F1. “Homo homini lupus”. Su questa massima Thomas Hobbes ha basato la sua idea di stato di natura. L’uomo è fondamentalmente un animale egoista e a determinare le sue azioni sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Una concezione antropologica molto negativa per superare la quale servivano regole, apparati e tutta una serie di elementi che andavano a comporre lo Stato. Non intendiamo parlare di giusnaturalismo. Il nostro focus è e sarà sempre la F1.
Ma la lezione del filosofo inglese è utile a descrivere quanto sta accadendo nel Circus in queste settimane. Sotto la coltre di un’armonia di facciata si celano tensioni che stanno inesorabilmente salendo a galla. FIA e Liberty Media sono sul piede di guerra. Tema del contendere è l’allargamento dell’attuale numero di partecipanti. La proprietà americana, con l’avallo dei team (non tutti invero), vorrebbe mantenere lo status quo.
La Federazione Internazionale spinge per l’ingresso di non una, ma di ben due nuove realtà. Fatto che porterebbe il numero di vetture in griglia a 24. Ma cosa più importante è che determinerebbe anche la presenza di più soggetti al banchetto delle feste (leggi qui il nostro focus).
F1. Nel Circus la tensione è alle stelle
In questo marasma generale è intervenuto Michael Andretti che possiamo considerare tutto fuorché un pacificatore. Sì, perché il comunicato con cui annunciava l’impegno di Cadillac è parso una forzatura mediatica, una atto di sfida in un momento in cui, forse, sarebbe dovuta prevalere l’ars diplomatica. Invece, il figlio di Piedone, si è presentato con una torcia accesa in una Santa Barbara. Inevitabile l’esplosione e tutta una serie di reazioni poco pacate: i team principal che si risentono, Liberty Media che frena infastidita, Ben Sulayem che si lancia nell’iperspazio verbale. Un guazzabuglio politico in pieno stile.
Al coro dissonante, come detto, si è aggiunto Andretti che sulla questione vuole avere l’ultima parola. E il suo non è un verbo impostato alla distensione. “E’ tutta una questione di avidità“, ha sbottato l’ex compagno di squadra di Ayrton Senna in una fallimentare esperienza in McLaren, riferendosi alle reazione delle scuderie all’allargamento a undici squadre.
“È una questione di soldi – ha arringato il dirigente sportivo in un’intervista concessa a Forbes – In primo luogo pensano che otterranno un decimo del loro premio in denaro, ma diventano anche molto avidi pensando che prenderemo anche tutti gli sponsor americani. È una questione di guardare a se stessi e non a ciò che è meglio per la crescita complessiva della serie“.
Il punto è proprio questo: secondo il gruppo richiedente la presenza di un nuovo team aumenterà il valore della categoria. Di parere opposto sono gli attuali attori che temono che Andretti non sia un nome d’impatto per il Circus e che quindi la torta non cresca in dimensioni e peso. Con relativo assottigliamento dei profitti.
F1. La luna di miele tra FIA e Andretti
Se i membri del Patto della Concordia stanno provvedendo ad erigere solidi bastioni difensivi, Place de la Concorde è l’ente che sta provando a fornire il trabucco per rinforzare l’assedio al forte. Da qui una relazione di amorosi sensi tra Andretti e Mohammed Ben Sulayem che ha preso a cuore la questione del gruppo “made in USA”
“Non sono sorpreso – ha spiegato Michael – In Formula Uno i proprietari badano a se stessi, non a ciò che è meglio per la serie. Questa è la differenza tra la posizione del presidente Mohammad e quella dei proprietari delle squadre. Il presidente guarda al futuro dello sport. Ben Sulayem lo capisce. È un pilota e sa che la serie ha bisogno di avere una o due squadre in più. È un campionato FIA, e questa detiene la maggior parte delle carte per ottenere la manifestazione di interesse“.
F1. Andretti/Cadillac: Alpine e McLaren sponsor inattesi
Uno dei problemi di Andretti/Cadillac è la discrasia temporale tra la discesa in campo e il momento in cui scatteranno le nuove norme tecniche sul fronte motori. Se il team entrerà nel 2025 non potrà contare su un propulsore proprio, visto che l’anno seguente cambieranno le architetture. Ecco che risulterebbe assai utile una partnership momentanea che avrebbe anche lo scopo di far crescere le strutture. “Se entriamo nel 2025 – ha spiegato Andretti – non ci sarà ancora un nuovo motore, quindi dovremmo andare con una formula che viene utilizzata ora“. Tutti gli sguardi si volgono ad Alpine che, non a caso, è uno dei pochi team favorevoli all’allargamento ad ovest.
Ma non solo. Andretti ha svelato un altro particolare interessante che conferma come il blocco delle equipe presenti non è poi così compatto. McLaren si starebbe configurando come un partner strategico: “Zak [Brown] vuole fare tutto il possibile per aiutarci ad arrivarci e così ha fatto anche Alpine. McLaren e Alpine sono due ottimi alleati. Zak è stato di grande supporto. E’ stato un grande amico e alleato. Mi dà consigli ed è lì per aiutare. Ci supportiamo a vicenda. L’ho aiutato molto da quando è arrivato in Indy Car. È un’amicizia che funziona in entrambi i sensi“.
Forse, la F1, osteggia l’ingresso di un nuovo soggetto non solo per il timore che si riducano i dividendi (prospettiva di difficile realizzazione se consideriamo l’ascesa degli ultimi anni). La paura è che Andretti, oltre a Sauber/Audi, possa sovvertire l’ordine valoriale che oggigiorno si osserva. “Stiamo arrivando e lo faremo in modo serio. Ci vorrà molto tempo, ma alla fine vogliamo essere uno dei top team della Formula Uno. Il nostro obiettivo finale è quello di competere per il mondiale in cinque o sei anni“.
“Vogliamo gareggiare contro i migliori del mondo. Non stiamo sottovalutando nulla. Il processo di costruzione sarà lungo, ma abbiamo un buon piano per arrivarci. Sono molto fortunato a trovarmi in questa posizione: è un sogno. Devi concentrarti sul tuo lavoro e non ascoltare chi ti critica. I detrattori? In realtà li uso come motivazione. È sempre divertente farli tacere“.
La chiosa del sessantenne ex pilota di origini italiane suona come avvertimento. O almeno così è percepita dall’ordine costituito della Formula Uno che non intende abbandonare la propria torre d’avorio. Il tira e molla che coinvolge anche la FIA è destinato a protrarsi nei mesi successivi e le probabilità che il Patto della Concordia venga revisionato, proprio per favorire la discesa in campo di Andretti/Cadillac, sono al rialzo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, McLaren, FIA, Oracle Red Bull Racing