Il 2023 della Ferrari è una sorta di anno zero. E lo è soprattutto perché si è aperta l’era Frédéric Vasseur che ha preso le redini del team dopo il defenestramento concordato di Mattia Binotto che sta osservando un periodo di gardening durante il quale, chiaramente, si guarderà intorno per poi scegliere la soluzione più vantaggiosa per il suo futuro.
Un team principal si trova ad affrontare ed a gestire diversi aspetti della vita di una scuderia. Quello tecnico è sicuramente uno dei principali perché chi comanda ha il compito di coordinare i reparti e di farli suonare all’unisono come in un’orchestra sinfonica. La buona riuscita di un progetto meccanico, quindi, dipende anche dalla sagacia di chi guida la GES.
Ma il dirigente sportivo deve occuparsi anche di altri ambiti che non sono meno delicati. Ci riferiamo, ad esempio, al rapporto con la proprietà con la quale fa da collante e della quale è messaggero. Ma ha altresì il compito di far funzionare al meglio i meccanismi sportivi, quelli che vanno dalla pista alle strategie passando per il management dei piloti.
Vasseur, dopo gli anni spesi in Sauber, dovrà imporre il suo paradigma strategico in un team più grande, strutturato, ambizioso e ricco ma nel quale si registrano abitudini, non sempre sane, sedimentate e difficili da scardinare. Ecco perché il lavoro del capo compagine transalpino non sarà semplice e potrà comportare diversi mesi di pazienza per produrre i suoi frutti.
Sarà fondamentale impostare un rapporto sano e proficuo con chi Vasseur l’ha messo a Via Abetone a dirigere le cose rosse. “Il mio rapporto con Benedetto Vigna? Ci sentiamo tutti i giorni, per me è molto importante avere il pieno supporto della Ferrari e sono davvero contento di questo“. Ha così risposto il dirigente francese ai microfoni di Motorsport.
Affermazioni piuttosto scontate ma che celano la necessità di dribblare quelle correnti interne che da sempre caratterizzano la vita del Cavallino Rampante. Venti che Vasseur nega di aver sentito spirare da quando, il nove gennaio, ha preso il timone del natante rosso. “Non credo sia più difficile rispetto ad altre squadre. Ciò che distingue la Ferrari dalle altre scuderie sono la passione e l’entusiasmo che la circondano. Quando abbiamo presentato la nuova monoposto due settimane fa c’erano migliaia di tifosi a Fiorano. Non credo che ci sia qualcosa di simile da altre parti“.
“È un entusiasmo che senti ovunque, vai al ristorante e ci sono dei fan, stessa cosa quando arrivi in hotel. Questo aspetto forse aggiunge un po’ di pressione. La domanda è se questa grande vicinanza ed attenzione che c’è nei confronti della squadra è un qualcosa che frena in qualche modo il lavoro o se, al contrario, contribuisce alla motivazione. Onestamente, credo sia un aspetto positivo. Se fai questo lavoro ti auguri di essere circondato da appassionati e probabilmente in Italia tutto è un po’ più grande, ma finora va tutto bene”.
Dribbling verbale piuttosto astuto quello di Vasseur che denota come anche le parole siano utili nel creare un ambiente di lavoro sano e vincente. E da questo punto di vista le analogie con l’epopea Todt sono piuttosto evidenti. E non solo per la lingua d’appartenenza. Chi comanda in Ferrari deve sviluppare, anzi possedere, doti da consumato politico. Perché tale caratteristica serve per gestire le cose interne e per amministrare meglio i rapporti con la Federazione, con Liberty Media e con gli altri team.
Ferrari: Vasseur “pesa” di più in Federazione?
la Ferrari SF-23 ha presentato, all’ala anteriore, una soluzione che l’anno scorso era stata introdotta dalla Mercedes e che la Federazione, dopo attente valutazioni, aveva bandito. Maranello l’ha riproposta curandosi di avere l’avallo dei delegati federali e stando attenta a rispettale le volumetrie definite dal regolamento tecnico 2023.
Un segnale di come la nuova dirigenza sia più concentrata nell’interlocuzione con il legislatore. Aspetto che precedentemente non aveva funzionato alla perfezione, specie se ci riferiamo a quanto accaduto nel famigerato power unit gate i cui contorni sono tutt’ora avvolti nella nebbia.
“Prima di presentare la monoposto ci siamo confrontati con la FIA e da parte loro è arrivata la conferma che tutto era a norma. Ciò che dicono le altre squadre non mi interessa”. Poche, chiare, parole che mettono a tacere il chiacchiericcio e spengono le altrui lamentele. Senza però perdere di vista il rispetto per i colleghi.
Vasseur, stimolato dalla querelle alimentata da “Drive to Survive” che racconta di animi accesi tra Toto Wolff e Chris Horner, ha detto di volersi tener fuori da questa vicenda. Diplomazia svizzera acquisita probabilmente ad Hinwil, ci verrebbe da sottolineare sorridendo. Chiaramente a mutare sarà il rapporto con i clienti, posizione che fino a due mesi occupava il dirigente transalpino.
“Gunther [Steiner] ha iniziato a dire ‘ok, ora sono tuo cliente!’, e gli ho fatto presente che sarà un piacere inviargli le fatture! Ho un rapporto amichevole con alcuni team principal e abbiamo scherzato un po’. Nel complesso c’è un grande rispetto reciproco e se in pista la competizione ci rende avversari, a volte dobbiamo lavorare insieme a vantaggio della Formula 1. Credo che negli ultimi mesi, a parte il gioco tra Toto e Horner, la collaborazione tra le squadre sia stata positiva”.
Ferrari: Vasseur e la nuova gestione interna
Il primo atto manifesto della gestione Vasseur è il defenestramento di Inaki Rueda, colui il quale è stato considerato il responsabile dei tanti errori di valutazione tattica commessi l’anno scorso e non solo. In realtà lo spagnolo è la punta di un iceberg che talvolta è sembrato andare alla deriva. L’ex Sauber ha avviato una ristrutturazione di tutto il comparto strategico in ossequio a quanto vi avevamo riferito durante la stagione scorsa.
Già Mattia Binotto, difatti, aveva messo mano alla ristrutturazione del comparto tattico che aveva palesato delle sofferenze che pubblicamente venivano nascoste per non aumentare la pressione che aveva già superato i livelli di guardia. Vasseur non ha fatto altro che proseguire su questo cammino senza usare la ghigliottina.
“Dall’esterno, quando si parla di strategia, si tende sempre a guardare la persona che siede sul muretto box. In realtà – ha spiegato il professionista di Draveil – è un meccanismo più complesso: c’è un software, c’è un flusso di informazioni, un canale di comunicazione, aspetti che spesso sono più importanti di chi fisicamente siede sul campo“.
“Abbiamo deciso di cambiare un po’ l’organizzazione, Inaki sarà in azienda focalizzato sul lato sportivo, Ravin sarà sul muretto. Ma non è l’unica modifica. Abbiamo rivisto anche il flusso della comunicazione per essere sicuri di avere uno scambio efficiente, perché quando tutto va bene c’è tempo per permettere l’interazione tra tre o quattro persone; ma quando devi reagire in un secondo è una storia diversa perché può presentarsi uno scenario che non era nei piani. Abbiamo fatto qualcosa di un po’ più diretto e credo che funzionerà bene”.
Riassetto necessario per dare una scossa ad un’area di vitale importanza che, ancora una volta, vede Red Bull primeggiare. Non è un mistero che Milton Keynes sia rimasta “aggrappata” al mondiale 2022, quando la RB18 annaspava tra peso eccessivo e problemi di affidabilità, grazie a Hanna Schmitz ed al suo reparto che hanno fatto dei capolavori tattici senza precedenti.
Maranello deve iniziare a pensarsi perfetta per poter immaginare di lottare concretamente per il vertice. Tutto passa per la buona riuscita del progetto SF-23 a cui, però, vanno abbinati dettagli amministrativi che hanno fanno la differenza come dimostrano team come Red Bull e Mercedes negli anni del dominio. Vasseur è stato chiamato per questo, ecco perché il riassetto potrebbe chiedere del tempo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari