Alpine Renault ha mostrato finalmente le sinuose forme della A523, il bolide del riscatto. Soluzioni tecniche interessanti sulla vettura che mirano ad un solo obbiettivo: arrivare più in alto possibile. Si perché, nonostante la scuderia transalpino abbia concluso la stagione scorsa al quarto posto nella classifica costruttori, dal punto di vista della pura performance non è stata mai in grado di competere con i top team.
In tal senso i risultati sono stati inferiori rispetto alla stagione 2021, anno in cui aveva colto l’inaspettata vittoria in Ungheria con Esteban Ocon e il meritato piazzamento a podio di Fernando Alonso in Qatar. Il mondiale 2022 è stato certamente compromesso dai numerosi guasti tecnici occorsi alle power unit Renault. Scenario che ha ridimensionato le ambizioni della squadra in tanti weekend.
Il DNA Renault all’interno della massima categoria del motorsport è contraddistinto da trionfi legati a scelte innovative, accolte inizialmente con grande scetticismo. Dai motori turbo alla fine degli anni 70, passando per il frazionamento a 10 cilindri (divenuto uno standard per i motori aspirati), sino all’ideazione del richiamo pneumatico delle valvole.
La lungimiranza delle scelte tecniche ha fornito storicamente i risultati desiderati sul medio-lungo periodo. Senza dubbio, uno dei target definiti sin dalla fase di concept della power unit nella scorsa stagione era il recupero della performance rispetto ai competitor di riferimento: Honda e Mercedes.
Il sensibile gap dalla vetta ha richiesto un approccio dell’unità di potenza senza compromessi. Il diktat è stato chiaro sin dal principio: la performance prima di tutto, consapevoli che il raggiungimento di determinati target avrebbe potuto pregiudicare la longevità delle power unit.
Un rischio che gli ingegneri di Viry-Châtillon hanno dovuto accettare, consci di poter sanare la fragilità del propulsore durante l’inverno attraverso la deroga relativa all’affidabilità concessa dalla Federazione Internazionale.
Il direttore esecutivo della divisione motori Renault, Bruno Famin, ha indicato macroscopicamente le modifiche apportate alla power unit francese: “il nostro problema principale lo scorso anno è stata la pompa dell’acqua. Inoltre abbiamo sofferto altri grattacapi al sistema di lubrificazione.“
Senza la scure del freeze in merito agli elementi delle unità turbo ibride e a quella del budget cap, con tutta probabilità, la risoluzione delle suddette problematiche sarebbe arrivata senza troppi affanni nel corso della scorsa stagione.
Affidabilità power unit: requisito necessario per nuovi clienti
Da un certo punto di vista Renault subisce gli effetti negativi di non aver nessun team cliente, situazione analoga a quella di Honda nel periodo 2015/2018. Un’isolazionismo probabilmente non desiderato, determinato dalla scarsa appetibilità delle unità di potenza francesi dopo la traumatica separazione da Red Bull.
Ancor prima del ritorno economico, la possibilità di avere feedback dai clienti sarebbe stata di grande aiuto nell’individuazione e risoluzione delle problematiche, contesto tecnico che di fatto ha troppo spesso afflitto il propulsore transalpino durante il mondiale passato.
All’orizzonte sembra delinearsi la possibilità di fornire le power unit al team Andretti, come dichiarato dal Mario nell’intervista rilasciata in esclusiva alla nostra testata. Se l’affidabilità si attesta come prerequisito fondamentale per sedurre i team clienti, è altrettanto necessario che gli uomini di Enstone possano valutare il reale potenziale delle power unit su vesti aerodinamiche differenti.
Renault come Ferrari: risolti i problemi di affidabilità
Ripercorrendo le traversie Alpine nella campagna 2022, non si possono non associare alle medesime difficoltà vissute dalla Scuderia Ferrari. Le problematiche a carico dell’unità turbo ibrida di Maranello erano figlie di una estremizzazione di componenti critiche del propulsore, la cui risoluzione avrebbe richiesto tempi lunghi per di più con un budget illimitato.
Quelle menzionate dal responsabile dell’area power unit del team francese, invece, erano più che altro legate alla particolare collocazione della pompa dell’acqua all’interno della complessa architettura dell’unità di potenza.
Renault, senza troppi indugi, ha deciso di virare tutte le risorse sulla stagione che sta per prendere il via. Secondo le informazioni raccolte dalla nostra redazione, oltre alla risoluzione dei problemi, i motoristi francesi hanno potenziato l’endotermico racimolando un ulteriore mancata di cavalli e, al medesimo tempo, massimizzato il funzionamento del sistema ibrido nelle fasi di carica e scarica dei pacchi batteria.
La dinamica del mondiale 2022 di Alpine e Ferrari, almeno per quanto concerne le unità di potenza, è praticamente sovrapponibile. Così come le speranze in chiave 2023, dove le azioni di “remediation” sui propulsori, hanno come obbiettivo quello di sprigionare tutta la cavalleria a disposizione senza compromessi.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Nicolas Carpentier – @NicolasF1i