Frédéric Vasseur, a dicembre, ha accettato la proposta offertagli da Benedetto Vigna e da John Elkann. Sul piatto c’era la possibilità di diventare il numero uno della gestione sportiva del team Ferrari. Una sfida affascinante e al contempo ricca di pericoli. L’ex dirigente della Sauber sapeva di avere davanti un lavoro enorme da fare, ma probabilmente non immaginava che le cose fossero così ardue. Anche quelle più piccole, come ad esempio comunicare con l’esterno. O tenere certe notizie tra le mura amiche che tali, ogni tanto, non si rivelano.
La scuderia del Cavallino Rampante è la cosa più mediaticamente esposta che vi sia in Italia quando si parla di motorsport. Gli occhi di tutti sono puntati su Via Abetone. Molti hanno dei consigli da dare, troppi offrono soluzioni magiche per risolvere atavici problemi che fanno sì che il mondiale piloti manchi dal lontanissimo 2007 e quello costruttori dal 2008. Ere geologiche nella massima categoria dell’automobilismo.
Ferrari: necessaria ristrutturazione dopo il 2022 delle grandi illusioni
Il lungo digiuno è una sorta di onta che gli esponenti della storica scuderia italiana vogliono superare al più presto. Il 2022 è stato l’anno delle grandi illusioni: la F1-75 è stata una vettura che, partita a palla di cannone mostrandosi immediatamente il punto di riferimento della categoria, si è lentamente ed inesorabilmente accartocciata su se stessa. E con essa squadra e piloti. Una serie di problematiche relative alla power unit, ad un piano di sviluppi bloccato, a strategie fallimentari e, non ultimo, alla rimonta veemente della Red Bull che era partita in deficit, hanno rotto le uova nel paniere della Ferrari. Da lì un effetto cascata inarrestabile.
Mattia Binotto, il vecchio team principal che ora si sta “godendo” un anno di gardening in attesa di una nuova allocazione, aveva puntato tutte le fiches rosse sulla stagione delle nuove regole tecniche. Dopo il Power Unit Gate scoppiato sul finire del 2019, le sofferenze del 2020 e la rinascita del 2021, il 2022 doveva essere l’anno buono, quello della vittoria del mondiale. La dirigenza Elkann-Vigna aveva sposato questa visione e aveva dato mandato all’ingegnere di Losanna di organizzare la squadra in modo tale da raggiungere quell’obiettivo.
Il non conseguimento di quel target ha determinato il commiato dell’occhialuto tecnico reggiano che ha lasciato la Ferrari dopo ventotto anni di fedele servizio. Ufficialmente si è trattato di dimissioni; più probabilmente parliamo di un accordo tra le parti. Un’intesa informale resasi necessaria per non farsi reciprocamente del male perdendo pubblicamente la faccia.
Vasseur, appena preso possesso degli uffici in quel di Maranello, ha avviato la sua ristrutturazione. I primi due uomini a mollare il rosso sono stati Gino Rosato e Jonathan Giacobazzi. L’addio era apparentemente già impostato quando operava la vecchia amministrazione. Subito dopo, in ogni caso, è stato il turno di Inaki Rueda, che non è stato allontanato, bensì riallocato nel remote garage casalingo. Il quarto passo formale della rivoluzione Vasseur ha toccato David Sanchez, aerodinamico di riferimento del progetto SF-23.
Ferrari: voci incontrollate che minano la serenità del team
Anche in questo caso parliamo di un accordo già delineato in precedenza. Sanchez, difatti, aveva previamente manifestato la sua volontà di passare in McLaren per ritornare alle sue origini lavorative. Chiaramente tutto questo quadro che dall’esterno appare indefinito ha alimentato l’idea che in Ferrari fosse in corso un riassetto incontrollato; che si andasse più a tentoni che in forza di un programma operativo ben preciso.
Da qui le voci di un commiato imminente da parte di Enrico Gualtieri, responsabile delle power unit. E qualcuno ha parlato addirittura anche di Enrico Cardile, il responsabile del telaio. Voci, queste, che Vasseur si è trovato a dover smentire pubblicamente perché si erano fatte troppo grosse ed insistenti. Ingestibili in una sola parola.
E con questo veniamo al punto nodale di questo scritto. Tra le tante cose che il dirigente di Draveil dovrà curarsi di riassettare c’è proprio la sfera comunicativa. O, più che altro, dovrà capire laddove certe notizie sfuggono dalla scuderia per metterci un freno creando la necessaria “insonorizzazione”.
La riallocazione del reparto strategico, l’abbandono di Rosato, di Giacobazzi e di Sanchez sono state anticipate da indiscrezioni giornalistiche. Così come lo stesso addio di Mattia Binotto fu preceduto dalle notizie trapelate dai giornali. Ma anche lo stesso ingaggio di Vasseur fu ratificato con largo anticipo dalla stampa specializzata in un momento delicato per la Ferrari. Segno che probabilmente, a più livelli, dalla pancia del team, esiste una vera e propria problematica relativa alla fuga di notizie.
Chiaramente questo stato di cose non può determinare il successo o l’insuccesso di un team. Ma sicuramente va a condizionare la maniera in cui si imposta il lavoro. In questa fase Vasseur – sembra un paradosso – sta quasi spendendo più tempo a difendersi da accuse campate in aria e a spiegare dinamiche inesistenti piuttosto che provvedere al riassetto interno necessario del team di Maranello.
Proprio ieri l’ex Sauber ha dovuto pubblicamente affermare che Laurent Mekies non è in procinto di lasciare la Ferrari. E ha dovuto farlo non per svelare chissà quali piani interni, ma proprio per rasserenare gli animi e per dare al pubblico l’idea che nella scuderia italiana non si stia navigando nella nebbia, ma si sta operando in forza di un programma ben preciso.
E chiaro che il processo che è stato avviato il 9 gennaio non può essere di breve durata. La nuova Ferrari, quella chiamata a battere Red Bull e a vincere i mondiali, ha bisogno di tempo per essere riorganizzata e per essere presentata in pista come una realtà credibile, solida ed efficiente. Lo stesso Jean Todt, lo abbiamo detto più di una volta essere il modello di riferimento di Vasseur, ha impiegato diverse stagioni per creare quella struttura perfetta che è diventata vanto per il Cavallino Rampante.
Vasseur, quindi, deve cercare di isolarsi da tutto questo chiacchiericcio e dal clamore mediatico che da sempre contorna il mondo ferrarista. Solo in questo modo sarà possibile operare al meglio e fare tutti quei passi in cui è necessario prodursi per riconsegnare lo storico marchio alla Formula Uno in piena e totale efficienza organizzativa.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari