lunedì, Dicembre 23, 2024

Ferrari paga ancora gli errori di Montezemolo

Nei giorni scorsi il nostro Roberto Cecere, in un suo post su Twitter ha fatto una comparazione fra la vetusta Ferrari F2003GA guidata di recente da Leclerc (dove il GA sta per Gianni Agnelli, scomparso poco prima che la monoposto di F1 fosse presentata) e la F1-75. A parte la sacrosanta considerazione che la prima è molto più agile (rapporto peso/potenza a suo favore) e che la seconda è letteralmente una balena che soprattutto nel misto non esalta la bravura dei piloti (come tutte le monoposto dell’era turbo-ibrida), il post di Roberto mi ha fatto riflettere. Amaramente.

E mi è venuto da pensare che è triste quello sport che impedisce ai propri atleti di allenarsi. Una cosa di cui io non perdonerò mai i vertici della Federazione e i team che hanno approvato questa vergogna.

Ferrari e l’incapacità di allenarsi in pista

La Formula Uno, forse unica in tutta la storia delle discipline agonistiche (c’è un motore ma si tratta comunque di sport) da ormai più di un decennio (dal mondiale del 2009) vieta appunto i test privati e, addirittura, negli ultimi anni sono passati da due settimane ad appena 3/4 giorni.

Certo, giova ricordare che anche in questo caso esistono le famose eccezioni che confermano la regola. Ad esempio nel 2012 (test collettivi al Mugello a mondiale in corso), e un’altra eccezione di cui non andare fieri. La Mercedes fu infatti graziata clamorosamente per il pasticciaccio brutto del 2013, roba da commedia dell’arte seicentesca quando, nottetempo, fece finta prima di andare via da Barcellona (si era appena corso il gran premio) poi con i tuoi tir fece marcia indietro e macinò centinaia di chilometri in circuito con le monoposto che avevano appena corso.

Il caso esplose quando gli altri team vennero a saperlo. E divenne grottesco perché alla fine Mercedes se la cavò con centomila euro di multa, un padrenostro e amen.

Ferrari
Lewis Hamilton al volante della Mercedes W04 durante la stagione di Formula 1 2013

Comunque, detto questo, e scusate se ogni tanto mi tolgo questo sassolino dalle scarpe, nel 2009 fu chiaro che le norme anti test non erano un tentativo di risparmiare sui costi, come i soloni della federazione urlarono ai quattro venti (meno test, meno costi) ma un banalissimo tentativo di livellare le prestazioni dei vari team, soprattutto di quelli top e, in particolare, della Ferrari che era l’unica squadra di F1 ad avere ben due circuiti di proprietà: Fiorano e Mugello.

Ferrari: la tardiva ammissione di Montezemolo

Qualche anno dopo Montezemolo, che quei divieti li aveva accettati senza smuovere l’iconografico ciuffo, ebbe a lamentarsi appunto del fatto che la F1 fosse l’unico sport in cui i piloti non potevano allenarsi. Ai più, fra i quali il sottoscritto, quelle parole sembrarono un tardivo tentativo di invertire la rotta. Che infatti non è stata invertita. Così hanno preso piede i simulatori, sempre più efficienti e costosi, e i piloti hanno cominciato a macinare chilometri con vecchie monoposto del team per cui gareggiano. Infatti almeno questo non è vietato, pur se anch’esso regolamentato.

Ferrari
Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente della Ferrari

Quindi, si vietano i test in pista con le monoposto “nuove”, ma si possono fare con vecchie monoposto. La normativa parla di monoposto che devono essere almeno di due anni prima. La domanda che sorge spontanea è: ma i test con le vecchie monoposto non costano, non hanno bisogno di personale, non spostano mezzi e uomini?

Un altro curioso paradosso è che la Federazione, da una parte, ha fatto molto per rendere le monoposto sempre più sicure… lodevole! Ma, dall’altro, impedendo ai piloti di prendere sempre più confidenza con il proprio mezzo li ha messi in una situazione di maggior potenziale pericolo. Curioso vero?

Tornando a Montezemolo, il nostro si giustificò, illo tempore, affermando che il divieto dei test l’aveva accettato per il bene della F1 e che la Ferrari doveva dimostrare di essere in grado di vincere senza vivere di “rendita”.

In effetti, dal 2008 la Rossa non vince un mondiale. Ma deve essere certamente un caso. E siamo assai vicini a battere il record del digiuno di 21 anni (Da Scheckter a Schumacher). Quella scelta del presidente più vincente della storia di Maranello (dopo il fondatore) ha purtroppo avuto un’onda lunga così scevra di soddisfazioni da offuscare i suoi ultimi anni, prima della defenestrazione attuata da Marchionne.

Ferrari
Rory Byrne e Michael Schumacher festeggiano uno dei tanti successi del loro lungo sodalizio

Cosa ci insegna la vicenda del divieto ai test? Che a fare gli splendidi e ad essere cavallereschi in un mondo di squali (oltre che a sottovalutare gli avversari) si fa una brutta fine. Al contrario, dal 2014, con l’avvento dell’era turbo-ibrida Mercedes ha dominato in lungo e in largo. Dopo il famoso test illegale e con un regolamento sartoriale, firmato anch’esso dal nostro Montezemolo (altro gravissimo, oserei dire esiziale errore).

Solo l’anno scorso, per la stella a tre punte, è stato di vera crisi tecnica. E in Ferrari… bè, in Ferrari… si vince sempre l’anno prossimo. Sperando di essere smentito dalla pista.


Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG

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4 Commenti

  1. Si spera sempre che Ferrari alzi la testa per sistemare le varie questioni in sospeso o forse si aspetta di vincere un mondiale per avere maggiore peso specifico ……
    un bel busillis !! ????????
    buona giornata a tutti.

  2. …e comunque anche nel 2022 cambiarono le regole in corsa per danneggiare la Ferrari in favore della Mercedes visti i problemi di santellamento che avevano e la Ferrari… Muti tutti chissa perché evidentemente li pagano per perdere e stare zitti.

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