Il secondo round di F1 a Jeddah ha fatto da prova del nove per quanto riguarda il livello di comprensione degli equilibri tra le forze in campo in questo avvio di stagione 2023. Qualora fosse rimasto qualche dubbio dopo la tappa del Bahrain, il risultato della gara in Arabia Saudita ha infatti avuto la funzione di conferma definitiva di quanto ipotizzato due settimane fa.
Il dominio Red Bull in questa prima fase di stagione è netto, con la scuderia di Milton Keynes che mai prima d’ora aveva iniziato una stagione di F1 con due doppiette consecutive. La superiorità del mezzo sembra schiacciante, laddove non soltanto Verstappen ma anche Perez riesce con costanza a surclassare gli avversari pur sembrando in totale controllo, ottenendo in agilità l’obiettivo minimo del secondo posto in ogni situazione.
Il passo gara imposto dalle due vetture dei “bibitari”, esposto a parità di condizioni nella seconda metà del Gran Premio di Arabia Saudita (dopo la Safety Car, con gomme dure nuove più o meno per tutti) è stato implacabile: il vantaggio di Perez e Verstappen sul diretto inseguitore Alonso (che a sua volta stava spingendo per aprire un gap con le due Mercedes) era infatti di oltre un secondo al giro, il che non rappresenta un distacco umanamente recuperabile in tempi brevi senza cambiamenti regolamentari imprevisti (come ad esempio una qualche direttiva tecnica emanata d’urgenza per motivi di sciurezza).
Appare dunque chiaro che il mondiale di F1 sia attualmente a senso unico e che, come prospettato da Russell dopo la gara di Sakhir, ci sia il rischio concreto di trovarsi davanti ad un mondiale in stile 2002 o 2004, in cui il team austriaco potrebbe portarsi a casa tutte le vittorie di tappa.
A questo punto credo siano due i temi principali di attenzione, ben prima della crisi tecnica Ferrari e Mercedes, o dell’incredibile evoluzione di Aston Martin: mi riferisco infatti alla gestione di Liberty Media ed alle prospettive di Perez.
La F1 si aggrappa a Perez
Per quanto riguarda il primo punto, c’è infatti da sottolineare gli enormi sforzi fatti dalla proprietà americana nel ridare smalto alla massima categoria motoristica, portandola come popolarità globale su livelli mai visti prima, grazie soprattutto alla serie Drive to Survive ed agli incredibili esiti della stagione 2021.
Temo però che mantenere un pubblico del genere con un campionato a senso unico sia un lavoro titanico, una sfida che neanche Netflix potrà fronteggiare adeguatamente senza una qualche inversione di tendenza. Non credo che gli effetti dei limiti sulla galleria del vento post-sentenza budget cap siano sufficienti a ridimensionare quanto basta la Red Bull da renderla facilmente battibile entro fine anno.
Chi muove i fili dei burattini dovrà dunque trovare la giusta quadra per garantire la regolarità sportiva della competizione, ma al contempo trovare una soluzione per rendere comunque appetibile un campionato del genere, che dopo due sole gare sembra aver già scritti nella pietra i nomi dei vincitori di entrambi i titoli.
Su questo punto potrebbe venire inaspettatamente d’aiuto la figura di Sergio Perez: il messicano ha avuto infatti il miglior inizio di campionato della sua carriera e può sognare in grande per la stagione in corso. Sia chiaro, il messicano non ha alcuna chance concreta di battere il compagno di squadra, per un milione di punti di vista che vanno dalla questione puramente velocistica a quella di preferenze all’interno del team.
Eppure la prospettiva di esasperare una lotta interna, in stile Hamilton/Rosberg, potrebbe essere l’unica soluzione per provare a dare un senso alla lotta titolata almeno in termini di pura comunicazione. E deve essere proprio il Rosberg del 2016 il riferimento di Checo: con un pizzico di fortuna in termini di problemi di affidabilità a sfavore del compagno di squadra, Perez potrebbe infatti trovarsi davvero nella condizione di guadagnare punti iridati per tenere la lotta aperta il più possibile, almeno a livello aritmetico.
E chissà che dall’alto non possa arrivare qualche aiutino in tal senso, se non si dovesse trovare una soluzione più ampia per aiutare gli altri top team a chiudere il gap verso una corazzata apparentemente invincibile. La battaglia di nervi a suon di giri veloci in gara è già iniziata, per ora sembra il meglio che possiamo chiedere a questo convento.
Con buona pace di chi continua a credere che i monomarca in stile americano (quello vero, della Indycar, non la Formula 1 in salsa Liberty Media) siano una sorta di lotteria e che invece la battaglia tecnica della F1 sia a prescindere la massima espressione del motorsport in pista.
Autore: Marco Santini – @marcosantini91
Immagini: Aston Martin