Mercedes non sta attraversando il momento che sognava di vivere. Dopo un 2022 in sofferenza, l’anno in corso doveva essere quello del riscatto. Durante l’inverno nessuno aveva parlato apertamente di lotta per titolo, sarebbe stato poco saggio farlo a seguito di una stagione spesa nel tentativo di far funzionare la W13 e di dare un senso al concept zero sidepod che doveva rappresentare il nuovo benchmark della F1.
A distanza di dodici mesi sembra che nulla sia cambiato: il tempo mutabile dal quale scaturiscono immutabili andamenti. Red Bull scappa, Mercedes arranca. Milton Keynes presenta una vettura iper-competitiva, forse pure troppo per gli equilibri delicati della F1, gli esperti di Brackley si ritrovano chini sul tavolo da disegno virtuale a capire cosa sia andato storto provando a metterci una pezza per ritrovare prestazioni, stimoli e un po’ di onore sportivo che si sta diluendo in quel cocktail amaro che è la sconfitta. Gusto a cui, va sottolineato, nessuno intende abituarsi.
Quando c’è familiarità con la vittoria che sfocia nell’assuefazione possono scattare normali crisi d’astinenza quando l’aria dolce del gradino più alto del podio viene a mancare con sistematicità. Il clima si avvelena, le tensioni si acuiscono, le incomprensioni diventano la norma. La serenità che manca e che si porta via la lucidità.
Mercedes: concept zero sidepod oggetto della discordia
“L’anno scorso ho detto delle cose, ho detto dei problemi che ci sono con la macchina. Ho guidato tante auto nella mia vita. Quindi so di cosa ha bisogno una vettura. E credo che sia una questione di responsabilità. Si tratta di ammettere la propria responsabilità e di dire: ‘Sì, sapete una cosa? Non ti abbiamo ascoltato’. Non è più come prima. E dobbiamo lavorare“. Queste le parole di Hamilton subito dopo le qualifiche del Gran Premio dell’Arabia Saudita. Uno sfogo a caldo, forse figlio della frustrazione che nasce dall’essere stato battuto ancora una volta dal collega di casacca.
Parole successivamente meglio argomentate e chiuse come una semplice reazione a mente fumante. Ma che restano pesanti come macigni perché sono state un atto d’accusa verso uno staff che è chiamato a risolvere le problematiche della vettura e che deve quindi godere del supporto pieno, anche pubblico, dei pezzi grossi del team.
Hamilton ha quindi parlato di filosofia concettuale messa in discussione in sede progettuale, ma George Russell, l’arrembante compagno di squadra, non è dello stesso avviso. “Eravamo consapevoli del concetto, Lewis ed io. Credevamo che questa fosse la direzione giusta. Ma noi, come squadra, abbiamo chiaramente perso qualcosa che è successo durante l’inverno e stiamo lavorando duramente per correggerlo ora“. Boom! La bomba è abbastanza grossa perché tra i due c’è uno che non ricorda bene come siano andate le cose. E ci limitiamo a questa espressione per evitare di sottolineare che uno dei due potrebbe aver mentito.
“Nelle conversazioni successive molte persone hanno accettato che queste decisioni non erano quelle giuste – ha proseguito il pilota di King’s Lynn – Nessuno punta il dito e li incolpa per aver preso decisioni che sono state assunte con le migliori intenzioni e in base alle informazioni che avevamo. Quando si tratta di concetti di auto non è mai una persona a decidere. Ci sono probabilmente sei tecnici senior che lavorano insieme, con tutti quelli che sono sotto di loro. La conoscenza che proviene dai piloti, il lavoro che abbiamo fatto sul simulatore e quelle decisioni sono passate e concordate da tutti“.
Basta sovrapporre le dichiarazioni dei due alfieri della Mercedes per capire che c’è qualcosa che non va: da un lato Hamilton che parla di tecnici “sordi”, dall’altro Russell che allude ad una piena concertazione tra tutte le parti coinvolte nel processo creativo. Probabilmente mai sapremo chi dice il vero, ma ci interessa notare come all’interno della squadra ex campione del mondo ci sia una spaccatura manifesta. Sanabile? Forse sì, ma sicuramente ancora pulsante. E forse lo sarà fino a che non girerà quella versione B della W14 attesa come il ritorno del messia.
Dopo il Gp dell’Arabia Saudita in Mercedes si sono cuciti la bocca e si sono messi sotto a lavorare. Attualmente si sa poco sulle principali modifiche che lo staff capitanato dal duo Elliott-Allison prevede di apportare alla W14 per riportarla in testa alla griglia. Ma il termometro della fiducia tenda a mostrare numeri crescenti: “Siamo abbastanza sicuri della direzione in cui dobbiamo andare. Non c’è mai certezza al 100% perché, se devo essere onesto, dopo il Brasile avrei detto che il percorso su cui c’eravamo incamminati era quello giusto“, ha ribadito Russell.
L’ex Williams ha fatto intendere che gli ingegneri sono stati spiazzati dal cambio regolamentare che ha investito l’area del pavimento. Ma ora bisogna reagire per ridare un senso alla stagione e bisogna farlo anche mettendo in conto una quota d’azzardo.
“Sappiamo che un cambiamento di concetto non è privo di rischi. Sentiamo tutti di avere abbastanza conoscenze e informazioni per dire ‘non eravamo sulla strada giusta’. Gli obiettivi che abbiamo fissato durante l’inverno non erano quelli giusti e dobbiamo cambiare corsia il prima possibile. Queste decisioni sono già state prese e abbiamo già iniziato a lavorare per raggiungerle“, ha chiosato Russell.
Mercedes, Russell/Hamilton: due modi per arrivare al rinnovo contrattuale
Nel frattempo lo stesso Russell ha ammesso che in Australia, come accaduto a Sakhir e a Jeddah, la W14 correrà per contenere i danni in attesa di giorni migliori che dovrebbero concretizzarsi in quel di Imola con la versione rivista della monoposto. Attualità che si lega con quello che sarà il futuro del team che è ancora incerto nella definizione della line-up.
Questioni tecniche di breve periodo che si fondono con situazione organizzative che si basano su un arco temporale più dilatato. Alla fine di questa stagione scadranno i contratti sia di Hamilton che di Russell. Di quello di Lewis si è parlato molto a lungo in una storia che ha narrato di accelerazioni, frenate, ripensamenti, valutazioni che alla fine, comunque, dovrebbero portare ad un rinnovo biennale dell’intesa. Meno analizzata è stata la situazione relativa a George che dovrebbe anch’egli rinnovare un legame che lo trasformerà nella colonna del team degli anni futuri.
Da quanto osservato in questo scritto, i due conducenti arrivano al tavolo delle trattative in maniera del tutto diversa. Hamilton, forte della sua storia, dei suoi titoli e della sua carriera, può permettersi anche un lessico più duro e meno votato all’inclusione. Che è comunque un fatto inedito per il suo modo di essere. Il trentottenne è alla fine della carriera, quindi non è alla ricerca di un legame lungo, ma essenzialmente di una macchina che gli consenta di arrivare all’ottavo titolo. Da ciò il suo irrigidimento mediatico e le critiche riservate verso lo staff che deve definire la monoposto.
Russell cerca un’intesa di più ampio margine temporale per diventare ciò che Max Verstappen è per la Red Bull. E vuole farlo proprio prendendo il posto di un’altra colonna, ossia Lewis Hamilton, che quest’anno è all’undicesima stagione consecutiva nel team di Brackley. Per riuscire in ciò è evidente che deve adottare un registro comunicativo più morbido, votato a all’inclusione e alla piena collaborazione.
Forse è proprio la necessità di arrivare con strade diverse al rinnovo di contratto che spiega il perché della differenza comunicativa tra i due piloti circa lo stesso oggetto d’analisi, ossia la Mercedes W14. In questa fase non possiamo assolutamente parlare di scontro tra i due professionisti, ma certamente registriamo una netta divisione di vedute che potrebbe anche essere figlia dell’aumento della competitività in seno al team.
Se il 2022 è stato affrontato con lo spirito della concertazione per risolvere i problemi della W13, il 2023 deve essere l’anno in cui si lotta per qualcosa di più importante, anche se al momento la W14 non permette di “stendere” chissà quali prestazioni. Ma Imola è dietro l’angolo e tutti nel team sono persuasi del fatto che quella versione potrà finalmente dare la possibilità agli uomini della Mercedes di riassaggiare l’ebbrezza del gradino più alto del podio. E allora sì che quelle divisioni mostrate mediaticamente potrebbero generare anche un più acceso duello interno, perché in ballo c’è la posizione dominante nella scuderia.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1