Il mercato piloti in F1 è sempre un argomento delicato da affrontare all’interno delle scuderie. Tra i contratti che andrebbero rispettati e l’eventuale continuità legata ai vari junior team, decidere le te guide per la stagione, due ufficiali e una di riserva, può portare a complicazioni. A volte però dire “addio” ad un pilota non si rivela essere una decisione sbagliata; al contrario evita ciò che spesso appare come una forzatura nel voler tenere un pilota all’interno del Circus.
Sebbene la F1 rappresenti il massimo livello per chi sogna di correre sulle quattro ruote, essa non è l’unica categoria interessante nel mondo del motorsport. Guardarsi attorno infatti non è un’opzione da ritenere al pari di una sconfitta, anche se spesso è vista come tale. Nel 2022 il mercato piloti ha messo in luce tante situazioni particolari. Da quella di Piastri “costretto” a lasciare chi lo ha cresciuto per avere un sedile fino a Schumacher, lasciato a piedi dalla Haas e “raccolto” dalla Mercedes. Una decisione presa per provare ad avere quella seconda occasione in F1 che forse poteva essere cercata con un approccio diverso, meno pesante.
F1. Wolff accoglie Schumacher in Mercedes per riportarlo ad essere un pilota del Circus
L’attesa a volte premia e a volte distrugge i sogni. I giovani che si approcciano al mondo del motorsport con l’obiettivo della F1 sono infatti molti, ma i posti disponibili restano, attualmente, quei venti sedili non sempre facilmente liberi. Decidere di provare ad entrare nel Circus con una carriera alternativa non è una scelta gettonata anche perché, come spesso è accaduto e accade, chi è in cerca di un pilota tende a pescare da chi in pista con una monoposto della massima serie ci è già stato.
È il caso, per esempio, che ha coinvolto Mick Schumacher alla fine della passata stagione. Il giovane pilota tedesco non è infatti riuscito ad esprimere al massimo il suo potenziale con la Haas con l’inevitabile conclusione del rapporto tra le due parti. Chiuso il capitolo anche con la Ferrari Driver Academy è poi arrivata la firma con il team di Brackley. Una strada che il pilota ha deciso di percorrere vista la sua totale convinzione nel voler ritornare tra quei venti piloti che si contendono il titolo mondiale. Il ritorno alle corse non è però un futuro visto solo dal giovane Schumacher.
Toto Wolff, team principal della Mercedes, ha infatti chiaramente espresso il suo pensiero in merito: “È un giovane di talento che ha fatto bene nella sua carriera giovanile. Con un ambiente sicuro credo possa crescere e tornare ad essere un pilota con un posto fisso”. Un po’ come accaduto con Nyck de Vries, passirò da Brackley a Faenza, Wolff è pronto a scommettere su Schumacher e a spianargli la strada.
L’approccio a questo mondo non è certo stato dei più semplici per chi è sempre stato definito come “il figlio del sette volte campione del mondo”. Un’etichetta che forse ha avuto la sua parte nel creare quell’ulteriore pressione che il giovane pilota non è riuscito a gestire al meglio. Un voler dimostrare per forza che, con tutta probabilità, rischia di generare l’esatto effetto contrario.
F1. Schumacher passa in Mercedes: la “paura” di lasciare la categoria iridata
Il mondo della F1 in particolare ha spesso mostrato come la gara non sia l’unica battaglia da affrontare. A fare da contorno a quelle che sono solo corse automobilistiche c’è anche una pressione che non tutti riescono a reggere allo stesso modo o che col tempo non si riesce più a gestire al meglio. Il peso con cui Mick Schumacher è entrato nel Circus è stato poi un altro ostacolo posto sul difficile cammino che la F1 impone. Essere figlio di chi la storia della F1 l’ha scritta più volte è infatti una sfida che richiede una certa mentalità.
Non sempre però i sogni diventano realtà e se accade non è detto che la strada da seguire per arrivarci sia solo una. Quando il peso diventa troppo è infatti necessario ripartire, staccare quel cordone ombelicale che altri hanno creato e trovare la giusta strada con i propri tempi e le proprie capacità. Dopo le stagioni in Haas la via scelta dal giovane Schumacher è stata Mercedes, come papà Michael. E forse “l’errore” potrebbe essere proprio questo. Lasciare la F1 per provare a ripartire altrove fa paura, ma con questa addosso liberarsi di un determinato peso è un’azione quasi impossibile.
A fare la differenza in un mondo fatto sostanzialmente di squali come quello del Circus non sono infatti le sole capacità di guida. Esse certamente aiutano molto, ma la mentalità con cui si approccia e si vive la F1 ha il suo ruolo fondamentale. Un aspetto che col tempo può venire meno, come successo per esempio a Ricciardo, o che può essere affrontare nel modo sbagliato, come accaduto ad Albon. Tra i due però a dimostrarsi più forte è forse stato quest’ultimo che, dopo lo strapazzo subìto dalla famiglia Red Bull, è stato in grado di allontanarsi e ripartire prima di tornare evidentemente più tranquillo.
Dunque cosa frena un pilota dal ricominciare? Forse la paure di vedere quelle porte chiuse per sempre o il timore di essere una delusione anche dato da un’opinione pubblica che, tramite i social, è spesso fuori controllo. Confrontarsi con se stessi davanti a quello specchio è però una scelta più coraggiosa di quella che appare come una forzatura dettata dalla testardaggine.
Il motorsport non è certo per tutti e la F1 lo è anche meno. Continuare a provare a scavalcare quel muro allo stesso modo porterà davvero ad avere in bocca il sapore della vera sconfitta. A volte per superare un ostacolo non serve andargli contro; basterebbe infatti fermarsi a guardarlo per capire che forse un approccio diverso può portare allo stesso risultato. Anche se la strada è più lunga; anche se tale scelta fa più paura.
Ed è questo, per collegarci all’apertura di questo scritto, ciò che ha in mente di fare il rampollo di casa Schumacher: navigare in mari meno amici per ritornare più forte di prima. Per realizzare questo schema serve un vascello solido e Mercedes pare averglielo offerto. In Ferrari, dopo l’esplosione di Charles Leclerc, il programma giovani sembra vivere una fase di stanca e Mick sconta anche la passività da parte di Maranello che, è bene sottolinearlo, non è responsabile delle performance in chiaroscuro del tedesco. Ma di certo non è stata in grado di supportarlo (o per meglio dire non ha voluto) in una fase della carriera in cui era necessaria una stampella. Che Toto Wolff ha offerto nella speranza di trovarsi un pilota fatto e finito da usare magari per il dopo Lewis Hamilton.
Autore: Chiara Zambelli – @chiarafunoat
Foto: F1, Mercedes AMG, Haas, McLaren