Quella del secondo pilota è una vita difficile. Briciole di gloria, opportunità limitate, lunghe attese affinché arrivi il momento per mettersi alle spalle il collega di casacca e, magari per vincere un gran premio di F1. Le cose si fanno maledettamente più complesse se l’attività è svolta nel cono d’ombra di un cannibale quale è Max Verstappen. Uno che non ne vuol sentir parlare di mollare nemmeno un punticino, figurarsi di lasciare sull’asfalto un trionfo iridato.
Il Gran Premio del Brasile 2022 è stato piuttosto indicativo da questo punto di vista, lo ricorderete. Da un lato Sergio Perez che stava provando a galleggiare per raccogliere qualche punto nel tentativo di difendere il secondo posto in classifica piloti, poi sfumato nell’ultimo appuntamento stagionale, dall’altro l’olandese, autore di una gara da dimenticare, che rinunciava stancamente a proteggere il messicano che fu superato e lasciato sul posto pieno di rabbia e di rancore.
Più tardi emersero particolari illuminanti che raccontavano di un Perez poco sportivo in quel di Monaco e di un Max che se l’era legata al dito per vendicarsi appena sarebbe stato possibile. Più di metà mondiale, in cui il bi-iridato aveva aperto un solco incolmabile sul team mate e sui rivali, trascorso a pensare a come vendicarsi. Memoria elefantina quella del talento di Hasselt che ha consumato efficacemente la sua ripicca.
F1. Red Bull: Perez/Verstappen: intesa ritrovata?
Il clima tempestoso, nei mesi, s’è apparentemente rasserenato con un’intesa che, nel “lancio non lancio” della RB19 di venerdì scorso, è sembrata ritrovata. Ovviamente sono sensazioni perché sarà solo la pista a dire se il dissidio è stato riposto in un cassetto. Certo è che Chris Horner e Helmut Marko anno dovuto dare fondo a tutte le loro doti gestional-diplomatiche per ricomporre l’infranto.
Altrettanto certo è che Sergio Perez dovrà avviare la stagione con una pressione accresciuta e con uno spettro che si aggira per Milton Keynes, quello che ha le sembianze del sorridente Daniel Ricciardo che in Red Bull è venuto per ritrovare stimoli, per aiutare il team nell’aspetto simulativo, per fare un po’ di attività di marketing (che mai guasta) ma anche per farsi trovare pronto per giocarsi le sue carte se il messicano dovesse alzare la testa oltre il limite che la scuderia gli consente.
Perez è apparso sereno anche perché, come al solito, era ben supportato dalla sua fan base che si muove in massa, specie nel Nuovo Continente. “Voglio massimizzare il potenziale della vettura e voglio lottare per la vittoria ogni fine settimana. Sto davvero lavorando duramente per questo, è il mio obiettivo principale“. Questo il primo proclama scolpito nella pietra. Affermazione che sa di frase di circostanza. Un gran classico di kermesse come quella cui abbiamo assistito venerdì.
Il 2022 della Red Bull è stata una marcia trionfale, un crescendo che ha ricordato il Boléro di Ravel: una partenza in sordina per poi svilupparsi in una progressione inarrestabile con l’orchestra a prodursi nel massimo sforzo esecutivo. Due titoli vinti con largo anticipo a segnare un dominio indiscusso su una concorrenza smarrita che non è riuscita a riprendersi dal cambio di passo che Milton Keynes ha imposto nei mesi caldi.
Fatti che farebbero pensare ad un 2023 condotto in carrozza o col braccio fuori dal finestrino mentre si ascolta musica da viaggio. Niente di tutto questo viene percepito in Red Bull perché la limitazione alle ore di sviluppo incute timori che superano la tranquillità scaturente dalla sagacia progettuale di Adrian Newey e dalle facoltà adattive di un team che sembra non perire mai, anche nelle difficoltà più temibili.
Tuttavia, Perez ritiene che sia ancora troppo presto per prevedere dove la squadra si troverà contro i rivali nell’ordine gerarchico per la prossima stagione che prenderà il via in Bahrain il 3 marzo. “È davvero difficile sapere al momento deve ci troviamo in relazione agli altri. La Mercedes è stata molto competitiva verso la fine della stagione. Ferrari? Mi aspetto che siano lassù. Ovviamente, ci sono alcune squadre del centro gruppo che stanno facendo grandi passi avanti durante l’inverno, quindi vedremo. Lo capiremo una volta che saremo in Bahrain“.
F1. Red Bull: Perez deve difendere il suo sedile
La sensazione è che Perez sia più focalizzato a gestire se stesso all’interno della squadra più che a curarsi di cose tecniche perché, al di là dei soliti commenti di circostanza, le possibilità di concorrere per il titolo sono davvero limitatissime. Il pilota di Guadalajara ha altri due anni di contratto. Cosa che in Red Bull non può essere considerata una garanzia se si va ad interrogare la storia. La mobilità interna è una costante, con driver che si sono sovente mossi dall’AlphaTauri al team austriaco e viceversa. Quest’anno, in più, c’è l’ingombrante sagoma di Ricciardo che, smentite di rito a parte, è stato ingaggiato anche per pungolare e per tenere in riga l’ex Racing Point.
Se l’anno scorso, inizio campionato, Perez potette godere di una monoposto più nelle sue corde per via di un comportamento più affine al suo stile di guida, quest’anno la musica sarà diversa. La RB18, da Imola in poi, era divenuta una vettura più comoda per Verstappen a seguito del programma di dimagrimento telaistico. La tendenza si è rafforzata in corso di stagione e si solidificherà ulteriormente nel 2023 grazie una macchina ancora più alleggerita – e dunque zavorrabile a tutto vantaggio della distribuzione dei pesi e del bilanciamento – e a pneumatici che svilupperanno, a detta di Pirelli, meno sottosterzo. Si annuncia un mondiale in salita per il messicano.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing