Disastro Ferrari. Una parola forte in relazione alle aspettative. Si perché nessuno all’interno del team aveva previsto problemi tecnici. Tanto meno un degrado così ampio. Sotto questo secondo aspetto, da quello che abbiamo capito, il passo gara in se della rossa non era così tremendo. Di certo non ai livelli stratosferici della Red Bull, parrebbe comunque migliore di quello sciorinato.
La conferma su questo aspetto arriva direttamente dagli on board, strumento fattuale che non mente, con i piloti della rossa che in radio, a più riprese, hanno fatto notare un chiaro fatto: la vettura potrebbe andare più forte, ma così facendo le gomme si “distruggerebbero”.
Se da un lato tale constatazione deprime, sportivamente parlando ovviamente, dall’altro sottolinea come il potenziale dell’auto relativo al passo gara potrebbe essere superiore. Lo stesso Carlos Sainz corrobora la tesi nel dopo gara in quanto, come avevamo scritto nelle analisi in sella alla rossa dei scorsi giorni, l’overheating al retrotreno limita fortemente le prestazioni della SF-23.
Uno scenario deludente di non facile interpretazione. Non si tratta solo di carico infatti, visto che l’assetto con più downforce, come abbiamo potuto osservare tramite le varie prove comparative, aveva prodotto la medesima risultante. Ne tantomeno di sola messa a punto erronea da parte di tecnici e piloti.
Sebbene in parte sia prematuro congetturare in tal senso, considerando l’impostazione “rear limited” del tracciato si Sakhir, lo schema sospensivo dell’auto modenese potrebbe avere come caratteristica intrinseca proprio questo fattore: favorire il surriscaldamento del posteriore, creare scivolamento e di conseguenza, un degrado anomalo delle mescole.
Senza dubbio l’ipotesi attende conferme e al momento certezze non esistono. Tuttavia l’allarme lanciato dai protagonisti non mente. Sotto questo aspetto resta tanto lavoro perché come ha ribadito uno sconsolato Leclerc, in certi momenti della gara, la RB19 rifilava 1 secondo al giro alla rossa. Un contesto da altra categoria.
Ferrari SF-23: power unit in fumo
C’è poi un secondo argomento che merita una menzione particolare. Parliamo dell’affidabilità meccanica, cruccio della Ferrari F1-75. La nuova unità motrice della rossa è molto potente ma allo stesso tempo molto fragile, a quanto pare. L’incubo è tornato? La verifica sul problema sofferto da Charles ci darà qualche dato in più sul quale ragionare.
Nel mentre resta il fatto che perdere potenza alla prima gara del mondiale, quando la clausola sull’affidabilità della federazione internazionale ha concesso un completo restyling per evitare scenari del genere, un poco perplessi ci lascia.
L’aspetto particolare, in questo senso, riguarda le zero avvisaglie di poter soffrire problemi del genere. Tante ore al banco prova, la tre giorni di test, prove libere e qualifiche in nonchalance per la PU italiana. E poi, proprio sul più bello, un cedimento inaspettato quando, al meno dal lato propulsivo, le performance ottenute erano davvero ottime in questo avvio di campionato.
Un motore di Formula Uno, soprattutto al giorno d’oggi visto la complicatezza della meccanica integrata all’elettronica, può arrendersi per qualsivoglia dettaglio. E non è affatto detto che l’intoppo occorso quest’oggi sulla numero 16 sia legato ad una condizione progettuale. O per lo meno così si spera, valutando il recente passato.
Ferrari: piloti e team principal
In ultima istanza due parole su piloti, Vasseur e Binotto. Charles ha messo giù un week end perfetto. Non ha sbagliato nulla. Non avremo mai la controprova, ma la possibilità di portare a casa il podio a discapito del ritorno competitivo di Fernando durante l’ultimo terzo di gara c’era eccome.
L’handling del monegasco è stato davvero super. Sotto stretta indicazione del suo ingegnere di pista, il vituperato Xavi Marcos, ha saputo gestire ogni singola curva alla grande. Andando ben oltre gli evidenti limiti attuali di una vettura che ancora non mostra un’identità precisa. Ancora una volta chapeau per il vero, e al momento unico, punto di forza della storica Scuderia Ferrari.
Per quanto concerne Sainz le difficoltà emerse derivano dal suo adattamento alla vettura. Lo spagnolo non porta in dote la capacità del compagno di mettere il culo su una monoposto e spremerla di immediato. Tuttavia, come abbiamo sottolineato attraverso uno scritto dedicato, l’iberico offre doti analitiche molto importanti che nell’arco della stagione faranno senz’altro comodo.
Ultimo punto sulla questione team principal. Riferendosi esclusivamente al rendimento dell’auto modenese, l’incidenza del tecnico di Draveil è pressoché pari allo zero. Una vettura ereditata dalla vecchia direzione tecnica sulla quale Frederic non possiede nemmeno l’1% per cento di paternità. Quindi perché criticarlo oggi? (Ne ho lette a centinaia sui social)
Per contro si parla molto di Binotto in queste ultime ore. Della vettura ereditata dal suo “nefasto” mandato. Sebbene sia certo che la SF-23 nasca sotto la guida tecnica dell’ingegnere di origine svizzera, continuare a parlare di lui come artefice dell’ennesimo flop, per quanto in parte possa essere vero, appare alquanto triste e francamente inutile. Il passato, come dice la parola stessa, non è più attuale. É superato. Non serve più.
Piuttosto, magari per dare una nota di colore a questo scritto e strappare un sorriso, concludiamo con un pensiero strisciante: chissà se Mattia, davanti alla TV, nelle vesti da tifoso come lui stesso ha ricordato qualche giorno fa, avrà sofferto per i misfatti odierni o in qualche modo si sarà sentito sollevato per non dover giustificare l’ennesima prova incolore del Cavallino Rampante.
Autore: Alessandro Arcari –@berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari
Lasciate ogni speranza a voi che entrate…..
Troppo difficile dire ”surriscaldamento ” ?