Col 2022 alle spalle è tempo di lanciarsi a testa bassa in un mondiale di F1 i cui primi atti ufficiali si consumeranno a Febbraio quando inizieranno a cadere i veli dalle nuove monoposto che saranno foriere di speranze, sogni e delusioni: il normale corso di ogni stagione sportiva. L’unica certezza che abbiamo al momento è data dalla line-up piloti che si presenterà ai nastri di partenza. Vecchie conoscenze, nuovi ingressi, graditi ritorni e qualche cambio di casacca inatteso a comporre la ventina che se le suonerà in pista.
Se volessimo azzardare una previsione sfruttando quanto emerso dal campionato archiviatosi il 20 Novembre ad Abu Dhabi dovrebbero essere le solite tre a lottare per la posta in palio: Red Bull, Ferrari e Mercedes. Ognuna con la sue ambizioni, ognuna con le sue ragioni nel volersi imporre agli avversari. Tre realtà che hanno segnato la Formula Uno degli ultimi venti anni lasciando briciole e residuali gioie agli altri competitor.
F1. Red Bull: la forza della ragione
Sono loro i favoriti indiscussi per il prossimo campionato. E lo sono nonostante un regolamento che li penalizza in quanto campioni in carica e sebbene le già limitate ore di sviluppo della RB19 saranno ulteriormente abbattute a seguito della sentenza post budget cap gate. Il vantaggio mostrato nel corso della seconda metà del 2022 non può essersi dissolto d’incanto, anche perché la tagliola delle ulteriori afflizioni si farà sentire e mondiale in corso. Più nello sviluppo che nelle condizioni basilari, insomma.
Di certo Verstappen & Co. potrebbero accusare il colpo, ma l’immagine di un team che si smarrisce tra le difficoltà dopo che ha imbroccato il concept aerodinamico che probabilmente verrà copiato da molti non è attualissima. A Milton Keynes prevale il realismo ma non il disfattismo. “L’ho già detto l’anno scorso: ci saranno squadre che faranno bene e squadre che faranno male. Chi avrebbe immaginato che la Mercedes avrebbe vinto una sola gara quest’anno dopo tutti i successi ottenuti negli otto anni precedenti? Mi piacerebbe continuare a dominare – ha spiegato Chris Horner – ma è piuttosto irrealistico in questo settore, perché le altre squadre sono semplicemente troppo brave“.
“Avranno imparato molte lezioni da quest’anno e sono sicuro che le prestazioni delle auto convergeranno in modo significativo nel 2023“. In quest’ultima affermazione è racchiuso l’approccio dei bi-campioni in carica. Due concetti che si sposano: sapere di essere il traino tecnico della categoria e realismo da cui scaturisce la consapevolezza che il vantaggio potrebbe essersi assottigliato o addirittura annullato. Anche perché c’è un cambio regolamentare (leggi qui) che potrebbe erodere qualche certezza tecnica in possesso di Adrian Newey.
F1. Mercedes: la voglia di riscatto dopo un anno di stenti
La questione è essenzialmente la seguente: Mercedes sbaglierà due progetti di fila? La W13, pur avendo chiuso la stagione in evidente crescita, è stata una macchina sbagliata. E non perché ha vinto una sola gara abdicando lo scettro in favore dei rivali austriaci, ma poiché non ha saputo replicare in pista quegli sbalorditivi risultati che Mike Elliott e i suoi avevano scorto nelle analisi CFD.
La vettura, per poter produrre carico e performance, doveva girare ad altezze molto ridotte. Il pompaggio aerodinamico non previsto non ha permesso che ciò si realizzasse. Da qui un’annata difficile in cui si è passato troppo tempo a capire e poi superare i difetti intrinseci di un concept troppo estremo. Ma che potremmo rivedere tra qualche mese perché la bocciatura non è poi così scontata.
Toto Wolff, team principal e co-proprietario della franchigia anglo-tedesca, nel salutare l’anno appena concluso, ha riferito quanto sia stato difficile giocare il ruolo dei comprimari essendo abituati a dettare passo e legge. “Questa è la conclusione di un anno davvero difficile ma qualche volta sbagliare fa bene ed è utile per preparare, ricalibrare e riadattare il futuro. Speriamo che più avanti saremo nelle condizioni di guardarci indietro e dire quanto importante sia stato quest’anno per imparare, sia riguardo la macchina sia su noi stessi come esseri umani“.
“Di sicuro il 2022 ci ha reso ancora più determinati a tornare al vertice“. Questa la chiosa del messaggio affidato ai canali social della scuderia che detiene il record di vittorie consecutive in F1. L’ammonimento è netto: dopo aver risolto l’enigma porpoising e aver ridato un senso tecnico alla filosofia “zero sidepod” Mercedes vuole sedersi al banchetto della festa fagocitando le porzioni più abbondanti. Se l’operazione aggancio sarà effettuata lo sapremo solo a marzo, ma ad oggi è possibile immaginare che le distanza saranno più serrate perché dei tre là davanti è proprio la Stella a Tre Punte ad avere più ore di lavoro a disposizione. E un team così reattivo non può cannare un altro modello. Sarebbe illogico ed antistorico.
F1. Ferrari: il silenzio della necessaria meditazione
A Maranello, nel mese di dicembre, si è consumata la rivoluzione silenziosa. Mattia Binotto ha dato l’addio alla Gestione Sportiva dopo quattro anni e si è commiatato dalla Ferrari dopo ben 28 stagioni nel team. Un passaggio che sarebbe potuto essere rumorosissimo ed invece si è sviluppato nel rispetto verbale e nella totale assenza di frecciate mediatiche che, attenzione, potrebbero scattare da oggi visto che Capodanno coincide col primo giorno da “uomo libero” per l’ingegnere di Losanna.
Frédéric Vasseur è il futuro. Il dirigente francese occuperà la sua poltrona dell’ufficio sito in Via Abetone Inferiore n°4 il nove gennaio. Fino a quella data, al di là del rituale e circostanziale comunicato in cui si leggeva dell’ingaggio dell’ex Sauber, non vedremo né ascolteremo altre dichiarazioni. Ed è sostanzialmente giusto che sia così. In Ferrari non è tempo di chiacchiere che per natura volano via col vento. Servono fatti, atti concreti che tirino fuori il Cavallino Rampante da un digiuno clamorosamente lungo in cui si sono avvicendati dirigenti, piloti, ingegneri e competenze assortite che altrove hanno scritto pagine di storia mentre a Maranello hanno ingoiato bocconi intinti nel fiele.
Il progetto 675 è in fase di ultimazione. La vettura 2023 che sarà presentata tra meno di un mese e mezzo, il 14 Febbraio, sarà chiamata a superare le problematiche emerse nel corso del 2022: affidabilità, gestione gomme in gara e mancanza di un piano organico di update. La F1-75 è stata una regina di cristallo: bellissima, veloce e fragile. La power unit ha deluso le attese ed è stata settata troppo a lungo su potenze limitate per evitare rotture.
La stessa monoposto è stata sovente inefficace nel tyre management. Il gioiello visto al sabato si è smarrito quasi sistematicamente in gara, travolto dall’estrema efficacia della Red Bull. Condizione accentuata anche da un piano di sviluppi praticamente solo abbozzato. La F1-75 è stata la vettura che ha ricevuto il minor numero di novità rispetto alle concorrenti. Alla lunga questo immobilismo ha pesato. Nella stagione che sta per iniziare queste tre condizioni limitanti andranno necessariamente superate se si vogliono covare sogni di gloria.
Ma anche il team deve crescere: la gestione strategica nel 2022 ha assunto connotati disastrosi in alcune gare. E a questa evidenza si è abbinata una comunicazione votata a sotterrare i problemi piuttosto che ad affrontarli, ammettendone l’esistenza, col fine di superarli. Ferrari, per certi versi, ha il compito più arduo tra i tre top team poiché deve rivedere molte cose con l’approdo di Vasseur. Red Bull e Mercedes, di contro, potranno continuare a contare su quella stabilità che è uno dei segreti del loro successo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG