domenica, Settembre 8, 2024

McLaren: le tre mosse per uscire dalla crisi profonda

In McLaren sicuramente sognavano un avvio di mondiale di Formula Uno diverso. Per trovare la prima MCL60, la vettura il cui nome ricorda il sessantesimo anniversario della fondazione della squadra inglese, dobbiamo scorrere la classifica del Gp del Bahrain fino ad arrivare in diciassettesima posizione. È lì che è giunto Lando Norris dopo una gara di patimenti, con ben sei soste ai box resesi necessarie per caricare l’impianto dell’aria che continuava a perdere pressione.

Peggio ancora è andata al debuttante Oscar Piastri che ha avuto noie che lo hanno costretto a chiudere anzitempo l’evento. Un disastro in pieno stile, un avvio addirittura peggiore di quello che ci si aspettava dopo i deludenti test di Sakhir di fine febbraio, allorquando le problematiche della monoposto erano emerse in maniera abbastanza deflagrante. 

Che le cose potessero andare piuttosto maluccio era già chiaro in quel di Woking. Lando Norris dopo il GP si era così espresso: “Sapevamo esattamente la macchina che avremmo avuto, quanto carico aerodinamico avevamo trovato e così via. Quindi hai sempre una ragionevole comprensione di dove sarà la tua macchina, solo che non sai cosa faranno tutti gli altri e quanta prestazione troveranno“. Un atto di estremo realismo da parte del giovane pilota che è parso sfiduciato anche se determinato a recuperare insieme al suo team.

McLaren
Lando Norris “sferza” la McLaren MCL60 durante i test del Bahrain 2023

Scartando la gara di Piastri, che non può rappresentare un riferimento analitico valido, quella di Lando Norris ha detto che comunque, al netto dei problemi tecnici che si sono presentati, la MCL60 poteva esprimere un potenziale da quinta – sesta forza in griglia. Sicuramente meno di quanto ci si attendesse alla fine dell’anno scorso ma di certo più di quanto la classifica abbia detto. Da questo piccolo barlume di speranza il pilota di Bristol intende ripartire.

Penso che avremo ancora un inizio di stagione migliore rispetto a dove eravamo l’anno scorso. Credo che sia un passo nella giusta direzione, ma non siamo contenti – ha spiegato NorrisSiamo la quinta, la sesta, la settima squadra o qualsiasi altra cosa. Vogliamo essere la scuderia che fa passi avanti e sicuramente non in alcun modo ne fa un passo indietro. Immagino che sarà sempre una stagione difficile fino a quando non arriverai in cima“.

McLaren, per uscire dalla crisi, sta approntando un programma in tre punti che, per la complessità della natura, ha bisogno di un arco temporale più lungo per svilupparsi. Cerchiamo di capire cosa bolle nel calderone inglese. 


McLaren. Fase 1: superamento dei problemi di breve periodo

La sensazione è che McLaren debba vincere le difficoltà immediate nell’attesa di fissare degli elementi molto più importanti che possono darle in futuro la chance di competere a livelli più alti. Per uscire dalle sabbie mobili i destini della franchigia inglese vanno in qualche modo ad incrociarsi con la Ferrari. Il “pallino del gioco” è in mano al nuovo team principal, Andrea Stella, uomo che a Maranello è cresciuto e che una volta passato in McLaren ha fatto strada arrivando in cima alla gestione sportiva del team.

McLaren
Il neo-team principal Andrea Stella e il CEO Zak Brown – McLaren Racing

L’italiano, per ristrutturare il comparto aerodinamico di Woking, ha deciso di puntare su un pezzo grosso della franchigia modenese. Quel David Sanchez che la settimana scorsa si è dimesso in un vero e proprio fulmine a ciel sereno. L’aerodinamico, in precedenza, aveva lavorato con Stella quando questi era in Ferrari.

Sanchez sarà un “cavallo di ritorno” perché aveva precedentemente operato in McLaren, tra il 2007 e il 2012, come Senior Aerodynamicist e successivamente come Team Leader nel reparto “aero” prima di partire per Maranello nell’ottobre dello stesso anno. Dieci anni in cui David ha ulteriormente accresciuto le competenze prendendo ruoli di sempre maggiore responsabilità. 

Un bagaglio tecnico che gli ha permesso di delineare le linee guida della F1-75 e della derivante SF-23. Vetture che, al di là dei problemi che hanno manifestato, hanno rappresentato la vera alternativa al modello filosofico adottato da Adrian Newey con la RB18 e con la RB19.


McLaren. Fase 2: la nuova galleria del vento

Giugno 2023, è questa la data che i dirigenti della scuderia britannica hanno sottolineato sul calendario. Si tratta del mese in cui sarà varata ufficialmente la nuova galleria del vento. Uno strumento necessario, anzi di vitale importanza per colmare il gap con la vetta. La struttura attuale, seppur ancora efficiente, mostra le classiche problematiche degli impianti vecchi. Serve tempo per mandarla a regime ed inoltre le velocità di esercizio sono più basse di quelle che può garantire il nuovo wind tunnel.

Anche se FIA e Liberty Media hanno al vaglio il “ban” totale delle gallerie del vento per passare la progettazione nell’esclusiva sfera computazionale, tutti i team si stanno dotando di più efficienti strutture perché restano ancora mezzi indispensabili e vitali. E non è escluso che i legislatori possano rivedere le proprie idee nel lungo periodo. McLaren, quindi, sta per inaugurare il suo impianto. Aston Martin è prossima a farlo. Red Bull, che oggi opera con una struttura molto vetusta, ha stabilito di partire con una nuova unità nei prossimi anni. Cosa per la quale ha investito svariati milioni di euro.

McLaren
La show car 2022 della FIA in galleria del vento

La realtà è che con pochi test in pista e con le analisi CFD contingentate, il ruolo della galleria del vento è ancora centrale nella Formula Uno. Quindi rimanere indietro su questo punto significa allargare ulteriormente la forbice da quella cima che Woking vorrebbe raggiungere in un futuro non troppo distante.

Ma serve chiaramente una svolta, perché la china presa dalla McLaren è assolutamente negativa. Dopo un 2020 chiuso in terza posizione, la storica equipe britannica sta camminando al ribasso nella classifica e lo sta facendo in maniera inesorabile. E’ necessaria una sterzata immediata e decisa.


Fase 3. Un motorista con cui crescere

Il legame tra McLaren e Mercedes per ora non ha dato i frutti sperati. Non che il V6 di Brixworth non siano in grado di fornire prestazioni valide. Le problematiche, negli ultimi tempi, sono state più telaistiche ed aerodinamiche che relative al propulsore. Ma è chiaro che Mercedes fornisce ben quattro team, quindi manca quella sorta di legame compatto che può creare un vero e proprio blocco tecnico. Ma anche politico. Cosa che non guasta affatto nell’automobilismo di alto livello.

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la power unit Mercedes 2023 montata sull’Aston Martin AMR23

Per tale ragione Woking ha cominciato a guardarsi intorno, ben consapevole che il rapporto con la Stella a Tre Punte potrebbe interrompersi a fine 2025, quando si chiuderà questa stagione tecnica. “È ovvio che, guardando al futuro, si vuole capire cosa c’è a disposizione e non dovrebbe essere una sorpresa”. Queste le parole di Andrea Stella a seguito di un incontro con Chris Horner al centro del quale c’erano proprio le discussioni circa la power unit Red Bull – Ford.

McLaren, quindi, potrebbe essere attratta da quei propulsori Red Bull PowertrainsFord che dal 2026 diventeranno una realtà della F1. Ma non è l’unico target cui si sta puntando. “Abbiamo un po’ di tempo per decidere cosa vogliamo fare nel 2026 e oltre. E’ qualcosa che io e Stella stiamo rivedendo lentamente. Non abbiamo fretta e siamo molto contenti della Mercedes”, ha osservato Zak Brown, amministratore delegato della McLaren. Dietro queste parole si cela un pizzico di insoddisfazione per i V6 tedeschi.

Mercedes, nelle stagioni, ha visto regredire le sue prestazioni e ha osservato quasi passivamente la rimonta dei rivali senza riuscire a mantenere quel vantaggio che è stata una delle chiavi per permettere agli “uomini in grigio” – ora in nero – di imporre il proprio dominio sulla categoria per sette anni e mezzo. Oggi il propulsore prodotto in quel di Brixworth non viene considerato quello più efficiente e ricco di cavalli.

Visto che McLaren-Mercedes non è stata in grado di rinverdire i fasti degli Anni ’90, quando con Mika Hakkinen giungevano titoli mondiali e soddisfazioni, Woking potrebbe andare a ricreare un blocco ancora più affascinante e avvolto da un’aura mitica: quello con Honda che riporta all’epopea Senna. Non è un mistero che Andrea Stella e Zak Brown abbiano preso contatti con la casa di Sakura che è iscritta al casellario dei motoristi 2026. 

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Oscar Piastri (McLaren MCL60) impegnato in pista durante i test Bahrain 2023-1

Dal quadro su descritto, quindi, è chiaro che McLaren stia vivendo un vero e proprio momento di transizione. Che, per natura, è una fase molto delicata. Tutti i tasselli del puzzle devono andare al proprio posto in maniera puntuale perché si corre il rischio che le speranze di risalire la classifica si tramutino in manovre inadatte a migliorarsi. Serve tempo, questa è la realtà.

McLaren e soprattutto Lando Norris, che inizia ad agitarsi e a guardarsi intorno puntando forse a un sedile in Mercedes o addirittura ad uno in Ferrari, devono essere consce che servirà qualche stagione per assestare il cammino. Un po’ come sta facendo Aston Martin che ha impiegato diversi anni, molti soldi e tanti sforzi per venire a capo di una situazione poco brillante.

Non mancano ambizioni e fondi al team di Zak Brown per potersi strutturare meglio e competere ad alto livello. L’obiettivo è quello di presentarsi al 2026 con tutti gli strumenti idonei per una guerra sportiva che sarà totale visto il coinvolgimento di ben sette motoristi e forse undici scuderie e considerando la probabile presenza di Andretti.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, McLaren, Albert Fabrega

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