Sembra una contraddizione, una stortura logica, ma correre in difesa, purtroppo, è ciò che la Ferrari è obbligata a fare in questo momento. Sì, si tratta di un’espressione usata e abusata e forse un po’ fastidiosa, come lo sono molte delle cose massificate, ma è un’immagine che rende perfettamente l’idea di quale sia il momento che gli uomini di Maranello stanno attraversando. O piuttosto che devono gestire in attesa di tempi migliori.
Sarebbe inutile fare la solita analisi nella quale si mettono a confronto le aspettative prestagionali e la dura realtà scaturita dalla pista; basta solo annotare che a Sakhir e a Jeddah la SF-23 è andata molto al di sotto dei desideri iniziali. Per ora la creatura di Maranello è una delusione, non possiamo usare altri termini per fotografare lo stato delle cose.
Quella che doveva essere la principale rivale della Red Bull, escludendo le qualifiche, esercizio nel quale, spesso, Charles Leclerc ci mette una pezza, sta invece inseguendo affannosamente la Aston Martin AMR 23, che ormai non possiamo più definire rivelazione, e deve altresì difendersi dagli attacchi della Mercedes W14, una macchina che a Brackley definiscono fallimentare e che sta per essere “soppiantata” da una versione profondamente aggiornata. Una monoposto problematica che, nonostante questo, riesce a stare in classifica davanti alle rosse. E ciò dà la cifra delle difficoltà del Cavallino.
Ferrari: le difficoltà della SF-23 non saranno superate a Melbourne
Non si fanno misteri in Ferrari. La SF-23 è una vettura che ha bisogno di interventi di un certo rilievo per permettere al potenziale di emergere. Charles Leclerc, reduce da due gran premi da dimenticare, il primo funestato da una rottura al propulsore, il secondo pesantemente condizionato dal primo arretramento in griglia stagionale, arriva in terra di canguri senza alzare troppo l’asticella delle speranze. Anzi, mostrando un realismo che probabilmente non farà entusiasmare i tifosi.
Il monegasco ha parlato di una vettura meno consistente di quella dell’anno scorso, quando, è bene ricordarlo, la n°16 tagliò per prima il traguardo e, complici i problemi tecnici occorsi alla Red Bull di Max Verstappen, aprì un bel margine in classifica sull’olandese dando la sensazione che potesse essere l’anno buono. Leclerc ha affermato, ai microfoni di Sky Sport, che le performance sono peggiorate, che non sarà facile vincere e non vi sono le armi per farlo.
Quando parliamo di correre in difesa, ossia di massimizzare le occasioni che la pista può di volta in volta proporre, ci riferiamo proprio a quanto Leclerc ha sostenuto circa le aspettative per questo weekend di gara. “Qui non ci saranno novità, ma stiamo lavorando per portarle dopo l’Australia e tornare, così, vicini alla Red Bull. Il mio obiettivo di quest’anno però non è cambiato, voglio il Mondiale“.
Certo che, in questo momento, sembra quasi surreale sentir parlare di mondiale, ma il fatto che Leclerc lo faccia spiega quanto a Maranello siano convinti che questa vettura abbia del potenziale e che serva soltanto del tempo e un’efficace piano di correttivi per tirarlo fuori e per mettersi al pari della Red Bull che il monegasco afferma essere il mezzo migliore del lotto in tutte le aree. Una sfida bella tosta per gli ingegneri italiani.
Ferrari SF-23: la parola d’ordine è pazienza
Carlos Sainz, che nelle prime due gare stagionali non ha particolarmente brillato, è andato sulla scia del compagno di squadra quando ha alluso ad una fase molto delicata per la scuderia del Cavallino Rampante. Il termine chiave che possiamo desumere dalle brevi dichiarazioni che ha rilasciato alla stampa è “pazienza”.
Secondo il madrileno la scuderia ha tutti i mezzi per provare a migliorare una vettura che in questa fase si sta dimostrando davvero difficile da guidare. Un passaggio significativo e descrivente del momento critico che attanaglia la SF-23 è quello che l’ex McLaren ha riferito parlando di equilibrio da trovare nel subire distacchi di due decimi in qualifica e di otto in gara.
La frase, sintomatica di una dinamica che è emersa in maniera ben chiara sia Jeddah che a Sakhir, ossia quella che riconduce ad una macchina che in qualifica si difende piuttosto bene grazie all’extra grip dato dalla gomma fresca, ma che in gara accusa un ritardo enorme dovuto soprattutto ad una pessima capacità di gestire le gomme.
Aspetto, quello del management dei compound Pirelli, che possiamo ritenere un problema endemico, visto che si è manifestato sia con un asfalto molto abrasivo, quindi in Bahrain, sia con un manto decisamente più liscio, in Arabia Saudita dove diversa era anche la conformazione della pista che presentava meno curve “stressanti”.
La SF-23, dunque, soffre sia sui circuiti rear limited che quelli front limited. Una bella gatta da pelare per il comparto tecnico che deve superare questa evidente difficoltà che, fin quando persisterà, limiterà le ambizioni di entrambi i piloti.
Proprio la differenza di performance tra la qualifica e la gara ci risulta essere l’oggetto d’attenzione dei tecnici di Maranello in questo momento. L’aveva fatto capire Frédéric Vasseur alla fine del Gran Premio dell’Arabia Saudita: la questione non è soltanto tecnica – e quindi riferibile alle caratteristiche strutturali della SF-23 – ma dipende anche da più efficaci setup da individuare per far emergere tutto il potenziale di una macchina bizzosa. Sapere dove mettere le mani è il viatico alla soluzione di ogni problema.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari