Il duo Red Bull sembra la coppia perfetta per la F1 contemporanea. Da un lato la punta di diamante su cui sono “sparati” tutti i riflettori e per la quale il team lavora in via quasi esclusiva. Dall’altro la spalla fedele che prova a massimizzare i risultati della squadra e, quando è necessario, si mette a disposizione del compagno. Questo modello ha funzionato nel primo anno di coabitazione, ossia nel 2021, quando Sergio Perez è stato preziosissimo, soprattutto nell’epilogo di Abu Dhabi, a dare una mano a Max Verstappen nel vincere il titolo mondiale.
Quell’ostruzione, sportivamente lecita e corretta, ai danni di Lewis Hamilton, fu uno dei momenti chiave di un gran premio che poi si è chiuso in maniera controversa per decisioni illogiche e irrituale di un Michael Masi che, successivamente, è stato messo in condizioni di commiatarsi dalla Federazione Internazionale dell’Automobile perché incastrato alle sue responsabilità. Ma questo è un altro fatto.
Red Bull: un modello vincente che prevede il sacrificio del singolo
Nel 2022 questo paradigma idilliaco, almeno dall’esterno, ha mostrato qualche sordo scricchiolio che nella fase finale della stagione è addirittura diventato un boato da terremoto. Il nastro va riavvolto a Barcellona. Durante il Gp di Spagna, infatti, una strategia molto afflittiva ha costretto Sergio Perez a cedere il passo a Max Verstappen che vinse la gara nonostante i problemi al DRS e sebbene George Russell lo avesse costretto agli straordinari per lunghi giri in un duello davvero entusiasmante.
Il piano tattico che mortificò le sue ambizioni di vittoria è un qualcosa che il messicano si legò al dito. La vendetta si consumò dopo sei giorni nelle qualifiche del Gran Premio di Montecarlo. Ricorderete tutti cosa fece Sergio Perez in uscita dal Portier. Analizzammo nel merito quell’episodio e venimmo a capire che il messicano aveva in effetti fatto una manovra deliberata per far finire anzitempo il turno di qualifiche e garantirsi una posizione di vantaggio rispetto al compagno di squadra.
Questa cosa in Red Bull fu immediatamente lampante grazie alle telemetrie e ne seguirono delle discussioni interne che sono emerse soltanto nella fase terminale del campionato 2022. Durante il Gran Premio del Brasile, quello in cui Verstappen evitò di dare una mano al compagno di squadra che era in piena lotta per il secondo posto nel titolo mondiale, la questione diventò chiara a tutti.
L’olandese, con fare quasi sprezzante confermate da team radio non proprio gradevoli ed educati, superò in pista il compagno anziché proteggerlo. Fatto che, alla fine dell’anno, ha pesato nella graduatoria. Tant’è che Perez non è riuscito ad agguantare la seconda piazza che poi è andata a Charles Leclerc.
Subito dopo la gara Verstappen fece allusione all’episodio di Montecarlo, parlando apertamente di una specie di lezione impartita all’intemperante collega. Quel momento ha rappresentato il punto più basso del rapporto tra Max e Sergio. Un lungo lavoro di ricucitura diplomatica è servito durante l’inverno da parte di Chris Horner e Helmut Marko.
Sforzi che sembrano aver dato i propri frutti visto come è andato il Gran Premio del Bahrain (ma anche quello di Abu Dhabi 2022) e, soprattutto, considerando le dichiarazioni d’amore che il talento di Hasselt ha rivolto nei riguardi del suo collega di casacca.
Red Bull. Verstappen/Perez: intesa ritrovata
“Ho avuto modo di conoscere Checo molto meglio negli ultimi anni – ha raccontato Verstappen al britannico Daily Mail – Ha guidato brillantemente per la squadra quando ho vinto il mio primo titolo mondiale ad Abu Dhabi. È stato superbo quel giorno. Eravamo rivali prima, soprattutto quando ho iniziato in Toro Rosso, e poi ho avuto modo di conoscerlo in modo un po’ più personale. Quello che mi piace è che è un padre di famiglia e si prende davvero cura dei suoi amici“.
Verstappen dà un’idea di sé che risulta alquanto strana e poco coerente con certe verità emerse dalla pista. Ossia quelle che descrivono un pilota che vive letteralmente per la vittoria. Parole che vengono duramente smentite dalla prassi, perché quando l’olandese abbassa la visiera diventa un vero e proprio cannibale, caratteristica tipica dei fuoriclasse del motorsport.
“La F1 è molto importante e vuoi avere molto successo, ma non è la fine del mondo se non vinci. Tutti abbiamo vinto gare, lui è il messicano di maggior successo, ma non è tutto perché la maggior parte della tua vita va avanti dopo che ti sei fermato“.
La sensazione è che queste pubbliche uscite di Verstappen siano manovre di facciata per raccontare un rapporto che alla fine soddisfa più l’olandese che il messicano. Un rinsaldato e rinverdito legame professionale che deve servire a reiterare le caratteristiche del modello Red Bull che fa all-in sul singolo e non sulla coppia. Come, di converso, succede in Ferrari e in Mercedes.
Chiaramente la differenza in termini di prestazioni tra i due piloti è evidente, è la storia che lo racconta. Max è sicuramente più veloce e più dotato tecnicamente di Perez. Ha una visione d’insieme più efficace che gli consente di mettere più vittorie nel paniere personale. Ma, nonostante ciò, gli serve un clima ideale per poter sciorinare le sue straordinarie prestazioni.
Quella classica comfort zone che va a sublimare la grande capacità di guida di un pilota che, a 25 anni, ha già infranto diversi record e che di questo passo può addirittura riscrivere quelli che sembrano inarrivabili e che sono nelle mani di Michael Schumacher e Lewis Hamilton.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing