Red Bull, Ferrari e Mercedes. Negli ultimi anni in F1 siamo abituati a porre la nostra attenzione soprattutto su queste tre squadre. E non perché abbiano un bacino d’utenza vasto da soddisfare e foraggiare ma, semplicemente, poiché si tratta delle scuderie che nei tre lustri precedenti hanno concretamente lottato per il vertice. Che siano riuscite a trionfare soltanto Milton Keynes e Brackley non sposta di una virgola l’essenza del ragionamento.
La storia ha raccontato in maniera perentoria che oltre a queste tre realtà nessun altro competitor è stato mai seriamente nel pacchetto di mischia per provare a sovvertire delle previsioni che sin dall’inizio erano risultate abbastanza scontate. Nella fase embrionale di questo 2023, invece, stiamo osservando una nuova e sorprendente dinamica.
Dal centro gruppo è emersa la Aston Martin che in un anno è stata in grado di recuperare circa due secondi e mezzo in termini prestazionali. Una crescita prorompente che ha lasciato a bocca aperta tutti, a partire dai protagonisti del team di Silverstone, per finire agli uomini della Mercedes che alla AMR23 forniscono varie parti meccaniche.
Ferrari: è Aston Martin la vera rivale della Red Bull?
Chiaramente da qua a ritenere che Fernando Alonso e Lance Stroll siano due soggetti capaci di mettere il bastone tra le ruote a Max Verstappen e alla Red Bull ce ne passa. Ma è chiaro che in questa fase le verdi vetture sembrano poter insidiare sicuramente Mercedes, ma probabilmente anche la Ferrari. Ed è questa l’idea che sta emergendo nelle ultime ore dagli ambienti vicini alla scuderia campione del mondo.
La SF-23 è una vettura che purtroppo sconta, almeno apparentemente, una problematica relativa alla gestione delle gomme. Questa situazione è emersa abbastanza nettamente sia durante i test invernali che nei turni di prove libere, non appena Leclerc e Sainz hanno provato degli stint leggermente più lunghi.
Una dinamica così limitante, di converso, non si è presentata sulle auto inglesi. Ed è questo l’aspetto che fa ritenere ai personaggi di spicco della Red Bull che la Aston Martin possa essere addirittura la seconda forza se ci riferiamo al passo gara. Perché, in qualifica, abbiamo potuto apprezzare una Ferrari ancora capace di stare davanti. Ma si sa che l’extra grip concesso da mescole morbide, utilizzate per un solo giro, spesso e volentieri riesce a camuffare problemi un po’ più grossi. Che potrebbero richiedere tempo per essere risolti.
Ferrari snobbata da Red Bull
“Il nostro principale rivale per domani è Alonso stando alle nostre analisi dei long run. La Ferrari ha troppo degrado gomma“. Questo il lapidario giudizio di Helmut Marko che non è nuovo a sentenze apparentemente inappellabili: “In termini di set-up – ha proseguito il superconsulente di Graz – abbiamo cercato un compromesso. Max voleva la pole, mentre gli ingegneri spingevano per un setup dedicato alla gara. Con un compromesso tra le due istanze abbiamo comunque raggiunto l’obiettivo”.
L’ultima parte delle affermazioni dell’ex pilota austriaco è molto interessante perché spiega e conferma ciò che abbiamo riferito nelle nostre analisi on board: Max non si è trovato subito a suo agio dal primo turno di prove libere perché ha notato una differenza di comportamento della monoposto rispetto a quanto accadeva 7 giorni fa.
Con un cambio di assetto tra Fp1 ed Fp2, gli ingegneri della Red Bull sono tornati sulla giusta strada ed hanno offerto al pilota olandese una vettura veramente consistente, in ogni condizione. Perché non sono i soli run sul giro singolo ad aver impressionato è proprio la forza negli stint più lunghi ad intimorire i rivali.
Mentre la Ferrari arrancava dopo 6-7 giri dovendo ritornare ai box per montare una nuova gomma, Red Bull si era prodotta in progressioni di circa 13-14 tornate nelle quali ha mostrato una caratteristica peculiare: migliorare via via che si susseguivano i passaggi. I tempi di riferimento anziché crescere, tendevano a diminuire.
Una virtù che in gara potrebbe fare la differenza. Una caratteristica che però ha mostrato anche l’Aston Martin. Quindi, al di là delle provocazioni verbali di Helmut Marko, resta il fatto che queste due macchine sono quelle che hanno manifestato questa tendenza positiva; cosa che né Ferrari SF-23 né Mercedes W14 hanno saputo mettere sul piatto.
Quel che dobbiamo registrare ancora una volta è la sicumera di Helmut Marko che sovente si lancia in analisi che potrebbero essere smentite dalla pista. Chiaramente va premiato il coraggio del dirigente austriaco. Ma va anche messa in conto l’opzione Leclerc che potrebbe essere l’avversario più accreditato per Max Verstappen in quanto ha sapientemente conservato un treno di gomme soft C3 da poter utilizzare soprattutto nella fase iniziale della gara a serbatoi pieni. Una buona arma per insidiare la Red Bull RB19 che non può altrettanto contare su un set di compound morbidi freschi.
Aston Martin: una vettura di scuola Red Bull
Mancano ormai poche ore all’avvio del Gran Premio del Bahrain che inaugura il mondiale. A fine gara sapremo se Helmut Marko ci ha visto lungo o se le sue provocazioni saranno miseramente crollate. Certo è che la Aston Martin è veramente una vettura molto consistente visto che è riuscita a superare tutte le difficoltà endemiche che presentava il modello 2022.
Gli ingegneri di Silverstone hanno adottato una strategia ben precisa: rigirare come un calzino la AMR22 nel corso del campionato scorso andando verso la filosofia concettuale impostata da Adrian Newey con la RB18.
Il processo di creazione della vettura 2022 aveva scontato la mancanza di un vero e proprio direttore tecnico perché il team di Silverstone era in una fase di piena ristrutturazione. La squadra di Lawrence Stroll ha fatto ricorso ad una massiccia campagna acquisizioni soprattutto dalla Red Bull, franchigia dalla quale ha prelevato diversi aerodinamici, a partire da Dan Fallows, che evidentemente conoscono molto bene il metodo operativo di Newey.
Un paradigma che hanno sapientemente mutuato ed applicato già sul modello dell’anno scorso modificato massicciamente, lo ricorderete, in occasione del GP di Spagna e che è stato una sorta di base progettuale della vettura ora affidata a Fernando Alonso.
D’altro canto, l’equipe del tycoon canadese non è nuova a operazioni del genere. Ricorderete quando, ancora sotto denominazione Racing Point, andò letteralmente a copiare una Mercedes vincente, presentando una vettura che Sergio Perez fu in grado di portare anche alla vittoria di un gp.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1