giovedì, Novembre 14, 2024

Domenicali, ovvero come dissimulare i problemi della F1

Quando ripeti troppe volte un concetto, non è mica detto che sia vero. Anzi a taluni, e io appartengo a costoro, una vocina dentro comincia a dire che forse è vero il contrario. Oltre a ripetere sino allo sfinimento quanto sia bella questa F1 (e a lui forse piace davvero questo sconclusionato accrocchio di norme cervellotiche) e quanti soldi le girino attorno (miliardi che manco l’ingegner Cane di “mai dire gol”), e a ripeterci che c’è vita oltre la Ferrari, cosa ha fatto di meritorio il curiale megadirettore-laterale-don-Menicali?

E’ una domanda che spesso mi assilla e a cui non riesco a trovare, ma sarà un mio limite, una risposta. D’altronde, capita a tutti di avere delle idiosincrasie, inutile girarci attorno. E io, francamente, non ho mai capito quali meriti o glorie abbia Stefano da Imola, classe 1965.

Faccia da bravo ragazzo, sicuramente ottimo esecutore di ordini altrui, grande secchione (gli americani direbbero “nerd” e per il sottoscritto è un pregio) zelante amministratore immagino. E poi? Bè il suo curriculum di partenza è interessante. Laureato in Economia e Commercio, nel 1991 entra in Ferrari, ramo amministrativo. Poi l’ibridazione con il mondo delle gare e la sua non irresistibile ascesa ai vertici della GeS.

Domenicali
Stefano Domenicali in veste di team principal della Ferrari

Di lui ricordo un team principal non particolarmente brillante o fortunato, e l’inizio del declino post Schumacher sino alle cocenti sconfitte con Alonso e le sue dimissioni (va dato atto che almeno le diede, fatto straordinario nel Bel Paese) nel 2014. Per inciso, quell’infausto anno, uno dei peggiori di sempre nella storia della Scuderia di Maranello.

Successivamente il nostro è andato a svernare a Sant’Agata Bolognese, dove pare abbia davvero fatto un ottimo lavoro, prima del gran ritorno in pompa magna addirittura a capo della F1 (ad essere esatti il suo ruolo è presidente e amministratore delegato del Formula One Group, che detiene i diritti televisivi della F1).

Sarà pur vero che i soldi non puzzano. Anche quando “profumano” di petrolio. Ma anche lì, se la proprietà non accenna mai ai diritti vietati o compressi in molte realtà dove corre normalmente la F1, un problema esiste. E non possiamo semplicemente pensare che fiumi di denaro drenino sempre e comunque l’etica. O che quest’ultima valga solo se si corre nel decadente Occidente, ma un poco meno se si va in Oriente e in tutte le sue declinazioni.

A questo punto, io preferisco Bernie, che ti dice chiaro e tondo che la F1 va dove ci sono i soldi. Ma tornando al nostro, di recente ha dichiarato ad Autosprint che, in sostanza, le fortune della F1 non dipendono dalla Ferrari. Non so se sia vero e può essere che sia così. Ma ecco, mi sarei aspettato un’analisi un filino più approfondita.


Domenicali e l’atteggiamento cerchiobottista

Il fatto è che il patron della massima categoria sembra sempre un funambolo, con un’asta d’oro zecchino fra le braccia e i piedi sulla corda, in equilibrio fra dichiarazioni che non devono scontentare nessuno, buone per tutte le occasioni/stagioni e impossibili da criticare.

Se ci fosse ancora la democrazia cristiana, il nostro ci farebbe un figurone. Qualcuno lo ascriverebbe alla corrente prodiana. Vale a dire, categoria: “gronda bontà da tutti gli artigli” (cit). Certo, ci piace avere due Gran Premi in casa. E ci sarà sicuramente il zampino di Domenicali, chi lo nega… E se molti sono contenti di lui, ci sarà pure del vero. Come sempre si tratta di prospettive.

Poi però non conta solo quello che dici, ma anche quello che taci.
E in questi anni, fra missili e Covid e asse della F1 sempre più mediorientale, di silenzi ne abbiamo ascoltati tanti. Oppure abbiamo sentito proclami che fanno fare bella figura ma che alla fine vengono disattesi senza problemi.

Domenicali
Meccanici Ferrari sistemano le termocoperte intorno agli pneumatici Pirelli 2022

Ora va di moda l’ambientalismo. E allora per risparmiare nella produzione di anidride carbonica si vogliono eliminare le termocoperte. E poi si aumentano a dismisura i gran premi. Ora, poiché non mi risulta che sia stato inventato il teletrasporto, non è che monoposto, uomini e mezzi si muovano da soli.

E non basta la faccia da ecumenico parroco di Liberty Media a farci dimenticare tutte le incredibili ipocrisie che circondano questo mondo di plastica cromata. In fondo, flebile ma ben presente, la mia vocina cinica, continua a dirmi: “Cosa abbiamo fatto per meritarci questa F1?”


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Formula Uno

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