L’accordo tra Oracle Red Bull F1 Racing Team e Ford annunciato il tre febbraio nella deludente kermesse newyorkese (la RB18 con i colori 2023 non ha entusiasmato né i tifosi né gli addetti ai lavori) affonda le sue radici in un mancato legame che, ad un certo punto del 2022, sembrava solo una formalità da ratificare. Anzi, a ben vedere, il matrimonio era stato annunciato in alcuni Paesi ove erano stata registrate le società commerciali formate dal team austriaco e dalla Porsche. Poi, in un tira e molla che aveva a che fare con la divisione dei poteri, è tutto clamorosamente saltato.
Lo abbiamo raccontato diverse volte: Milton Keynes pretendeva un certo grado di libertà che Volkswagen non era disposta a concedere essendo un gruppo accentratore. L’accordo siglato con Sauber, tramite Audi, l’altra controllata del marchio tedesco, lo dimostra poiché Ingolstadt ha apposto un forte controllo sulla struttura di Hinwil. E la nomina di Andreas Seidl ad amministratore delegato della scuderia che correrà, nel 2023, ancora sotto le effige dell’Alfa Romeo, ne è testimonianza.
F1. Red Bull: autonomia vincente
Porsche, agli occhi della Red Bull, aveva alzato troppo l’asticella delle pretese perché chiedeva un ingresso pieno in società. Cosa che Mateschitz era disposto a concedere, ma non chi gestisce direttamente il team. Difatti, prima della scomparsa del magnate austriaco, si registravano delle frizioni in tal senso, con Horner e Marko a pretendere quell’autonomia che è uno dei segreti dei tanti successi della scuderia dei “tori caricanti”.
“E’ un rapporto molto diverso da quello discusso con Porsche. E’ un accordo commerciale e tecnico. Non c’è scambio di azioni o di partecipazioni all’interno dell’azienda“. Ha spiegato Chris Horner. “È un legame molto semplice in cui avremo la possibilità di condividere e accedere alla ricerca e sviluppo, in particolare per quanto riguarda l’elettrico, la tecnologia delle celle, lo sviluppo del software e così via”
“Dal punto di vista commerciale, ovviamente, con la prevalenza di Ford negli Stati Uniti come partner, ci permette di ottenere una penetrazione ancora maggiore in quel mercato“. La ratifica che con i tedeschi si era interrotto qualcosa a livello gestionale. E che la frattura era insanabile.
Il matrimonio con Ford è solo stato pubblicato, ma si consumerà a partire dal 2026. Nei prossimi tre anni, quindi, Red Bull sarà ancora legata a Honda che fornirà i propulsori che non verranno costruiti a Milton Keynes, bensì a Sakura. Nelle stagioni di transizione ci sarà uno scambio di conoscenze, specie sul fronte dei veicoli elettrici. Un ambito nel quale Ford ha investito miliardi di dollari.
Know-how che sarà decisivo stante le nuove regole 2026 che aumentano la portata dell’MGU-K e la relativa capacità di immagazzinare energia elettrica. Red Bull si sentiva carente proprio su questo versante e l’aver colmato le difficoltà rende più semplice il produrre da sé propulsori molto complessi che devono competere con analoghe unità concepite da veri e propri colossi dell’automobile.
F1. Red Bull/Ford: accordo tecnico ma anche commerciale
“Penso che per noi, dal punto di vista strategico, sia un rafforzamento” ha spiegato Horner che ha aggiunto che legarsi con un partner era ormai una necessità. Ford unica opzione? No, ma forse la più vantaggiosa: “Avremmo potuto farlo senza Ford? Sì. Ma ci rende migliori con Ford? Assolutamente sì. Quindi, sapete, il loro approccio è simile. Si tratta di uno scambio commerciale e tecnico e siamo molto soddisfatti del risultato. E credo che, se la Ford voleva tornare in Formula Uno, questa sia una buona strada per loro senza dover creare un’intera unità da zero.
“Noi, invece, abbiamo il vantaggio di attingere alle conoscenze e di sapere quanto sia profonda la loro capacità di ricerca e sviluppo, hanno investito nella tecnologia ibrida per la loro gamma di veicoli elettrici“.
Un matrimonio di reciproca convenienza, insomma. Per Red Bull che può completare il suo reparto powertrains con capitali freschi e competenze decisive per poter competere ad alti livelli. Ma anche per avere ulteriori sbocchi commerciali per un marchio, quello delle bibite energetiche, conosciuto in tutto il globo ma sempre più oggetto di concorrenza feroce.
Ford, dal canto suo, non poteva scegliere una sposa migliore della squadra che è riuscita a spezzare l’imperio della Mercedes e che, contestualmente, tiene a bada da tre lustri una Ferrari battuta con sistematicità e senza appello. Nonostante le ere motoristiche, nonostante i tanti cambi regolamentari.
Ford conosce bene i numeri che Liberty media sta producendo in termini di ricavi e dividendi e non vuole stare lontano da un business che, tra le altre cose, sta diventando sempre più americano. Un vantaggio strategico di non poco conto per un’azienda del Michigan che nel mondo è percepita come un’eccellenza a stelle e strisce.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Ford, Oracle Red Bull Racing, Alfa Romeo Racing