venerdì, Novembre 15, 2024

Mercedes non reggerebbe il decorso fallimentare della Ferrari

Mercedes come Ferrari? Messa così può sembrare una provocazione gratuita. Forse lo è, forse no. La scuderia di Maranello ha un blasone talmente importante che tutti punterebbero a raggiungerlo. Storia, fama mondiale, riconoscibilità immediata, successi commerciali, trionfi sportivi (da rinverdire), fascino, aura mitica. Dici Ferrari e pensi immediatamente alla vettura sportiva per antonomasia.

Quindi, per Mercedes o per qualsiasi altro soggetto, essere associato alla gloriosa scuderia italiana sarebbe motivo d’orgoglio. Fino ad un certo punto però. E qui entriamo nella provocazione. Lasciamo per un attimo da parte la leggenda e passiamo a cose più pratiche e spicciole. Andamenti descritti dalla storia recente che mostrano come Maranello, dopo le vittorie, passi troppo tempo a ritrovare se stessa perché si smarrisce troppo facilmente.

Cosa che potrebbe succedere proprio per la natura di una scuderia che ha preso parte ad ogni singolo campionato del mondo di F1. E’ difficile, chiaramente, imporsi ripetutamente, senza soluzione di continuità e senza tener conto della forza degli avversari che sono ulteriormente stimolati dall’avere la meglio su una realtà così conosciuta a livello mondiale. Ma i buchi temporali sono stati spesso troppo grandi.

Prima del ciclo Schumacher-Todt-Brawn la Rossa veniva da un digiuno quasi inaccettabile per chi ha un nome così importante. Servirono ventuno stagioni (ventuno!) per riportare alla base un titolo piloti dopo quello vinto da Jody Scheckter nel 1979. Sedici ce ne vollero per riprendersi un campionato costruttori che arrivò nel 1999, dopo l’ultimo assaporato nel lontano 1983. Proprio il ’99 coincide con l’avvio del ciclo più vittorioso della Ferrari: 6 campionati costruttori di fila e 5 piloti. Roba che si pensava irripetibile. Record che sono stati prima avvicinati, dalla Red Bull, e poi sgretolati dalla Mercedes 2014-2021.

Ferrari
La coppia d’oro della Ferrari: Jean Todt e Michael Schumacher

Mercedes e Ferrari accomunate nello stesso destino?

E qui giungiamo al parallelo. Dopo quella sublime epopea rossa la Ferrari è via via scivolata all’indietro, risucchiata e superata da altre realtà che l’anno sportivamente oscurata. Un solo mondiale piloti, nel 2007, figlio di un duello fratricida in McLaren, e due costruttori: 2007 e 2008. Poi un lunghissimo digiuno caratterizzato da una ristrutturazione costante, sfiancante, improduttiva. Anni passati a rincorrere, bollati da diverse – e forse troppe – mazzate politiche che hanno preceduto quelle prese in pista.

Mentre il Cavallino rampava sempre meno emergevano altri due soggetti: la Red Bull, il colosso delle bibite che schiaccia il marchio più glorioso del motorsport, e la Mercedes che lancia in alto la sua Stella a Tre Punte che per sette anni e mezzo raccoglie avidamente su ogni tavolo, da quello diplomatico-politico a quello più prettamente pistaiolo.

Dove vogliamo andare a parare? Semplice: in virtù di ricorsi storici, è possibile immaginare che Mercedes ricalchi il sentiero battuto dalla Ferrari incontrando difficoltà enormi nel ritornare a vincere? E’ possibile che anche Brackley si dannerà vanamente per ritornare sul tetto del mondo mentre altre compagini che spingono da ogni lato, Ferrari compresa, vincano con maggiore continuità? E’ assolutamente plausibile che possa verificarsi uno scenario del genere. Non esiste uno schema, non è possibile impostare una norma autorigenerantesi che impone il ritorno degli anglotedeschi.

Mercedes
Lewis Hamilton vince il suo sesto titolo mondiale

Fatto sta che in Mercedes coabitano due spinte che potrebbero convergere invece che allontanarsi come potrebbe essere facile immaginare: la pulsione di chi vuole tornare a vincere, da un lato e, dall’altro, la linea pragmatica di chi sa che per farlo deve salire molti scalini di una scala non proprio comoda. Hamilton crede che il suo team possa riprendersi immediatamente grazie alle competenze e alla capacità di recupero che è stata messa in campo anche durante quell’anno di purgatorio che è stato il 2022.

Mercedes crede di poter ritornare in lotta con Ferrari e Red Bull

Non è un caso che abbiamo vinto campionati del mondo in passato – ha spiegato il sette volte iridato a margine della presentazione della W14All’improvviso non perdi la capacità di poterlo fare. Ho la massima fiducia in tutte le persone che ho incontrato. Il team si sta espandendo continuamente, la fabbrica sta diventando più grande, ci sono sempre più reparti e più persone che si uniscono continuamente“.

Secondo Hamilton la Mercedes non ha nulla da dimostrare a se stessa e al mondo. Si tratta di un’equipe in grado di riprendere il cammino interrotto nella controversa Abu Dhabi 2021.Non hanno bisogno di dimostrare qualcosa a se stessi e a me. Penso che abbiamo dimostrato più e più volte nel corso degli anni che abbiamo grande capacità. Abbiamo ancora tutte queste persone incredibilmente talentuose all’interno del team“.

Stiamo continuando a cercare di migliorare i nostri processi, stiamo continuando a cercare di essere più intelligenti nel modo in cui affrontiamo le cose con la nostra comunicazione – ha spiegato Lewis Penso che ci sia la migliore armonia all’interno della squadra che ho visto in tutti questi anni. Abbiamo un giovane gruppo di ingegneri e persone che sono appena entrate nel team. È un momento emozionante per la squadra. E non ho intenzione di essere da nessun’altra parte. Questo è quanto“. Parole che preludono al rinnovo contrattuale.

Se Hamilton ha piena fiducia del team è altrettanto vero il contrario, ossia che la squadra ne abbia verso il pilota. Tanto che Toto Wolff sta spingendo affinché si definisca il rinnovo contrattuale del trentottenne di Stevenage, legame che scade a fine stagione. Il manager austriaco è consapevole del fatto che il suo driver riconosca la potenza della scuderia:

Lewis sa cosa ha con la squadra. Con Hamilton abbiamo vinto otto titoli costruttori di fila, non sto dicendo nulla che non sapete. Abbiamo sbagliato l’anno scorso. Le risorse e le capacità ci sono, dobbiamo solo continuare a crescere come abbiamo fatto la scorsa stagione. Quindi non penso che nella mente di Lewis ci siano dubbi sul fatto che la squadra possa esibirsi al meglio. Lo faremo“.

Mercedes
Mike Elliot (Direttore tecnico), Toto Wolff (team principal), Hywel Thomas (responsabile Mercedes AMG High Performance Powertrains), Lewis Hamilton, George Russell e Mick Schumacher posano dietro la W14

Mercedes: la forza della stabilità

L’eventuale capacità di recupero della Mercedes è il primo grande banco di prova per una squadra di grandi proporzioni che vuole riaffermare il suo imperio nonostante le regole tecniche particolarmente incatenanti, il cost cap e la limitazione dei test aerodinamici.

Mercedes, per evitare di essere la Ferrari, quella dei lunghi digiuni, vuole evitare un errore reiterato in quel Maranello: ricorrere a continui cambi al vertice. Sterzate gestionali e repentine virate nei riferimenti tecnici. Brackley, e questo lo ha dimostrato nel succedersi delle stagioni, tende invece a far quadrato e a lavorare su ciò che ha in grembo mettendolo nelle condizioni di operare al meglio.

Solo così Toto Wolff e i suoi potranno provare a garantirsi un futuro luminoso. Perché, e questa è la più grande evidenza, Mercedes non è Ferrari. Né potrà diveltarlo, in ogni senso. La Scuderia possiede quell’incrollabile capacità di risorgere sempre e di restare ancorata al mito anche dopo anni bui. E questa peculiarità, forse, non potrà essere sviluppata da nessun altro team. Questo è ciò che fa di un marchio una leggenda. Questo è ciò che distinguerà sempre la Rossa dagli altri.

In conclusione: Ferrari può permettersi lunghi digiuni che non ne scalfiscono la patina mitica; Mercedes no. Così come Red Bull. Parliamo di realtà che vivono di vittorie, che si nutrono di trionfi, che devono necessariamente essere bulimiche per sopravvivere. Se AMG ripeterà le lunga assenza del Cavallino Rampante – che evidentemente ha spalle ben più salde – dal grandino più alto del podio la sua permanenza nel Circus non avrebbe senso. Ecco perché gli uomini in nero vogliono, anzi devono, ritornare a marcare il territorio.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG F1

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