Lo avevamo sottolineato nei giorni scorsi: in Red Bull non manca la sapienza nello spostare la pressione nel campo avversario. I campioni del mondo in carica, in Bahrain, hanno messo le cose in chiaro dopo che, nei test, parte del potenziale della RB19 era rimasto celato da programmi di lavoro non esplicitati.
E’ quindi una dinamica naturale quella di identificare Max Verstappen e il suo team come i soggetti favoriti nella corsa ad entrambi gli allori iridati. Altrettanto normale è il tentativo dei rappresentanti della scuderia anglo-austriaca di giocare a nascondersi nonostante performance che, dopo il Gp si Sakhir, hanno spaventato.
“Non abbiamo i numeri esatti delle power unit, ma sulla base di vari confronti e informazioni, riteniamo che il motore Ferrari sia il più potente. Poi ci sono la Honda e la Mercedes, che si avvicinano molto, mentre la Renault è ultima“. Così aveva sentenziato Helmut Marko un paio di giorni fa alludendo alle caratteristiche del tracciato di Jeddah che dovrebbero sostenere l’azione della SF-23.
Questa l’idea del consigliere ed ex pilota austriaco. Parole da stratega, da fine politico e sottile oratore. Poi ci sono loro, quelli che le macchine le concepiscono e le creano: gli ingegneri. E che non si possano lasciare trasportare dalle sensazioni, ma che vivono di numeri, dati e analisi degli stessi.
Red Bull: Adrian Newey non fa voli pindarici
Considerando questi elementi analitici e incrociandoli con le caratteristiche delle piste che offre un calendario di 23 gare, è possibile dire che il vantaggio visto dalla Red Bull RB19 in quel di potrebbe non essere così ampio anche su altri palcoscenici “Sono sicuro che non saremo così forti ogni settimana. In Bahrain non tutto è filato così liscio al nostro interno, come potrebbe apparire dall’esterno“. Questo il pensiero di Adrian Newey.
Sembra strano constatare che, secondo Red Bull, qualcosa non sia andato per il verso giusto nel weekend bahreinita. In effetti, spulciando gli on board, cosa che facciamo sistematicamente noi di Formula Uno Analisi Tecnica, si era notata una certa inquietudine da parte di Max Verstappen che, durante il primo turno di libere, aveva trovato una RB19 diversa nel comportamento rispetto a quella che aveva conosciuto durante le prove invernali.
I tecnici di Milton Keynes hanno quindi lavorato sugli assetti in modo da riproporre quelle condizioni che avevano messo la monoposto davanti al plotone. Il risultato è stato lampante, sotto gli occhi di tutti: gli ingegneri sono riusciti a risolvere piccole questioni in tempi rapidi ed in maniera brillante, tanto che sia l’olandese che il compagno di squadra, Sergio Perez, hanno potuto ottenere una prima fila perentoria che si è tramutata in una doppietta in gara senza appello per gli avversari.
Ma, nonostante ciò, Adrian Newey si dice ancora cauto e ha intenzione di aspettare qualche altra gara per capire se effettivamente la sua creatura sarà dominante come l’anno scorso. Ricordiamo che la RB18 era partita male per poi recuperare in corso d’opera. Cosa che potrebbe avvenire anche quest’anno, ma con altri protagonisti a contenderle il primato. Quindi bisogna andarci cauti e con i piedi di piombo.
Perché, altro fattore importante da considerare, i campioni del mondo avranno meno ore di lavoro a disposizione per sviluppare la macchina a causa del balance of performance tecnico e delle sanzioni inflitte al team a seguito dell’infrazione del cost cap. “Se torniamo indietro di dodici mesi è accaduto l’esatto contrario. La Ferrari ha siglato una doppietta e per noi è stato un fallimento e non siamo stati veloci come loro”.
“Le cose possono cambiare molto rapidamente e vedremo dove arriveremo – ha spiegato il tecnico di Stratford-Upon-Avon – Avessimo a disposizione più tempo in galleria del vento, lo sfrutteremmo. Ma gli altri team sono avvantaggiati, dato che ne hanno più di noi. Sarà una stagione lunga, fatta di 23 gare e ne è trascorsa una sola. Tutti i team saranno chiamati a spingere”.
Ancora poche ore e sapremo se la pista di Jeddah offrirà delle verità diverse da quelle che sono emerse due settimane fa. Chiaramente in Red Bull sperano che le risultanze del Bahrain siano confermate anche qua in Arabia Saudita. Il che vorrebbe dire che il progetto è talmente valido da adattarsi a tipologie di tracciato diametralmente opposte, cosa che nella lunga durata rappresenterebbe un vantaggio decisivo. E schiacciante nella lotta al titolo mondiale.
Di speranza opposta, chiaramente, sono tutti i rivali che si stanno producendo in sforzi sovraumani per cercare di chiudere la distanza dalla vetta. Stessi desiderata di quelli di Liberty Media che tutto si auspicano fuorché di rivedere un mondiale dominato da un solo gruppo e da un solo pilota. Il cui nome, nemmeno a dirlo, risponde a quello del “tiranno” Max Verstappen.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing