Non è un caso se lentamente ma inesorabilmente la Red Bull sia tornata a scalare la classifica issandosi in cima ad essa. Dopo gli anni di dominio con Sebastian Vettel, il team di Milton Keynes ha conosciuto una lunga fase transitoria dettata soprattutto dalle problematiche relative alle motorizzazioni. I propulsori Renault, nell’era turbo-ibrida, non sono mai stati in grado di offrire prestazioni soddisfacenti per diventare la base sulla quale Adrian Newey potesse cucire le sue opere d’arte aeromeccaniche.
Proprio per questa motivazione, Chris Horner e Helmut Marko hanno lavorato in maniera spasmodica per trovare una motorizzazione che potesse supportare le ambizioni del team. Avendo compreso prima di tutti che il costruttore transalpino non avevano quella capacità di portare nel breve termine un’unità propulsiva degna delle aspirazioni della scuderia, i dirigenti hanno deciso, con una mossa spiazzante, di contattare e abbracciare Honda che usciva dal matrimonio fallimentare con la McLaren.
Che nel frattempo faceva il percorso inverso. Woking, difatti, dopo aver chiuso in maniera piuttosto burrascosa con la casa nipponica, è andata alla corte francese per cercare e siglare un accordo di fornitura dei sei cilindri della realtà di Boulogne-Billancourt. Come sono andati i fatti e storia abbastanza nota. Red Bull, anche con la collaborazione di Toro Rosso – AlphaTauri, ha creato un blocco fortissimo che è stato in grado di scardinare la forza della Mercedes, iniziando a vincere titoli mondiali.
McLaren, dopo qualche stagione con la Losanga, si è prodotta in un nuovo cambiamento andando ad ottenere i motori della Stella a Tre Punte che si pensavano potessero essere la base sulla quale impostare i successi futuri.
Red Bull: ambizioni da motorista-fornitore
Due strade diametralmente opposte che hanno condotto a diversi destini. McLaren continua ad essere un team configurato come un assemblatore, una realtà che va alla ricerca, dragando il mercato, di propulsori da mettere nella pancia delle proprie vetture. Dall’altro lato, Red Bull, si mostra sempre più ambiziosa e con una visione strategica di lungo periodo. Infatti è addirittura diventata essa stessa un costruttore.
In quel di Milton Keynes è stato impiantato un nuovo reparto powertrains che per ora si occupa di procedure post produzione dei motori Honda ma che, dal 2026, sarà totalmente operativo e sarà in grado di produrre unità motrici in piena autonomia. In questo contesto è stato strategico l’accordo siglato nei mesi scorsi con la Ford che ritornerà nella Formula Uno per rinverdire i fasti dell’epoca Cosworth.
Le ambizioni dei “bibitari” sono così elevate che già stanno pensando di poter piazzare le proprie power unit ad altre squadre. L’obiettivo, dunque, non è solo costruire unità per il proprio gruppo, quindi Red Bull e AlphaTauri, ma anche poterle allocare a chi eventualmente lo chiede. E chi sta iniziando ad informarsi è proprio la McLaren.
Quelle due strade divergenti di cui abbiamo parlato poc’anzi potrebbero ora clamorosamente convergere per allacciarsi e creare un nuovo gruppo di potere, anche politico. Perché se Red Bull avesse dalla sua, oltre alla controllata scuderia faentina (le cui voci di vendita sono state smentite ufficialmente la settimana scorsa) anche McLaren, ecco che si genererebbe un’entità capace di fare pressioni, quindi di applicare la sua visione strategica nelle sedi ove si scrivono le leggi della categoria.
McLaren non soddisfatta di AMG. Torna Honda?
Dopo l’ennesimo avvio carico di speranze che si è trasformato in una presa di coscienza realistica su una macchina, la MCL60, che proprio non va, McLaren ha iniziato le consultazioni in chiave 2026. Mancano solo tre stagioni al via del nuovo contesto regolamentare che vedrà il trapasso dell’MGU-H; quindi è tempo di darsi una mossa e di iniziare a definire quello che è il più grande paletto che un team deve piantare: la motorizzazione, il cuore intorno al quale costruire tutto il progetto tecnico.
“È ovvio che, guardando al futuro, si vuole capire cosa c’è a disposizione e non dovrebbe essere una sorpresa”. Queste le parole di Andrea Stella, neo team principal, che ha preso il posto di Andreas Seidl, andato a fare l’amministratore delegato nella Sauber per preparare il terreno alla discesa in campo di Audi. Il dirigente ex Ferrari si è espresso a seguito di un incontro Chris Horner al centro del quale c’erano proprio le discussioni circa la power unit Red Bull – Ford.
A proposito di Audi, Woking aveva anche provato un abboccamento con Volkswagen, un’opzione valutata e vagliata senza che ne venisse fuori qualcosa di concreto. Anche perché Porsche, dopo aver rotto con Red Bull, ha deciso, per ora, di non impegnarsi ufficialmente. Quindi il colosso di Wolfsburg ha stabilito di stare in Formula Uno soltanto con la casa dei quattro cerchi. Ma certi programmi potrebbero mutare.
“Abbiamo un po’ di tempo per decidere cosa vogliamo fare nel 2026 e oltre. E’ qualcosa che io e Stella stiamo rivedendo lentamente. Non abbiamo fretta e siamo molto contenti della Mercedes”, ha osservato Zak Brown, amministratore delegato della McLaren. Dietro queste parole si cela un pizzico di insoddisfazione.
Mercedes, negli anni, ha visto regredire le sue prestazioni e ha osservato quasi passivamente la rimonta dei rivali senza riuscire a mantenere quel vantaggio che è stata una delle chiavi per permettere agli “uomini in grigio” – ora in nero – di imporre il proprio dominio sulla categoria per sette anni e mezzo. Oggi il propulsore prodotto in quel di Brixworth non viene considerato quello più efficiente e ricco di cavalli.
Da qui, dunque, la necessità di dare uno sguardo panoramico alle realtà che circondano la McLaren. Consultazioni, quindi, sono appena partite. Zak Brown non ha intenzione di fermarsi alla sola Red Bull. Anche perché, con tutte le ambizioni del caso, si tratta pur sempre di un gruppo nascente che, sebbene possa contare sulla forza di Ford e sul know-how acquisito con Honda, resta sempre una realtà novella che potrebbe incontrare dei problemi. E soprattutto che potrebbe non avere quelle risposte organiche che servono nel momento in cui si incontreranno, se mai dovesse succedere, le prime difficoltà.
Visto che McLaren-Mercedes non è stata in grado di rinverdire i fasti degli Anni ’90, quando con Mika Hakkinen giungevano titoli mondiali e soddisfazioni, Woking potrebbe andare a ricreare un blocco ancora più affascinante e avvolto da un’aura mitica: quello con Honda che riporta all’epopea Senna. Non è un mistero che Andrea Stella e Zak Brown abbiano preso contatti con la casa di Sakura che è iscritta al casellario dei motoristi 2026.
E’ davvero il caso di dire “il futuro è oggi” perché è in questi momenti che si iniziano a definire i piani dei giorni che verranno. La F1 non è lo sport dell’improvvisazione e della casualità. In McLaren, dopo stagioni in cui si è navigato a vista, l’hanno compreso a proprie spese. E l’hanno fatto anche osservando con attenzione lo straordinario lavoro svolto da Red Bull che, da produttore di bibite energetiche, ha apposto la sua forza e il suo paradigma all’intera categoria. Togliamoci il cappello.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Albert Fabrega, Oracle Red Bull Racing, McLaren