Giorni difficili per la F1 e per Lewis Hamilton. Il lento avvicinamento al campionato 2023 è stato scandito da una tensione crescente tra gli organi verticistici della categoria. In una prima fase era sembrato che l’opposizione tra Federazione Internazionale dell’Automobile e Liberty Media Corporate fosse più una narrazione giornalistica che un fatto fondato su elementi concreti. Via via che sono passati i giorni, invece, è emerso un quadro abbastanza chiaro. La FIA, soprattutto su alcune materie, si è prodotta uno slancio in avanti che non è stato apprezzato dalla proprietà americana.
Il giro di vite imposto da Mohammed Ben Sulayem sulla libertà di espressione dei piloti ha letteralmente creato un contesto infuocato nella massima serie a ruote scoperte. Una categoria, la Formula Uno, mediaticamente sovraesposta che qualcuno, leggasi il n°1 di Place de la Concorde, sta provando ad ammutolire in una politica oltremisura ostracista.
Nel giro di pochi anni, difatti, la FIA è passata dal concedere ai piloti la piena possibilità di esprimere le loro opinioni politiche, religiose e personali ad un ban quasi totale figlio di un procedere decisamente troppo restrittivo. Già sulle maglie recanti messaggi sull’attualità e circa le cerimonie di inginocchiamento c’era stato un drastico giro di vite imposto da Liberty Media che, di fatto, aveva svuotato di significato l’iniziativa “We Race As Ane“.
Hamilton vs FIA: scontro aperto
Ora la Federazione Internazionale, prendendo forse iniziative non richieste dalla proprietà, è andata oltre. L’organo di governo ha suscitato diverse reazioni pruriginose ratificando le modifiche al Codice Sportivo Internazionale che prevedono la richiesta scritta per ottenere l’avallo sul manifestare pareri o deliberare commenti su materie che investono la sfera politica, religiosa e personale.
La mossa della FIA ha determinato un allontanamento sostanziale dalle precedenti prescrizioni che citavano esclusivamente atti politici o religiosi. Divieti che emergevano in quella parte di testo normativo relativo al blocco sulla pubblicità di qualsiasi cosa che avesse i suddetti caratteri o che potesse essere pregiudizievole per gli interessi della Federazione.
Nei giorni scorsi l’ente parigino ha pubblicato un vero e proprio vademecum nel quale spiegava quali sono gli obblighi che i piloti devono tenere nel comunicare. O sarebbe più corretto dire cosa non possono fare per esprimere le proprie libertà personali. Una lista di regole che, se infrante, portano a sanzioni e penalizzazioni che possono addirittura arrivare all’estromissione da un evento sportivo.
Non sorprende quindi se il pilota più in vista della categoria, ossia Lewis Hamilton, si sia espresso in conferenza stampa nei confronti di questo bavaglio censorio che è stato criticato anche da altri conducenti: Max Verstappen, Lando Norris, George Russell e via citando.
“Il giro di vite della FIA? Mi dice al 100% che stiamo andando nella direzione sbagliata. E’ contrario a tutto ciò che ho cercato di fare con la squadra e a ciò che ho cercato di fare nelle conversazioni con le parti interessate del nostro sport”, ha così tuonato il sette volte iridato. “Noi abbiamo Stefano [Domenicali] che è davvero un grande leader. È già uscito allo scoperto e si è opposto a ciò che è stato detto dalla FIA. Quindi continueremo a lavorare insieme per trovare la giusta direzione“.
Hamilton ha un alleato contro la FIA: Liberty Media
Quanto afferma Hamilton è molto interessante perché spiega una dinamica che era parsa poco leggibile. Qualcuno, difatti, aveva ritenuto che già Liberty Media si fosse prodotta in atteggiamenti censuranti. Così non è, evidentemente. La proprietà americana pare che abbia preso le parti dei piloti in questa sorta di battaglia contro la Federazione. Questa tensione, tra le altre cose, è andata a determinare una rivoluzione dei compiti operativi del manager emiratino Ben Sulayem che, infatti, ha visto spacchettati i suoi poteri che sono stati riassegnati a due suoi collaboratori.
L’ex rallista è sempre meno presente in Formula Uno e pare si stia occupando maggiormente delle altre categorie che si sviluppano sotto l’egida federale. Un qualcosa che arriva in base alle pressioni esercitate da Stefano Domenicali, in quanto rappresentante della proprietà del “giocattolo”. Il dirigente sportivo imolese ha avuto quindi il pieno supporto dai piloti ma anche dai team. Che sono parimenti molto critici nei confronti della Federazione Internazionale dell’Automobile.
Un altro punto caldo in Formula Uno è quello dello sportwashing. Ne abbiamo discusso l’altro giorno in un focus dedicato. Su questa materia, stavolta, Liberty Media non sembra essere esente da responsabilità. Abbiamo raccontato come in Gran Bretagna. Stiano esprimendo grossi dubbi sull’azione della proprietà che si alleerebbe con paesi dove le minoranze non vengono necessariamente tutelate.
Da questo punto di vista si nota che Hamilton si smarca da questa idea imperante nel suo Paese e si associa alle visioni di Liberty Media. Posizione secondo cui la F1 è quell’ente che con la sua azione, con la sua capacità di aprirsi al mondo, può contribuire al superamento di determinate problematiche che non vanno negate e che esistono in talune aree geografiche.
“Ho sempre pensato che abbiamo la responsabilità. Questo punto di vista non è sempre stato condiviso all’interno dello sport, che si tratti di team o di persone che occupano posizioni di potere. Ma bisogna fare di più, senza dubbio”, ha argomentato il britannico.
La consonanza di visioni tra Lewis Hamilton e Liberty Media rischia di aprire un ulteriore fronte polemico nei riguardi della Federazione. Ed emblematiche sono le parole che il campione britannico ha riferito e che riportiamo qui di seguito: “Messaggi speciali sul casco o altrove? Vedrete, mi conoscete“.
Più che un proposito, quella di Lewis, sembra una minaccia. Una sorta di dichiarazione di guerra, ci sia consentita l’espressione forte, con la quale si apre una stagione di opposizione nei confronti dell’ente che determina la governance della F1.
Le norme codificate dal regolamento sportivo sono chiare: i piloti non possono prendere iniziativa con messaggi speciali sui caschi, sulle tute o sul loro abbigliamento in generale. Quindi si potrebbe addirittura arrivare a delle sanzioni pesanti nel caso in cui un qualsiasi conducente contravvenisse al testo di riferimento.
Ma la novità è che Liberty Media pare sposare l’azione dei driver e quindi potrebbe spingere il legislatore a rivedere la sua posizione intransigente. Perché forse lo scopo di tutta questa vicenda è il seguente: ammorbidire un ban che oggettivamente è sembrato esagerato per permettere nuovamente ai piloti di poter dire la propria.
Spesso si è letto e si è sentito dire che un professionista del volante non deve esprimere idee politiche. Questo è assolutamente sbagliato. La sua sovraesposizione mediatica, se usata per scopi positivi, va addirittura tutelata. Chiaramente questo non deve aprire alla relativizzazione di ogni cosa. Un conducente e un mezzo e un tramite e quindi deve avere un’alta responsabilità per le cose di cui si fa latore.
Intanto, nella giornata di ieri, forse per distendere gli animi dopo le parole di Hamilton che a quanto pare ha il supporto di Liberty Media, la FIA si è mostrata più morbida su un’altra vicenda che rischiava di tenere banco troppo a lungo. Motivo del contendere? I piercing di Lewis. Gli steward avevano convocato un rappresentante della Mercedes che ha presentato loro un rapporto medico prodotto dal dottore del team che ha richiesto un’esenzione alla FIA.
Il medico della Federazione, letto il documento, ha visitato il driver per stabilire quanto segue: “Abbiamo deciso di non intraprendere azioni sanzionatorie in quanto ci sono preoccupazioni per gli sfregi che possono scaturire dai frequenti tentativi di rimozione dell’oggetto in questione“. Caso definitivamente chiuso e che andava avanti da quasi un anno. Un piccolo segnale di distensione tra le parti in un mare che continua a tendere al burrascoso.
L’unica certezza è che Hamilton segna un punto a suo favore. Ma siamo davvero certi che fosse questa la battaglia principale che il pilota inglese voleva vincere in questo 2023? Perché, a guardare le prestazioni offerte sinora dalla Mercedes W14, la vittoria del titolo, l’obiettivo cardine di un pilota della massima serie, sembra essere una irraggiungibile chimera.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, FIA