Ho perso il conto a leggere del disgusto misto ad orrore di tanti, ben più blasonati e esperti di me, che hanno apostrofato con le dovute parole e toni e ragionamenti conseguenti l’obbrobrio andato in onda in Australia.
Eppure anche io, inviperito oltre modo, non ho considerato un punto di vista che la calma mi ha poi riportato alla mente… cercate di seguirmi e poi datemi pure il vostro parere.
Inutile girarci attorno. I piloti sono il vero anello debole di questa Formula 1. Bravi, fortissimi in pista. Ma non autorevoli se si eccettua Verstappen e Hamilton. Ciascuno modo suo e con determinati interessi. Non consci, forse, di essere davvero al vertice del motorsport e che una loro parola pesa e tanto. Spesso totalmente proni al team, al loro addetto stampa, ai voleri di una F1 e una Federazione che forse non concepiscono diverse perché in queste sono cresciuti.
Eppure, un poco di amor proprio nel voler conoscere i grandi piloti e spesso grandi uomini che hanno calcato le piste prima di loro, avrebbe dovuto instillare un senso più alto del loro pilotaggio e del loro passare leggeri, prima che siano in un battibaleno consegnati all’eternità della storia, per dare il loro apporto non solo nelle battaglie in pista, ma perché il loro sport fosse ancora uno sport.
Troppo impegnati a scrivere sui social, a fare le gare virtuali. A fare meme, foto, mini-dirette sui più disparati motivi.
Quello che io vorrei vedere dai piloti del “pinnacle of motorsport” non è la dichiarazione estemporanea, magari opposta a quella del giorno prima. Ma una vera e propria presa di posizione. E fatti conseguenti.
Eppure dovrebbero amare di più lo sport che fanno. Perché poi lo sport non è una cosa così piccola nella nostra vita.
E’ Etico, perché lo sport è etico. Insegna a lottare anche con durezza ma rispettandosi.
Con le dovute concessioni alla modernità e allo spettacolo, figuriamoci se non sono cambiate le monoposto, i regolamenti e la sensibilità su tematiche come la sicurezza. Ma non invertendo l’ordine dei fattori, che non è come nella somma matematica… cambia davvero tutto mettere lo spettacolo prima dello sport.
E’ Equo. Perché lo sport è equo. Vince chi è più bravo, talentuoso e determinato nel connubio con il mezzo migliore, non chi è più fortunato. Capita talvolta che la fortuna ci metta lo zampino, ma nella carriera tutto si bilancia e chi è campione si veste da campione, chi è gregario resta gregario. E vi sembra equo cercare di movimentare in ogni modo la classifica per la gioia di appassionati neofiti?
E’ Giusto. Perché lo sport è giusto. Ci sono dei regolamenti chiari, un ente terzo che suggella e certifica sanzioni e vittorie. Questo di norma.
Se tutte queste cose vengono a mancare e se non si sa perché e come si è arrivati alla griglia di partenza o al podio finale, spesso fra carte bollate, possiamo chiamarlo in mille modi. Potrà pure essere lo spettacolo più bello del mondo (e ne dubito), ma non è sport.
Ammettiamolo. Manca un Lauda, un Senna, un Jackie Stewart e via discorrendo. Qualcuno che prenda i piloti e dica: ora basta. Sapete chi è il presidente della Grand Prix Drivers Association? Russell…
In un ruolo in cui ci vorrebbe un pilota navigato, o anche un ex pilota che abbia carisma e che sappia farsi sentire.
Ora come ora Domenicali sa di aver buon gioco con ragazzini cresciuti spesso in un mondo ovattato. E si capisce anche perché, allora, siamo arrivati anche a questo punto.
Chiudo questa premessa ricordando a me stesso e a chi mi legge quanto vado affermando, ormai non più da solo, sulla follia di cercare lo spettacolo attraverso bandiere rosse, SC, VSC, ripartenze “miste” usate “ad mentula canis”.
Qualche pilota potrebbe farsi male, molto male. Dio ce ne scampi e liberi. Ma, in quel caso, sarebbe facile individuare i protagonisti diretti e indiretti di questa pericolosa deriva che trasforma sempre più uno sport in una soap opera pericolosa per i partecipanti in pista.
Gp Australia 2023: i voti
Domenicali. Voto: Terminator.
Abbiamo il dovere di essere creativi verso i nuovi appassionati. Le prove libere servono solo agli ingegneri. Si potrebbero unire Moto GP e F1… E’ ammirevole e inquietante allo stesso tempo quello che quest’uomo riesce a proclamare un giorno sì e l’altro pure, con proposte che diventano via via sempre più incredibili, surreali, stravaganti e potenzialmente pericolose per i piloti.
Ma il nostro, ormai avete imparato a conoscerlo, è fatto così.
Gli hanno formattato gli anni in Ferrari e lui, da perfetto manager e “distruttore di cose”, agisce secondo il nuovo programma. Qualcuno lo dipinge come un umile impiegato che è costretto a subire le angherie del datore di lavoro (LM) e che magari non le pensa davvero le cose che dice.
E qui sta l’inghippo. Domenicali è esattamente come le sue parole, e lui per primo crede davvero alle “magnifiche e progressive sorti” (Leopardi dixit) della nuova F1. Se non ci credesse, si sarebbe dimesso da un pezzo.
Max Verstappen. Voto: ottimo. Non tanto per la vittoria, che ha voluto freddamente e con calma, conscio anche dell’astronave che ha, ma per le parole pronunciate sabato e critiche verso la “fantastica Formula” voluta dal terminator Domenicali.
Leclerc. Voto: Psicodramma.
Le cose si sono messe male sin dall’inizio di questo (per ora) disgraziato mondiale. Che dire… che quando sei costretto a sovraguidare per recuperare posizioni, con una tensione crescente dopo la pessima qualifica, l’errore è dietro l’angolo. Più parti dietro, più è facile un contatto.
Avevo detto ad un caro amico che una delle due Ferrari non avrebbe superato il primo giro. E no, non sono menagramo, è che Leclerc era dannatamente indietro e il circuito si presta ai casini in partenza.
Sainz. Voto: Psicodramma bis. Carlos aveva fatto tutto bene e aveva portato la sua monoposto, dopo lo sprofondo del pit anticipato arrivato prima della bandiera rossa, in una bella quarta posizione (sì, di questi tempi dobbiamo accontentarci di questo). Poi ha azzardato anche lui, ingolosito dal terzo posto o semplicemente calcolando male le misure e al terzo via… patatrac. 5 secondi con la pantomima finale che sono diventati un’enormità.
Strategie Ferrari. Voto: 6. Il rischio era un rischio calcolato. E con il senno di poi è facile dire che non ci doveva essere la chiamata a Carlos. Ma chi avrebbe pensato che avrebbero messo bandiera rossa? Non trovo errori in questa scelta che ha condizionato tutta la gara di Sainz.
W14. Voto: Eppur si muove. Certo che per essere un progetto fallimentare, di cui è stata annunciata la versione “b”, non è andata malaccio Mercedes…
Hamilton. Voto: 9. La monoposto non gli piacerà, ma lui il suo lo fa. Ottimo secondo.
Valvassore. Voto: boh. La mano di Fred si comincia a vedere a livello operativo. Tuttavia le dichiarazioni restano sempre il punto debole, nonché il tallone d’Achille di Ferrari da ormai non so più quanto tempo.
Alonso. Voto: due facce. Ho grande ammirazione per il pilota/campione Alonso, che ha raccolto molto meno di quanto avrebbe dovuto. Ma talvolta resto assai interdetto dalle sue interviste e dichiarazioni. Ammetto che per me l’asturiano continua a restare un oggetto misterioso fuori dalla pista…
Stoner. Voto. 92 minuti di applausi interrotti. La sua dichiarazione sui social: “FIA, hai imbarazzato te stessa oggi con la F1. Che confusione totalmente non necessaria. Per favore, ricordatevi tutti che questo è in prima battuta uno sport e poi in secondo luogo un intrattenimento. Non il contrario”. La seduta è tolta.
Mentre sto scrivendo apprendo che le scuderie di F1, all’unisono hanno approvato la proposta di cambiare di nuovo il format del fine settimana per le schifezze-sprint. A Baku. E questo non è un bello spot per lo sport. Checché ne dica il Domenicali di turno.
Non c’è altro da aggiungere… se non che di “utili idioti” (citazione leniniana) è pieno il mondo e la storia e che i soldi possono davvero comprare tutto. Sino a quando ci sono…
P.S.: Tre settimane di pausa. Un tempo che speriamo in Ferrari (ne dubito ma Pasqua arriva domenica prossima, chissà…) serva per migliorare la monoposto. E calmare Leclerc.
Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Foto: F1