La Ferrari targata Vasseur ha mosso i primi passi sulla modifica relativa all’assetto organizzativo. Lo ha fatto ancor prima di individuare il setup ideale per la SF-23. La nomina di Ravin Jain a capo delle strategie del Cavallino Rampante, primo provvedimento per “cancellare” la linea dei fedelissimi plasmata negli anni da Mattia Binotto.
La stabilità nella massima categoria del motorsport è un valore che ha una data di scadenza, specie se i target fissati vengono disattesi. Mentre Red Bull non ha fatto registrare variazioni nei ruoli apicali della team, altri squadre hanno cercato di “sanare” le proprie mancanze nel segno della discontinuità sulle posizioni di rilievo.
La Scuderia Ferrari ha optato per il cambiamento, attraverso la scelta di un team principal esterno alla galassia di Maranello, avendo contezza che il mandato dell’ingegnere di origine svizzera era esaurito al pari di una monoposto arrivata al termine dello sviluppo.
Se i reiterati limiti evidenziati dalla storica scuderia modenese nel corso della gestione Binotto sono all’origine della sua “defenestrazione”, si deve tener conto che il 95% delle risorse umane e la totalità delle infrastrutture tecnologiche saranno i principali asset su cui l’ingegnere francese dovrà costruire le vittorie del futuro.
In tale contesto, la strada più efficace per massimizzare il potenziale umano e tecnologico è la review dei processi all’interno della gestione sportiva. Vasseur, grazie alle sue precedenti esperienze, porta in dote metodologie e processi decisionali consoni ad organizzazioni sensibilmente più snelle e funzionali rispetto a quella adottata ultimamente dal Cavallino Rampante.
Qualsiasi modifica applicata a un modello complesso può garantire benefici effetti e altrettante debolezze. In una recente dichiarazione, il dirigente di Draveil ha specificato i motivi dell’avvicendamento Rueda/Jain. Lo scopo primario riguarda il flusso di comunicazione che dev’essere più diretto, necessario per reagire correttamente in tempi brevissimi nelle situazioni delicate.
Secondo le informazioni raccolte dalla redazione di Formula Uno Analisi Tecnica, il protocollo operativo ha subito diverse modifiche per evitare a monte i problemi. Alla base degli errori, infatti, c’era la mancata lettura del contesto che in automatico portava a realizzare la scelta sbagliata. Un provvedimento per “semplificare” il processo decisionale minimizzando gli sbagli.
Un metodologia dinamica che, con il supporto degli algoritmi creati tramite l’intelligenza artificiale, fornirà gli strumenti adatti alla race strategy per forgiare gestire gli aspetti cognitivi ed emozionali. Un’organizzazione denominata “crystal clear”: flessibile, collaborativa e agile per sfruttare le elevate competenze interne.
Ferrari: Cardile e Sanchez al centro del progetto
Il navigato team principal della rossa è consapevole che il suo background potrà supportarlo nella trasformazione di processi/metodologie, in un settore in cui le scelte tecniche e operative richiedono tempi estremamente ridotti.
Tuttavia le scuderie top possiedono organici praticamente simili nei numeri e Vasseur dovrà gestire, per la prima volta nella sua carriera, una struttura piramidale molto profonda. Basti pensare che lo staff della Scuderia Ferrari conta il triplo delle risorse umane impiegate rispetto alla Sauber.
La delega sugli aspetti tecnici a Enrico Cardile, DT “in pectore”, è un passo fondamentale verso la suddivisione di ruoli responsabilità. Senario che consentirà al transalpino di svolgere le classiche mansioni di un team principal.
Al pari di Jain, Cardile è stato un enfant prodige dal punto di vista professionale. 47 anni, nato ad Arezzo, è in Ferrari dal 2005, quando venne assunto dopo soli 3 anni dalla laurea in ingegneria aerospaziale. Non è ancora dato sapere se all’aretino sarà affidata esclusivamente la conduzione tecnica del team o dovrà parallelamente continuare a sovraintendere la così detta “chassis area”.
Nella logica della semplificazione, l’accentramento di più responsabilità nella medesima figura professionale non è quella che i britannici chiamano una “best practice“. Pertanto, è molto probabile che quando Cardile sarà promosso direttore tecnico alla luce del sole, la responsabilità dell’area telaio sarà affidata a David Sanchez.
Dal punto di vista meramente organizzativo, per la Ferrari, un sostanziale passo indietro al ritorno nell’era pre Binotto: un passato in cui l’importantissima figura del direttore tecnico era proprio ricoperta dal manager di Losanna con risultati non certo eccellenti.
Ferrari: ritorno al futuro con l’era Montezemolo
Correva l’anno 2014, uno dei più infausti per la Scuderia Ferrari. Montezemolo chiese un’immediata revisione per snellire le procedure interne, comprimendo le fasi intermedie e gli aspetti di natura burocratica, al fine di garantire maggiore flessibilità e processi decisionali sempre più efficaci.
Entrando nel concreto venne stabilito un numero massimo di destinatari per le mail operative. Fino a quel momento le comunicazioni venivano mandate in copia a decine di tecnici, ingegneri e capi di settore generando un’entropia che rallentava l’avvio delle procedure operative.
Da un certo momento in poi, pertanto, all’interno della Ferrari fu stabilito che non più di tre account potevano essere messi in copia conoscenza. L’obbiettivo mirava a ridurre drasticamente i tempi necessari per accordare i giudizi corretti sulle scelte da prendere.
Impedimento alla chiarezza che per qualche ragione era stato riesumato e sino a poche settimane fa era ancora presente in GES. Circostanza eliminata con un colpo di spugna netto da Vasseur per “normalizzare” i processi e mettersi al passo con l’agguerrita concorrenza di Red Bull e Mercedes.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari