Il tourbillon delle presentazioni unito ai test del Bahrain che si sono conclusi sabato scorso hanno momentaneamente spento i riflettori dalla vicenda Andretti. La pratica dell’ingresso del team americano in F1 resta invece in bella mostra sulle scrivanie degli uffici della FIA e di Liberty Media. Proprio mentre l’attenzione mediatica s’era spostata sull’azione in pista, alla vicenda si sono aggiunti altri dettagli che hanno contribuito ad accrescere le dimensioni di quello che sta diventando un vero e proprio romanzo giallo.
Ad oggi, per entrare nel magico mondo del Circus, servono, oltre ad una lunghissima serie di requisiti tecnici, 200 milioni di dollari cash che i team già presenti vanno a spartirsi. Una tassa che è stata definita nelle quantità proprio dalle scuderie quando hanno riscritto il Patto della Concordia. Una cifra ora ritenuta bassa e che è stata impostata quando, peccaminosamente, si credeva che nessuno volesse bussare alle porte della Formula Uno.
La carta che regola i rapporti tra i team e le divisioni economiche tra gli stessi erano state rimaneggiate durante la pandemia, quando la crisi finanziaria mordeva quasi fatalmente, tanto che la stessa esistenza della F1 sembrava essere a rischio. Quindi, tale riscrittura, è figlia di quel contesto in cui latitavano fondi e investitori. Ma oggi lo scenario è mutato. Alle porte del carrozzone c’è la fila: motoristi, case automobilistiche, sponsor, team. Sembra essere in tangenziale all’ora di punta.
Ecco che le squadre, che un tempo credevano di poter essere comodamente arroccate nella poderosa torre d’avorio a dieci angoli, vedono ora il bastione assediato con trabucchi, catapulte ed altre armi nervobalistiche. Da qui la necessità di ulteriore protezione delle mura da effettuarsi con nuovi strumenti. Quali sono? Uscendo dalla metafora medievale torniamo alla concretezza contemporanea: i soldi. Sorpresi?
F1: si studia un incremento della tassa d’ingresso?
Pare che le scuderie siano concordi nel voler aumentare la gabella d’ingresso da 200 a 600 milioni! Una triplicazione monetaria che chiaramente scoraggia i nuovi soggetti e che li fa pure incazzare, a dirla in parole semplici. Chi uscirebbe penalizzato da una siffatta modifica è, inutile sottolinearlo, Andretti-Cadillac, il nuovo gruppo che sta diventando lo spauracchio delle franchigie presenti e che ha determinato una spaccatura tra la FIA e Liberty Media.
Place de la Concorde, difatti, si è mostrata immediatamente entusiasta della candidatura del figlio di Piedone Mario partendo in quarta ed esponendosi con comunicati ufficiali non concordati con chi ci mette la grana e possiede il giocattolo: Liberty Media Corporate. La reazione del colosso americano dell’intrattenimento è stata apparentemente misurata ma, lontano da telecamere, microfoni e orecchie indiscrete, sono volati gli stracci. Tanto che Mohammed Ben Sulayem, il grande sponsor di Andretti, ha dovuto fare un passo di lato per non vedersi sfiduciato del tutto.
La sua assenza durante i test del Bahrain è stata notata. Fatto sintomatico di una frattura non ancora ricucita e forse non sanabile visto che si parla di un’esclusione dalle candidature per il rinnovo dei vertici federali. Se davvero dovesse passare la linea dei 600 milioni di tassa di ingresso, che porterebbe da 20 a 60milioni il bonus unico per ogni team, Andretti potrebbe percorrere un’altra via. Forse anche meno accidentata.
F1: AlphaTauri nuovo obiettivo di Andretti?
E’ notizia di questi giorni quella secondo cui AlphaTauri sarebbe in vendita. Da Milton Keynes non sono arrivate smentite. Anzi, è giunta qualche ammissione in un più ampio progetto riorganizzativo che vorrebbe portare la squadra italiana più vicina alla base inglese. Sull’ex Toro Rosso aveva messo gli occhi già la Honda, persuasa a proseguire anche dopo il 2025 nonostante l’accordo Red Bull – Ford che l’ha lasciata col cerino in mano. Sakura, però, potrebbe anche proseguire come semplice motorista (ci sono stati dei primi abboccamenti con la McLaren, ndr).
In questo caso, quindi, Andretti potrebbe pensare di fare una sorta di “OPA” su quella che era la Minardi entrando così in Formula Uno senza alterare equilibri a cui sono così legati i team che a tutto vogliono rinunciare fuorché a certi privilegi economici decretati dal Patto della Concordia che, è bene rammentarlo, dovrà essere rivisto dopo il 2025, anno di scadenza della versione oggi operante.
Ovviamente una strada non preclude l’altra. Quella dei seicento milioni di tassa d’ingresso è una voce che al momento non trova conferme dai piani alti della F1. Potrebbe essere una voce fatta circolare ad arte per spingere Andretti-Cadillac a puntare diritto sulla scuderia faentina che, guarda caso, pare sia valutata poco più di mezzo miliardo di dollari. Una coincidenza che non ci meraviglia affatto.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia AlphaTauri, Andretti