Le deludenti prestazioni della Ferrari SF-23, monoposto che secondo le aspettative della Scuderia di Maranello avrebbe dovuto lottare per i titoli iridati, hanno convinto gli ingegneri di Maranello a pianificare una roadmap di correttivi con deadline fissata nella tappa di casa a Imola. In merito agli aspetti squisitamente tecnici si moltiplicano notizie in merito ad improvement volti a rendere più consistente il passo gara, autentico tallone d’Achille della rossa.
Le debolezze del progetto tecnico 675 potrebbero essere acuite nella prossima tappa in Australia nell’atipico circuito cittadino di Melbourne. Tipologia di layout diversa rispetto ai precedenti round e, in ragione di tale geometria, ulteriore banco di prova per la monoposto della scuderia modenese. Esattamente un anno fa nella splendida cornice dell’Albert Park, Leclerc e la F1-75 mostrarono una superiorità schiacciante tale da far pensare ad un monologo a tinte rosso Ferrari.
Tornando al presente, le ambizioni del team capitanato da Frédéric Vassuer alla vigilia della tappa australiana sono decisamente diverse. A Jeddah, piloti, team principal e l’intera scuderia ha avuto contezza che il gap da Red Bull è di proporzioni enormi. Se a questo dato fattuale si abbina la storica difficoltà del team di Maranello nello sviluppo della specifica di base il ritorno alla competitività potrebbe apparire compromesso.
Ferrari. Sviluppo SF-23: serve un cambio di passo rispetto al passato
Sin dall’insediamento di Vassuer era evidente che gioie e dolori del progetto 675 erano comunque attribuibili al gruppo di lavoro plasmato da Mattia Binotto. In tal senso il dirigente francese, in un contesto tecnico e mediatico certamente non favorevole, può cogliere una grande opportunità. Riuscire laddove i suoi predecessori hanno fallito: far crescere una monoposto probabilmente non sbagliata ma certamente non veloce in relazione a quanto apprezzato nelle simulazioni.
Un banco di prova per nulla banale, che metterà alla frusta la reattività dei tecnici e fornirà al dirigente transalpino l’opportunità di valutare l’operato della macchina organizzativa della storica scuderia modenese. Intendiamoci, quel di Maranello tutti avrebbero desiderato apprezzare in pista le lusinghiere simulazioni al CFD e in galleria del vento.
Soprattutto alla prima linea dei fedelissimi del manager di Losanna quale testimonianza di una defenestrazione errata. Purtroppo il cronometro, specie in gara, è stato un giudice spietato per la SF-23, almeno in questo primo scorcio di stagione.
Ferrari: l’entità dei correttivi lascia intendere che la filosofia aerodinamica è sana
Chi profetizza una RB19 colorata di rosso Ferrari di qui a breve probabilmente è fuori strada. I tecnici di Maranello non ripudieranno l’originale veste aerodinamica “upper-floor” inaugurata lo scorso anno con la F1-75 con la distintiva geometria dei sidepods a “vasca da bagno”.
L’equipe aerodinamica è alla ricerca di correttivi che consentano alla SF-23 di avere in escursione minima tra fondo e asfalto a qualsiasi velocità di percorrenza. Comportamento felicemente riscontrato nel contesto virtuale ma inaspettatamente invalidato già nel corso dei test in Bahrain.
I tecnici della Rossa ne hanno preso atto con ogni probabilità nel corso della primissima sessione di test nel Golfo Persico quando, a partire dal setup studiato al simulatore, la SF-23 era l’unica monoposto ad evidenziare importanti oscillazioni verticali.
Da allora, gli ingegneri del leggendario team italiano, hanno dovuto fare di necessità virtù, attraverso setup che hanno sacrificato parte del carico verticale “gratuito” generato dal fondo vettura. Sarà interessante verificare nel corso della stagione se la SF-23 sarà oggetto di affinamenti successivi, emulando la strategia evolutiva messa in atto da Mercedes con la W14”B”, oppure si opterà per il congelamento del progetto 675, che ne determinerebbe implicitamente il fallimento.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari