lunedì, Settembre 16, 2024

Ferrari/Newey: le verità di un desiderio ancora acceso

Adrian Martin Newey nasce a Stratford-Upon-Avon il 26 dicembre del 1958. E già qui ti viene da pensare ad un segno del fato, visto che Stratford ha dato i natali all’immortale Shakespeare. Aggiungiamo: Undici titoli mondiali piloti, 10 costruttori, (con Williams, McLaren, Red Bull). A pensarci ti viene da stare male.

Certo, non in tutti quei titoli la sua sarà stata la zampata vincente o determinante. Ma quasi sempre le sue monoposto sono state il punto di riferimento tecnico, quelle che avevano alzato l’asticella troppo in alto per gli inseguitori.

Se pensiamo a quanti campionati avremmo potuto vincere senza avere le sue monoposto contro, ci viene quasi da piangere. Da solo, in proporzione, ha vinto in F1 più di Ferrari nella sua lunghissima e incredibile storia.

E’ possibile pensare che, in un’epoca votata alla fredda esattezza dei numeri, allo sviluppo scientifico e tecnologico continuo, dove si parla addirittura (esagerando) di Intelligenza artificiale, un solo uomo possa spostare i valori, fare la fortuna di chi ce l’ha in casa e, di converso, la disgrazia di chi ce l’ha come avversario?

Di primo acchito ti verrebbe da pensare che no, non è possibile. Poi ragioni sul fatto che la F1 è, in definitiva, un microcosmo, un ambiente tecnico altamente specializzato, che ha soprattutto nell’Inghilterra il massimo dell’espressione se si parla di aerodinamica, e allora ti viene da dire che sì, nel 2023 un solo uomo può cambiare i valori in pista. E non è un pilota, purtroppo.

Newey
Adrian Newey (Red Bull) – Fernando Alonso (Scuderia Ferrari)

A proposito di piloti, quanti si sono dannati l’anima contro di lui…
Ricordo un affranto Alonso, per due volte vicino al titolo poi diventato un miraggio con la Ferrari, che diceva: “Io non gareggio contro Vettel, io gareggio contro Adrian”. Che era da una parte l’ammissione di non avere tecnici all’altezza, dall’altra un attestato di stima assoluta.

E allora, perché non ce lo portiamo a Maranello? E bravo genio. Come se non ci avessero già pensato a Fiorano e dintorni. Il corteggiamento della Ferrari è di lunga data ed è sempre stato infruttuoso, mai ripagato. I tentativi più seri a metà degli anni novanta (presidente Montezemolo) e nel 2014.

Ogni volta ci fu qualcosa che fece saltare l’accordo, tra l’altro mai davvero perfezionato sul serio, a fronte di stipendio faraonico, carta bianca nella direzione tecnica e pure la possibilità di progettare una Ferrari stradale (il buon Newey ama progettare anche auto a ruote coperte e cimentarsi ogni tanto in qualche gara).


Ferrari/Adrian Newey: il primo contatto

In realtà la prima offerta lavorativa in Italia è datata 1985, quando a Maranello offrirono a Newey di diventare capo progettista per il famoso e mai realizzato progetto della Ferrari per la Indy Car. Molti aneddoti e molte pagine affascianti sulla sua vita le troviamo leggendo la sua autobiografia (“Come ho progettato il mio sogno”, CDM edizioni, pregevole traduzione di Elisabetta Lubrani e Paolo Filisetti).

Tra l’altro, la Ferrari torna spesso nel racconto della sua avventura in F1, e non potrebbe essere diversamente. E dicevo, torna spesso ma non sempre con parole al miele, se vogliamo usare un eufemismo. Ad esempio, nel 1994, si parlava della FW16 e di un sistema di trasmissione a variazione continua che avrebbe potuto equipaggiarla, scrive Newey: “[…] Ma in realtà, invece, la Ferrari, quando venne a conoscenza dei nostri piani, protestò.

Le proteste della Ferrari sarebbero diventate un tema ricorrente nel corso degli anni. Se al Cavallino Rampante non piaceva qualcosa (di solito perché non riuscivano loro a farla funzionare), protestavano con la FIA. Se avessero o meno la garanzia di trovare un appoggio, non è chiaro. Sono certo che Max e Bernie negherebbero energicamente di aver mai favorito la Ferrari.

Newey
Damon Hill a bordo della Williams FW16

È sufficiente dire, tuttavia, che tutti in corsia box iniziarono a definire la FIA, Ferrari International Aid. (Solo anni dopo, nel 2015, emerse che la Ferrari aveva effettivamente un contratto segreto con la Federazione Internazionale che le concedeva di porre il veto a qualsiasi cambiamento regolamentare. Fu l’insopportabile conferma dell’esistenza di un ‘rapporto speciale’, che avevamo sempre sospettato ma che, fino ad allora, non era mai stato confermata).”

Viene da sorridere amaramente pensando a quanti bocconi amari la scuderia italiana, dal 2008 in poi, ha praticamente inghiottito senza mai far segnare una vera vittoria politica, sino ai giorni nostri.


Adrian Newey: Ferrari, provaci ancora

Comunque fatte tutte queste premesse, e detto che sicuramente in Ferrari queste cose le sanno e le conoscono meglio di noi, e tenendo conto che non c’è vittoria più grande del trasformare in un tuo dipendente uno che non ti stima poi così tanto, e aggiungendo pure che poi il lavoro è lavoro e altri similari ragionamenti, non vi verrebbe ancora una volta voglia, se foste a Maranello, di insinuarvi come delle serpi in seno alla Red Bull e corteggiarlo come se non ci fosse un domani per farlo “vostro”?

Anche perché, per quel che abbiamo potuto vedere soprattutto con le monoposto a effetto suolo, che il geniaccio inglese conosce molto bene (la sua tesi di laurea fu, guarda caso, relativa all’effetto suolo applicato alle vetture da corsa) il suo multiforme talento si è di nuovo esaltato. Il problema è molto semplice. O il genio lo batti con un altro genio, o con un team di persone molto intelligenti, o cerchi di comprartelo, o lo rapisci.

Tolta l’ultima opzione, impossibile per evidenti motivi (e si, sto scherzando, non si sa mai che chi mi legge la prenda come una cosa seria) e visto che per ora di giovani virgulti così non se ne vedono (e Ferrari non è mai stata particolarmente brava nel cercare e trovare nuovi talenti nell’aerodinamica) e visto che il tuo team non ha poi sfornato memorabili monoposto o se lo a fatto, ha perso la guerra degli sviluppi…ecco, sommessamente mi verrebbe da dire: Ferrari, provaci ancora.


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Immagini: Williams – Oracle Red Bull Racing

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