra stella mai capace di spolverarsi di dosso un’opacità prestazionale per brillare come ci si aspettava. Dopo essere finito lontano dalla rosa dei titolari il tedesco è rimasto “nel giro”, comparendo ad ogni sostituzione in griglia.
La sua lungimiranza e costanza lo ha portato a tornare essere pilota ufficiale nel 2023, anno in cui affiancherà in Haas un altro pilota ritornato nel Circus dopo ben due pause non esattamente volontarie: Kevin Magnussen. Un’accoppiata decisamente promettente non solo per la grande esperienza e la determinazioni di entrambi. I due sono stati compagni di squadra anche in Renault (ora Alpine), rendendosi protagonisti di qualche commento esilarante per gli spettatori, cosa che indicava un assortimento di due “teste calde”, più disposte a scontrarsi che ad incontrarsi.
F1. Le seconde chances dei giovani
Non sono solo i piloti di esperienza a rimanere ancorati alla F1 nella speranza di un ingaggio che sancisca un nuovo inizio. Fra i conducenti che non hanno lasciato andare completamente il Circus sebbene abbiano avuto un paio di stagioni per ammaliare fan e addetti ai lavori non possiamo non citare Stoffel Vandoorne. Il belga è giovane non di età – il 26 marzo spegnerà 31 candeline – ma di esperienza poiché ha guidato in F1 solo per due stagioni per McLaren dal 2016 al 2018.
Dopo una splendida annata in cui ha creato qualche grattacapo all’allora compagno di squadra, un certo Fernando Alonso, ha poi abbassato le prestazioni per la stagione successiva. E’ andato poi a militare in FE, dove guida tuttora. Si è laureato Campione del Mondo proprio nella stagione 8. Ha guidato per il team di Mercedes rientrando in F1 dalla porta di servizio come terzo pilota e collaudatore. Mercedes ha poi lasciato la categoria full-electric dando priorità alla F1 e Vandoorne è entrato nei panni di terzo pilota e collaudatore di Aston Martin.
Un altro pilota, in questo caso giovane sia d’età che di esperienza, è Mick Schumacher. Il figlio d’arte, messo alla porta da Haas, ha scelto di rimanere in F1 come terzo driver ma di cambiare squadra, lasciando Ferrari per Mercedes.
F1. Contatto utile o deleterio?
Rientrare in F1 dopo aver perso il ruolo da titolare ed accontentandosi di un “ripiego” pur di rimanere in contatto con l’entourage della categoria può avere risvolti positivi e negativi.
Sicuramente è positivo non far perdere le tracce di sé e rammentare con una certa costanza “Hulkenberg-style” il proprio interesse verso la F1. In questo modo i team avranno sempre in testa il tuo nome per ricorrere ad un sostituto e, si spera, ad un titolare come accaduto col tedesco. Questo sport è veloce non solo in pista e tende a dimenticare in fretta anche i protagonisti che l’hanno abitata.
C’è però il risvolto della medaglia. Nella memoria così permeabile, infatti, si potrebbe andare a sovrascrivere il proprio ruolo di protagonista con quello da comparsa, andando quindi ad accontentarsi di una posizione dietro le quinte invece di concentrarsi sulla propria carriera, magari arricchendosi di un’esperienza diversa. Sembra che Vandoorne abbia trovato un giusto equilibrio fra il suo mantenere il contatto ed intraprendere un nuovo cammino.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG, McLaren