Con il crescere dell’età cambia anche la percezione sul mondo circostante e sul modo di gestire le cose. Una banalità, questa espressa, che vale in ogni ambito dell’essere umano, quindi anche per la sfera lavorativa. L’esperienza e la saggezza sono preziosi amici da invocare quando la situazione si fa difficile. In F1 il bagaglio conoscitivo acquisito nel corso delle stagioni può dare una grande mano per venir fuori da momenti particolarmente critici.
E’ grazie alla maturità che Fernando Alonso si è saputo rimettere in gioco ritornando in Formula Uno e ricostruendo, mattone dopo mattone, la possibilità di accedere nuovamente ad un team che gli può permettere di ritornare alla vittoria. E proprio in forza dell’esperienza un altro “vecchietto illustre” deve barcamenarsi per non soccombere nel duello interno con un leoncino affamato come George Russell. Il riferimento, è chiaro, e a Sir Lewis Hamilton.
F1. Hamilton: Russell rappresenta una sfida più ostica rispetto a Bottas
Dopo aver avuto un compagno veloce ma remissivo come Valtteri Bottas ora il sette volte campione del mondo si ritrova in squadra un pilota che deve essere il futuro della Mercedes e che sta prendendo sempre più importanza all’interno del team che gli riconosce la responsabilità di sobbarcarsi questo gravoso compito.
Per ora Russell sta interpretando meglio la Mercedes W14 e la cosa è ratificata dalla qualifiche nelle quali assistiamo a un 3 – 0 per il talento di King’s Lynn. In gara le cose vanno meglio e, anche complice il ritiro occorso alla vettura n°63 durante il Gran Premio d’Australia, Hamilton ha potuto aprire un gap abbastanza sostanzioso che probabilmente non fotografa i valori attualmente riscontrati.
E’ proprio alla domenica che si assiste a un cambio di passo nello stile di Lewis. Quel pilota iper aggressivo che abbiamo visto nella fase iniziale della carriera si è trasformato in un attento ragioniere che cerca di massimizzare tutte le occasioni che la pista offre. Ma non solo, si vede anche un mutato approccio alle gare, a come si conduce la macchina e a come si combattono i duelli con gli avversari.
Spesso abbiamo visto il britannico non forzare nelle manovre di sorpasso o in quelle di difesa per evitare di rovinare anzitempo le gare. L’eccezione a questa sorta di nuova regola la si è avuta soltanto quando, negli specchietti o davanti, c’era Max Verstappen. In quel caso non c’è strategia votata alla pacatezza che tenga: dal 2021 in poi i contatti tra i due protagonisti sono sempre stati abbastanza “cruenti”, sportivamente parlando.
Hamilton, quindi, per sopravvivere in questo nuovo contesto nel quale non è l’unica star della scuderia deve riadattare se stesso. E deve farlo sia in pista sia sulla tipologia di ruolo che gioca nella squadra. E anche nel tipo di lavoro da svolgere nel far crescere la vettura. Questa è l’idea di Damon Hill.
F1. Hamilton: con l’età muta l’approccio al rischio
Il campione del mondo 1996 ha dichiarato che il rapporto tra Hamilton e Russell ricorda quello che si instaurò tra Niki Lauda e Alain Prost. L’ex Williams sostiene che sia piuttosto fisiologico che un pilota più anziano, nel momento in cui si trova in squadra un driver molto veloce e consistente, possa cominciare a dedicarsi a ciò che conta, ossia alla gara, rinunciando a focalizzarsi sulla prestazione pura, quindi al giro di qualifica. Forse così si spiega la situazione fortemente sbilanciata cui stiamo assistendo alla fine dei turni del sabato.
Per suffragare la sua tesi, al podcast F1 Nation, Hill ha raccontato un aneddoto che spiega come possano mutare le dinamiche psicologiche e quindi l’approccio al rischio. “Ricordo che ho provato una moto quando avevo 20 anni: ho volato intorno alla pista. Quando invecchi – e se hai anche avuto incidenti – il tuo cervello dice <<Ho bisogno di essere più circospetto>>. Pertanto, è possibile che la velocità istintiva e inconscia abbia iniziato ad abbandonare Lewis”.
L’ex Williams ritiene che, dato lo status di sette volte iridato e visto che è all’undicesima stagione consecutiva all’interno di Mercedes AMG F1, Hamilton non debba fare quel lavoro duro necessario ad un pilota emergente per affermarsi. È come se Lewis dovesse solo aspettare che le cose maturino per iniziare a raccogliere i frutti. Praticamente l’inversione del paradigma che si è visto nel 2022, quando è stato il pluri-iridato a sobbarcarsi gran parte del lavoro sporco Per tirare fuori la W13 dalle difficoltà.
E’ come se il britannico dovesse starsene appollaiato ad aspettare che gli eventi si compiano. In pratica, nel giudizio di Hill, deve eliminare le distrazioni durante i periodi di inattività e concentrarsi esclusivamente sui weekend di gara trovando una tavola già apparecchiata sulla quale fiondarsi. E’ difficile dire se questo tipo di scenario si realizzerà perché Hamilton è un tipo smanioso e non riesce a starsene con le mani in mano senza contribuire alla crescita tecnica della vettura.
Ma le contingenze attuali e la presenza di un compagno di squadra agguerrito potrebbero far cambiare il modello operativo imponendogli di essere meno stressato e più concentrato sui momenti nei quali il cronometro conta davvero. La sensazione è che il vero mondiale di Hamilton inizierà nel momento in cui la W14 progredirà drasticamente, così come è stato annunciato dai plenipotenziari della scuderia.
La freccia nera modello 2023 non pare essere proprio nelle corde di Lewis che sta soffrendo una monoposto dal retrotreno un po’ troppo leggero. Condizione alla quale, di contro, meglio si è adattato Russell. La versione B preannunciata per Imola dovrebbe aiutare il driving del pilota di Stevenage che, a quel punto, potrebbe mettere in pratica i suggerimenti di Damon Hill lanciandosi nella disperata rincorsa di Max Verstappen che, per quella data, avrà probabilmente mollato gli ormeggi e preso il largo in classifica.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG