venerdì, Novembre 15, 2024

Sainz: Red Bull dominante? In Ferrari dobbiamo fare di più

I social network offrono spesso uno spaccato di tendenze e umori. Una sorta di termometro dei sentimenti popolari. A volte alcuni scritti possono nascere proprio dalle reazioni che si osservano in queste agorà virtuali che danno la cifra di quello che è il “mood” dei tifosi riguardo ad alcuni fatti che si stanno verificando nel mondo, compreso quello della F1 ovviamente. La Ferrari non se la passa bene; Maranello sta attraversando un momento molto difficile con le attese che si erano create durante la presentazione deluse in maniera netta.

Se la fan base Rossa aveva accettato a malincuore, ingoiando un bel boccone amaro, che il 2022 si fosse trasformato in un altro anno di passaggio e di attesa di un mondiale sempre più in ritardo, quella in corso doveva essere la stagione del riscatto. Ma questo non era un desiderio della sola tifoseria che, per natura, è appassionata e punterebbe sempre al massimo ottenibile al di là delle contingenze. L’idea che la SF-23 dovesse essere la macchina del riscatto era stata offerta in pasto ai fedeli dalle figure apicali della scuderia italiana, nel giorno della presentazione.

Ferrari ha caricato l’ambiente senza mantenere le attese

Frédéric Vasseur, pur essendo pragmatico e realista, aveva riferito di monoposto che doveva stare là a giocarsela. Molto più ottimistico, e se vogliamo spinto, fu il giudizio, in quel 14 Febbraio, di Benedetto Vigna, amministratore delegato della Ferrari, che parlò, alludendo alla SF-23, di machina più veloce di sempre. Non sappiamo a cosa il manager si riferisse, se alla capacità di sviluppare velocità le speed trap o al “semplice” tempo sul giro, fatto sta che la creatura orfana del suo padre concettuale, David Sanchez, si sta dimostrando inefficace a lottare per il bottino grosso.

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Charles Leclerc (Scuderia Ferrari)

Non solo la SF-23 è lontana dalla Red Bull, ma in classifica è anche dietro a Mercedes e Aston Martin, il nuovo che avanza. Più che una frenata brusca, siamo dinanzi ad una retromarcia vistosa considerando che l’anno scorso, di questi tempi, la Ferrari era in testa ad entrambe le classifiche iridate. La F1-75 aveva mostrato quello slancio che aveva illuso gli osservatori e che raccontava che l’annata potesse essere finalmente quella buona.

Non sono mai stato uno che si preoccupa per una squadra che domina. Perché se lo sono [dominanti] vuole dire che hanno fatto un ottimo lavoro, se lo meritano. Voglio dire, vorrei che fossimo noi lì”. Questo dichiarazioni appartengono a Carlos Sainz. Parole oneste, lineari, semplici nella maniera in cui sono state proferite. Una fotografia del momento che sta vivendo la Formula Uno senza retoriche particolari o sovrastrutture condizionanti. 

Eppure queste affermazioni, ricollegandoci all’incipit di questo scritto, hanno generato reazioni pruriginose da parte di molti appassionati che accusano lo spagnolo di essersi arreso. In una situazione tecnica come quella che sta emergendo dopo le prime gare è evidente che i piloti possano fare ben poco se non abbassare la visiera, calarsi nell’abitacolo e provare a fare il meglio possibile. Ma in Formula Uno le volontà cozzano con la realtà. Che, spesso e volentieri, ed è questo il caso, è molto cruda.

La massima serie dell’automobilismo è innanzitutto una guerra tra tecnici, una lotta tra ingegneri prima che una sfida tra piloti. Altrimenti le scuderie non investirebbero fior fiori di quattrini nella ricerca tecnica per vincere una tenzone che ogni anno è sempre più complessa e stimolante, tanto da attirare diverse case automobilistiche in giro per il mondo.

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Un Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) provato dopo la fine della sessione di lavoro

Sfortunatamente, questo è uno sport più per auto più che per piloti. Sappiamo che fa la differenza di più, anche se la Red Bull ha una formazione molto forte, ovviamente”,  ha aggiunto il madrileno che l’ambiente dei campioni del mondo lo conosce essendosi formato in Toro Rosso. “Ma se una macchina è davvero buona, tutti gli altri piloti non possono fare molto per rimanere in quella lotta. È la natura della F1 e l’abbiamo visto in passato. Non è una novità. Il recupero di Max dal 15° posto dimostra che fanno un altro campionato“.


Ferrari: l’esortazione indiretta di Carlos Sainz

Proprio l’ultima parte di queste oneste dichiarazioni del pilota ex McLaren possono essere lette anche come un’esortazione al proprio team, quindi alla Ferrari, a fare meglio e di più. Sosteniamo spesso che la Formula Uno è la categoria delle grandi gesta compiute dai piloti dimenticandoci, forse un po’ colpevolmente, che è anche e soprattutto la serie che mette in luce la fantasia, l’arguzia e la capacità degli ingegneri di creare dei modelli sempre più efficaci e performanti nonostante quadri regolamentari che tendono costantemente a incatenare gli slanci creativi degli stessi.

Che colpa ne può avere Sainz se la Ferrari Non ha creato una macchina efficace? Quali sarebbero le responsabilità di un pilota del fatto che il padre della SF-23, all’inizio della stagione, saluta la compagnia e se ne va a lavorare altrove amplificando una situazione confusionaria, al di là delle parole rassicuranti che vengono dalla pancia della scuderia del Cavallino Rampante?

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Adrian Newey (Oracle Red Bull Racing)

Se Red Bull è riuscita ad ammaliare un progettista come Newey e a tenerselo stretto mettendolo in condizioni di operare al meglio non può essere assolutamente un problema di un pilota che, per natura, ha un campo operativo decisamente più ristretto di quello che compete team principal e dirigenti d’azienda.

Si chiami egli Carlos Sainz, Charles Leclerc, Lewis Hamilton o come qualsiasi altro conducente vi possa venire in mente, è altrove che bisogna puntare il mirino del fucile della critica. Ferrari deve ricostruirsi per erigere uno staff tecnico finalmente solido, che sappia superare anche le avversità di un mare in burrasca. Solo così si può definire quella struttura sicura e stabile che è la base fondante sulla quale viene eretto il castello di vittorie.

Cose che non avvengono a caso, ma che si creano col duro lavoro. Maranello ha l’esempio da seguire in pancia, visto che con Jean Todt, Ross Brawn, Rory Byrne, Michael Schumacher, Paolo Martinelli e tutta una serie di figure professionali più o meno note riuscì a creare un’equipe solidissima che fece scuola in Formula Uno aprendo un ciclo di trionfi che è stato superato soltanto dalla Mercedes. Nel fare le loro critiche, in chiusura, i tifosi individuino il giusto colpevole, se mai ce ne fosse uno, perché prendersela con Sainz non ha oggettivamente senso.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing

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