In quello che possiamo definire il “Red Bull Day“, considerando la kermesse newyorkese che potrebbe essere foriera di grandi novità, è necessario riavvolgere il nastro per capire dove e come il team di Milton Keynes ha impresso quel cambio di passo che l’ha trasformato da inseguitore a punto di riferimento della F1. Sarebbe facile asserire che la scuderia è stata più abile a sfruttare le nuove regole giovandosi degli errori di Ferrari, che si è sciolta col caldo estivo, e di Mercedes che non ha sostanzialmente interpretato al meglio il nuovo corpo normativo preteso da Liberty Media Corporate e redatto a quattro mani con la Federazione Internazionale.
E’ nel 2020 che la scuderia sapientemente diretta da Chris Horner getta i semi che germoglieranno parzialmente nel 2021 col primo titolo di Max Verstappen per poi maturare in dolci frutti nella stagione 2022, quella dei record di punti e di vittorie. Nella fase finale del mondiale stradominato da Lewis Hamilton e dalla Mercedes, la scuderia austriaca ridusse sensibilmente il gap dalla vetta. Molti credettero che si trattava di un fisiologico rilassamento dei rivali appagati. La realtà era un’altra.
I tecnici si avvidero che a inizio annata la strada concettuale intrapresa era errata. Con una serie di aggiustamenti, la vettura potette poi mettere a nudo il vero potenziale. Tanto che a Milton Keynes erano convinti che, risolvendo prima alcune questioni, avrebbero potuto battere Mercedes con più sistematicità. Nel 2020 Pierre Waché, direttore tecnico del team, parlò addirittura di un’occasione mancata. Una profezia che ha preso corpo dodici mesi dopo, quando Verstappen ha potuto godere di una vettura, la RB16B, per ampi tratti più performante della Mercedes W12 che riuscì ad emergere solo nella fase finale della sfida.
F1. Max Verstappen: un pilota così veloce da nascondere i defetti tecnici della monoposto
Max Verstappen è stato croce e delizia nel percorso di crescita della Red Bull. Il talento dell’olandese è stato una delle cause dei problemi incontrati dalla squadra. Il driver ha una capacità straordinaria nel controllare l’instabilità delle monoposto, specie al retrotreno. Per tale ragione, in quel 2020, Adrian Newey si era spinto troppo oltre potendo contare su un conducente che camuffava i problemi. Che invece sono deflagrati nell’altro lato del box, con Pierre Gasly ed Alex Albon, evidentemente meno sensibili di Verstappen, a restare impantanati nelle difficoltà.
Una volta capito che il bi-iridato sovraperformava nascondendo dei palesi difetti è stato necessario ricalibrare il progetto tecnico per renderlo più neutro nel comportamento. Da questo principio sono emerse la RB16B e la RB18, due modelli che hanno segnato la storia del team e della Formula Uno.
F1. La RB16 del 2000 è stata un laboratorio tecnico fondamentale
Red Bull, in quel processo di individuazione e superamento del punto debole di quella RB16, ha trovato uno schema vincente che ha permesso allo staff guidato da Newey di comprendere con grande precisione quali fossero le aree nevralgiche: la zona intorno alle ruote anteriori e il punto di equilibrio tra carico aerodinamico anteriore e posteriore nelle transizioni. Ossia nella fase di frenata e di inserimento in curva.
Il know-how accumulato nel biennio 2020-2021 è stato decisivo per il dominio consumatosi nel 2022. Una delle grandi sfide aerodinamiche dei regolamenti basati sull’effetto suolo era mantenere un equilibrio costante nella fase di curvatura. E’ stato necessario trovare il giusto bilanciamento tra il controllo dell’instabilità in ingresso, per evitare il sottosterzo a metà piega, e la necessità di far ruotare la macchina abbastanza presto per descrivere una traiettorie efficace.
Red Bull avrebbe trovato questo punto di bilanciamento sfruttando il massimo della distanza consentita dalle norme tra l’asse anteriore e le bocche d’ingresso dei canali Venturi. Cosa che hanno fatto anche Ferrari e Mercedes ma senza riuscire ad essere altrettanto efficaci. Newey, memore dell’esperienza degli anni precedenti, ha quindi creato una monoposto che sapesse sfruttare questa distanza avanzando al massimo l’asse anteriore e arretrando l’inizio dei sidepod. Una condizione che, teoricamente, non è ideale per la creazione di carico aerodinamico. Evidentemente, però, il genio di Stratford-Upon-Avon è riuscito a bilanciare il tutto con un sottoscocca iper-efficiente nella produzione di carico.
In conclusione, quindi, in Red Bull hanno affrontato le regole tecniche 2022 senza gettare alle ortiche tutto il lavoro aerodinamico svolto in precedenza con relative competenze acquisite. La rivoluzione regolamentare è stata quindi affrontata in nome della continuità concettuale: ecco il segreto della vittoria dei due campionati. E da questa evidenza che intendono ripartire da Milton Keynes nonostante un minor numero di ore complessive di sviluppo a disposizione. Penalità che può essere superata sapendo esattamente cosa fare e dove mettere le mani. Evidenza che gli altri potrebbero non aver ancora compreso.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing
Foto copertina: Alessandro Arcari – @berrageizf1