Aston Martin, la rivelazione del campionato. La stagione 2023 giunge al terzo appuntamento iridato, con il Circus che questo fine settimana farà tappa all’Albert Park Circuit. Le prime due uscite stagionali hanno visto la Red Bull ottenere pole position e doppietta in gara, con Max Verstappen e Sergio Perez che si sono alternati sul gradino più alto del podio.
Sia in Bahrain che in Arabia Saudita, il terzo posto lo ha conquistato Fernando Alonso. L’iberico ha chiuso alle spalle delle irraggiungibili vetture austriache. Oltre ai meriti indiscutibili dello spagnolo va sottolineato il progresso tecnico dell’Aston Martin, autentica scoperta delle battute inaugurali del mondiale in corso.
Aston Martin: efficienza aerodinamica da massimizzare
Dopo aver stupito tutti in Bahrain, la vettura britannica era chiamata a recitare un ruolo da protagonista anche in Arabia Saudita, su una tipologia di tracciato con caratteristiche tecniche differenti. Sakhir è una pista con lunghi rettifili ma con una sezione di curve medio veloci e a bassa velocità di percorrenza, dove contano carico aerodinamico, grip meccanico al retrotreno e stabilità in frenata. Jeddah, invece, è composta da lunghi rettifili, curve veloci in successione e rapidi cambi direzione con un ritmo da 254 km/h di media oraria sul giro.
Motivo per cui è l’efficienza aerodinamica si attesta come fattore tecnico prioritario per massimizzare la performance. Analizzando AMR22 ,l’efficienza aerodinamica era uno degli aspetti tecnici più critici laddove era richiesta deportanza e basso drag. Tant’è vero che la vettura inglese era stata soggetta a svariate avversità su piste come Jeddah, Melbourne, Miami, Silverstone, Spa Francorchamps e Monza.
Per questo motivo, da questo punto di vista, il Jeddah Corniche Circuit rappresentava la prima prova del nove per comprendere se effettivamente la AMR23 poteva essere una vettura mediamente competitiva in varie piste o, magari, solamente in circuiti dove il fattore predominante era il carico.
Aston Martin: Melbourne altro banco di prova
Con il nuovo layout introdotto nel 2022 che presenta curve a più alta velocità di percorrenza, anche la pista australiana di Melbourne rappresenterà un banco di prova cruciale. Si attende pertanto l’ulteriore conferma dell’effettivo potenziale della AMR23 in un circuito dove la downforce generata nei tratti guidati unita ad una bassa resistenza aerodinamica all’avanzamento sui rettifili farà la differenza.
Con la nuova configurazione aerodinamica, l’Albert Park Circuit ha più punti in comune col Jeddah Corniche Circuit rispetto a quelli che aveva la pista saudita aveva Sakhir. Melbourne presenta ben quattro rettifili da oltre 310 km/h ed è composto da curve veloci, ma anche da sezioni a bassa velocità di percorrenza, come detto.
In particolare, T1 e T2 richiedono l’efficienza aerodinamica come discriminate per ottenere riscontri cronometrici ottimali. L’ultimo settore rimane quello più tecnico dove la downforce e il grip meccanico rappresentano i fattori tecnici necessari a massimizzare le prestazioni sul giro secco e in gara in merito alle gestione gomme.
Analizzando i riscontri velocistici e cronometrici di Jeddah, tracciando un parallelo con la Red Bull RB19, si è denotato come l’Aston Martin AMR23, in qualifica, fosse addirittura più veloce nel primo settore, composto da curve veloci e rapidi cambi direzione dove viene valorizzata la deportanza ed il carico laterale. Mentre nell’ultimo tratto, la vettura inglese subiva un distacco di 331 millesimi con una velocità di punta di ben 10 km/h orari più bassa.
Motivo per cui, seppur complessivamente la “verdona” abbia dimostrato di essere competitiva in Arabia Saudita, in Australia si attendono conferme. A Jeddah il team aveva portato ben tre tipologie di alettoni posteriori, volti ad incrementare l’efficienza aerodinamica della vettura che, con ogni probabilità, verranno ripresentati anche per il terzo appuntamento iridato.
Aston Martin: dove la ARM23 può fare la differenza
Se in Arabia Saudita la monoposto britannica ha mostrato prevalentemente il proprio potenziale nel primo settore, in Australia la AMR23 potrebbe esaltarsi nel T3. L’ultimo tratto è infatti composto da un solo rettifilo, una chicane molto rapida, circa 249 km/h di percorrenza, e da curve medio/lente.
In questa porzione della pista, il grip meccanico generato dall’asse posteriore unitamente alla stabilità rappresentano parametri fondamentali soprattutto in ottica gara, dove il degrado è sempre una variabile molto importante, sia dal punto di vista strategico che prestazionale.
A Melbourne la Pirelli ha optato per la medesima specifica di pneumatici impiegata a Jeddah: hard C2, medium C3 e soft C4. Oltre alla configurazione aerodinamica, pertanto, sarà fondamentale l’assetto meccanico per trovare il corretto bilanciamento della monoposto. L’anno scorso Red Bull si trovò con una vettura un po’ troppo scarica aerodinamicamente e questo aspetto si era riflesso negativamente sul passo gara, con una costante presenza di sottosterzo in ingresso e sovrasterzo in uscita.
Così come avvenuto in Bahrain, anche in Australia l’amministrazione dei compound potrebbe fare la differenza. Ragion per cui l’Aston Martin è pronta ad essere nuovamente protagonista ai piani alti della graduatoria. Nella gestione del degrado, la AMR23 ha mostrato una curva d’usura lineare, frutto della downforce, del bilanciamento e di un retrotreno stabile in trazione che segue l’avantreno nelle differenti fasi di percorrenza.
Aston Martin mira a mantenere il ruolo di seconda forza, mantenendo alle spalle scuderie ben più blasonate come Ferrari e Mercedes. Resta da capire se ci saranno dei miglioramenti in qualifica per non dover poi rimontare, per proseguire lo straordinario momento di forma in questo avvio di mondiale edizione 2023.
Autore: Dennis Ciracì – @dennycira
Foto: Aston Martin