Aston Martin, una vettura davvero competitiva. Visto la prima gara, affermare il contrario sarebbe sciocco. La stagione 2023 è pronta a far tappa al Jeddah Corniche Circuit per il GP Arabia Saudita, seconda prova iridata. In Bahrain si è visto il dominio della Red Bull, con Max Verstappen vincitore davanti al compagno di squadra Sergio Perez.
Il podio è stato completato dalla AMR23 di Fernando Alonso che ha preceduto la Ferrari di Carlos Sainz e la Mercedes di Lewis Hamilton. Ritirato Charles Leclerc. La sorpresa nella prima tappa in Medio Oriente è stata sicuramente la “verdona”. Nell’ultimo stint di gara, dove lo spagnolo ha girato scevro da traffico, la numero 14 ha praticamente fotocopiato i tempi della RB19.
Un aspetto che si era intravisto nell’arco dei test prima e durante le simulazioni sul passo, poi confermato durante la corsa a Sakhir. Con le Pirelli a banda bianca, le hard, la Aston Martin AMR23 è stata l’unica vettura capace di eguagliare la marcia dell’attuale campione del mondo in carica.
Aston Martin: il parallelo tra Jeddah e Sakhir
La domanda sorge spontanea: al Jeddah Corniche Circuit la AMR23 potrà replicare le prestazioni del Bahrain? Per prima cosa bisogna analizzare le caratteristiche tecniche della pista saudita, tracciando un parallelo con quella medio orientale. Il tracciato che sorge nella capitale saudita è composto prevalentemente da curve veloci in appoggio, rapidi cambi direzione e lunghi rettifili. Solo tre curve lente, 1, 2 e 27.
Dunque, rispetto al Bahrain, ci sono molte meno zone a bassa velocità di percorrenza dove è richiesta molta trazione e grip meccanico al retrotreno, due aree dove la AMR23 ha fatto la differenza.
La vettura inglese aveva mostrato velocità anche nel settore centrale della pista di Sakhir, quello più tecnico e guidato con cambi di direzione e curve ad alta velocità di percorrenza, dove sono richiesti un avantreno reattivo, precisione di inserimento e grip laterale per far fronte alle forze imposte sugli pneumatici, settore che possiede pressoché le medesime caratteristiche base del T1 di Jeddah.
Chiaramente il fattore primario sarà dettato dal carico aerodinamico, fondamentale per massimizzare la performance in questa tipologie di curve, soprattutto se si tratta di una sequenza lunga quasi 32 secondi.
Aston Martin/Jeddah: incognita efficienza aerodinamica
L’incognita principale è rappresentata dal fatto che il Jeddah Corniche Circuit è un tracciato che al 72% si percorre con il pedale dell’acceleratore pigiato al massimo e conseguentemente richiede una spiccata efficienza aerodinamica. Per questo serve una monoposto in grado di generare tanta downforce nelle curve veloci, ma allo tempo stesso una bassa resistenza per ottimizzare la velocità di punta da oltre 325km/h.
Analizzando l’Aston Martin AMR22 della scorsa stagione di F1, l’efficienza aerodinamica era proprio uno degli aspetti tecnici che avevano portato la vettura a riscontrare le maggiori criticità su quelle tipologie dove era richiesta deportanza e basso drag. Tant’è vero che la vettura inglese era stata soggetta a svariate avversità su piste quali Jeddah, Melbourne, Miami, Silverstone, Spa Francorchamps e Monza.
Per questo motivo, da questo punto di vista, la pista araba rappresenta un prova del nove per comprendere se, effettivamente, la AMR23 potrà essere una vettura mediamente competitiva su differenti tipologie di tracciati o solamente sui circuiti dove è richiesto carico tanto carico. I tecnici britannici confidano di aver risolto, o quanto meno migliorato, il problema relativo all’efficienza aerodinamica sulla monoposto 2023, cruccio della AMR22.
Il costruttore inglese ha rivoluzionato per il 95% l’aerodinamica della AMR22 con una filosofia progettuale improntata su concetti completamente differenti. Un percorso iniziato nella seconda metà del passato mondiale, con gli sviluppi che hanno posto le basi per la vettura attuale attraverso grandi progressi dimostrati dai risultati in crescendo ottenuti da Sebastian Vettel.
La AMR23 ha un grande bilanciamento nelle in percorrenza di curva, sia dal punto di vista meccanico sia per quanto concerne la deportanza ed il carico aerodinamico generato. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: la vettura è molto performante nelle sezioni a bassa velocità di percorrenza, dove la precisione di inserimento sull’anteriore e la stabilità al retrotreno, dettato dal grip meccanico in fase di trazione, fanno tanta differenza.
Aston Martin/Jeddah: basso degrado come in Bahrain?
Per quanto concerne il tema pneumatici, in Arabia Saudita Pirelli porta le seguenti mescole: hard C2, medium C3 e soft C4. Si tratta di compound uno step più morbide rispetto a quelle viste nella tappa inaugurale. Il degrado, considerando la tipologia di circuito e l’abrasività dell’asfalto, dovrebbe essere più basso rispetto al Bahrain. Per di più, il focus sull’usura delle coperture si sposta dal retrotreno all’avantreno, essendo Jeddah una pista front limited.
Questo ulteriore aspetto tecnico rappresenta un banco di prova supplementare per l’Aston Martin. In Bahrain la vettura britannica ha denotato una straordinaria gestione delle gomme al posteriore, con assenza di overheating cosa di cui ad esempio ha sofferto la Ferrari. In Arabia Saudita, dove lo stress sull’asse anteriore sarà più alto per via delle caratteristiche tecniche, Alonso e Stroll sapranno gestire allo stesso modo il degrado dei compound?
F1-Autore: Dennis Ciracì–@dennycira
Foto: Aston Martin, Mercedes AMG F1