L’ambizioso obiettivo della FIA e di Liberty Media, quindi della F1, di eliminare le emissioni di Co2 dalle principali categorie a ruote scoperte è in continua evoluzione. A partire da questa stagione in Formula 2 e Formula 3 è stato imposto l’utilizzo di carburante sostenibile per il 55%. Una misura che ha creato non pochi problemi di affidabilità ai propulsori Mecachrome, fornitore unico per le due classi. Nelle intenzioni della Federazione Internazionale e della Formula 1, l’obiettivo è quello di minimizzare la review delle architetture delle unità di potenza in relazione al nuovo tipo di combustile.
Il quadro normativo delle unità di potenza 2026 impone già interventi invasivi rispetto alle attuali motorizzazioni, con una ripartizione similare della potenza erogate dalla componente a combustione interna e quella elettrica. I costruttori delle power unit ritengono indispensabile che ai fornitori di combustile di prossima generazione venga affidata la responsabilità di realizzare un prodotto che soddisfi gli obiettivi di affidabilità ma il cui impiego sia trasparente per i futuri propulsori. Avere un carburante a zero impatto che riproduca in maniera più prossima le specifiche degli attuali carburanti. Una delle caratteristiche primarie dei combustibili è la quantità di energia sviluppata.
Dallo scorso anno la Formula 1 ha introdotto il carburante E10 che è costituito per il 10% da etanolo. L’etanolo ha una densità di energia minore rispetto alla benzina (34,6MJ, contro 33,72MJ, nda). A parità di quantità di carburante, quindi, contiene meno energia, nonostante fornisca alcuni vantaggi. L’etanolo garantisce un migliore raffreddamento della camera di combustione in quanto è molto volatile e tende pertanto ad evaporare facilmente abbassando sensibilmente le temperature di esercizio del motore a combustione interna.
La riduzione della temperatura consente di utilizzare un sistema di raffreddamento più compatto a tutto vantaggio della aerodinamica della monoposto. Tuttavia, la perdita di quantità energia sviluppata difficilmente può essere bilanciata dai vantaggi di un carburante completamente sostenibile. Per pareggiare quantità di energia fornita dalle attuali benzine servirebbe un quantitativo maggiore di carburante sostenibile. Una idiosincrasia che la F1 non può perseguire.
F1. L’esperienza Aramco/Mecachrome fornirà un vantaggio competitivo a Mercedes e Renault?
Aramco, la compagnia di stato dell’Arabia Saudita, è diventato sponsor globale della Formula 1 nel 2020. Non un semplice accordo di sponsorizzazione ma una partnership tecnologica. I colossi della finanza saudita da anni stanno investendo ingenti capitali nel mondo dello sport per rilanciare la propria immagine a livello internazionale. La F1 ha scelto Aramco per accelerare la ricerca sui carburanti sostenibili e per migliorare l’efficienza dei motori termici.
Il colosso petrolifero sta lavorando allo sviluppo di carburanti a basse emissioni di carbonio che mirano a superare gli standard della FIA come tecnologia “drop-in”, per essere utilizzati in futuro sulle vetture stradali, contribuendo a ridurre le emissioni globali dei trasporti.
Peccato che il colosso petrolifero sia fortemente coinvolto tecnologicamente attraverso la fornitura dei propri combustibili al team Aston Martin motorizzato Mercedes che potrebbe beneficiare sul lungo periodo della ricerca che la compagnia nazionale saudita sta conducendo sui combustibili di prossima generazione. Anche i feedback di Mecachrome potrebbero essere molto importanti per Renault.
Il gruppo francese Mecachrome, specializzato nella meccanica di precisione, ed Alpine Racing, nel 2021 hanno siglato una partnership per la produzione dei principali componenti e per il montaggio dei motori V6. Questo accordo quadriennale consentirà a Mecachrome di mantenere un buon livello di attività nel motorsport e ad Alpine Racing di continuare a far leva su un partner di lunga data.
Il contratto consiste in una serie di prestazioni che, tra l’altro, prevedono un’isola dedicata, resa disponibile da Mecachrome, per lo sviluppo e la lavorazione di testate, carter dei cilindri, carter di distribuzione e carter delle testate nonché per le operazioni di assemblaggio dei motori da gara per il Campionato Mondiale FIA di Formula 1.
Gli altri fornitori di carburanti (Castrol, Mobil, Petronas e Shell, nda) sono stati coinvolti nella sperimentazione solo recentemente. Un ritardo nell’accrescimento del know-how delle altre compagnie petrolifere che potrebbe danneggiare i propri clienti a partire dalla stagione 2026, anno in cui le power unit dovranno utilizzare benzine sostenibili al 100%.
F1. Formula 2 e Formula 3 osservate speciali
La possibilità di testare in pista la compatibilità degli attuali propulsori di Formula 2 e Formula 3 con carburanti sostenibili per il 55% rappresenta un test importante almeno quanto le prove al banco. Nonostante l’intrinseca inaffidabilità dei propulsori Mecachrome emersa già nella scorsa stagione, Aramco potrà analizzare una ingente mole di dati acquisiti in pista in qualità di partner esclusivo di tutti i team delle categorie propedeutiche.
La Formula 2 impiega motori Mecachrome V6 turbocompressi da 3.4 litri, una cilindrata più che doppia rispetto agli 1.6 litri dei propulsori di Formula 1, i quali però godono dell’ausilio del sistema ibrido. Al netto della sensibile difformità tecnologica, lo studio della resa delle benzine sulla componente endotermica sarà fondamentale lo sviluppo dei carburanti in chiave 2026.
Autore e infografiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Aramco