lunedì, Dicembre 23, 2024

La F1 sconfessa se stessa e la sua storia

Contrordine: i domini in F1 Non sono più un problema! Per molto tempo Liberty Media ci ha raccontato di voler realizzare una categoria molto compatta nei valori e nella quale le vetture riuscissero a sorpassarsi con pochi affanni potendosi seguire da vicino in curva senza risentire degli effetti negativi dell’aerodinamica. 

Per fare ciò era stato istruito un sistema basato su tre pilastri: il budget cap, il balance of performance tecnico e le regole aerodinamiche entrate in vigore sul nascere del campionato 2022. Senza sciorinare numeri e statistiche possiamo dire che, sostanzialmente, gli obiettivi non sono stati centrati.

F1: per Liberty Media il livellamento prestazionale non conta più

Se è vero che nella pancia del gruppo si nota un certo livello di omologazione prestazionale, è al vertice che è emerso un solo soggetto che sta imprimendo un passo che gli altri non riescono a mantenere. Dal lungo dominio Mercedes siamo passati a quello Red Bull caratterizzato da una forbice così aperta che non sembra possa chiudersi entro questa stagione e forse anche nelle altre due che mancano all’ennesima rivoluzione regolamentare.

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Vista posteriore della Red Bull RB19 – Gp Australia 2023

Se fino a poco tempo fa quello di evitare di avere un solo soggetto a comandare era un cruccio di Liberty Media e della Federazione Internazionale dell’Automobile, oggi questa “fissazione” sembra essersi ammorbidita, probabilmente sgretolatasi in virtù della presa coscienza di chi governa il motorsport che è impossibile arginare la fantasia e la capacità di un singolo team che riesce a interpretare meglio degli altri (e forse della stessa FIA) il corpus normativo vigente.

C’è una cosa interessante da vedere nei nuovi mercati, da dove sta arrivando il nuovo pubblico, questo non è un fattore davvero importante. Se i fan più accaniti vedono un’auto che domina il loro livello d’interesse diminuisce. Nei nuovi mercati, per i nuovi fan che si avvicinano, questo non è molto importante“. Parole di Stefano Domenicali che mettono una pietra tombale sulla volontà di livellare davvero la categoria e che dicono che al centro di tutto non c’è lo sport ma il mercato. E che lo zoccolo duro della F1 conta meno di zero nella visione strategica dei “padroni del vapore”.

Il manager imolese ha proseguito nel suo ragionamento affermando che a centro gruppo si registra una grande compattezza e che è questo l’obiettivo che le tre colonne di cui sopra si prefiggono nel lungo periodo. Una sorta di contraddizione con quanto affermato in precedenza perché, effettivamente, il cruccio di avere una Formula Uno più imprevedibile è noto, visto quante volte è stato sbandierato. Ma l’incapacità di raggiungerlo, evidentemente, ha fatto mutare mediaticamente l’approccio dell’ente che possiede la massima categoria dell’automobilismo sportivo. 

Greg Maffei, che di Liberty Media è amministratore delegato e può dunque essere considerato una sorta di superiore di Stefano Domenicali, è andato incontro alle opinioni del manager italiano quando ha enunciato una teoria imprecisa che afferma che, quest’anno, la categoria è più eccitante perché vi sono statisticamente più sorpassi rispetto al campionato precedente. Non è così. 

I numeri raccontano che la quota sorpassi si è abbassata rispetto a 12 mesi fa e questo per effetto delle modifiche regolamentari apportate all’area dei fondi che hanno riportato in auge l’importanza dell’aerodinamica superiore. Cosa che ha fatto sì che si ripalesassero vecchi problemi che la FIA aveva immaginato di superare con le auto “next gen” basate sull’effetto Venturi

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Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group

F1: la guerra di Liberty Media alla memoria storica

Chiaramente, in questo frullatore dentro il quale l’ingrediente principale è la necessità di fatturare e di aumentare i profitti, la quota storico-tradizionale dell’intruglio è sempre più limitata. Domenicali e il suo gruppo di riferimento sembrano quasi voler muovere guerra ai circuiti iconici che non presentano determinate caratteristiche che possano esaltare quel lato che è in cima all’agenda del gruppo americano: lo spettacolo e la capacità di intrattenere il pubblico.

Ricordiamo che l’anno scorso Spa Francorchamps ha strappato un rinnovo annuale, ma la situazione resta critica e non si sa ancora se, nonostante ulteriori lavori di ammodernamento che sono in corso, ci sarà un futuro per il circuito che sorge nei boschi delle Ardenne.

Con la Cina che nel 2024 rivendica la possibilità di ritornare in calendario dopo aver superato i problemi relativi al Covid-19 e il Sudafrica che spinge forte alle porte della Formula Uno per avere un gran premio, ecco che proprio “l’università dell’automobilismo” rischia di essere sbattuta fuori dal Circus senza troppi ringraziamenti e cerimonie.

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Max Verstappen approccia la storica curva Eau Rouge durante il Gp del Belgio 2022

Domenicali ha criticato quell’atteggiamento dei gestori delle piste storiche secondo cui si tende troppo a guardare il blasone piuttosto che osservare il futuro e a quello che si può fare per migliorare. Il manager sportivo ha addirittura parlato di atteggiamento arrogante, di una sorta di diritto acquisito da parte dei rappresentanti di certi tracciati che credono di essere inattaccabili per il particolare status e per il fascino che esercitano sul pubblico.

L’ex team principal Ferrari non usa mezzi termini e parla di una Liberty Media trasparente ma risoluta e convinta che gli organizzatori dei vecchi circuiti devono aderire e piegarsi alle volontà di chi possiede la serie iridata capendo che al centro del discorso non c’è più solo l’azione in pista, ma tutto un contorno fatto di spettacolo, intrattenimento, vendita di gadget e “via fatturando”.

In parole semplici: o fate come diciamo noi o siete fuori. Un atteggiamento poco democratico, ma che purtroppo bisogna contemplare nel momento in cui esiste un soggetto padrone che detta le regole. Cosa che Liberty Media può fare agevolmente perché i circuiti che premono per entrare nel salone delle feste sono davvero tantissimi. Il gruppo americano, inoltre, può permettersi anche di chiedere cifre blu ai promoter che sono disposti a lanciarsi in vere e proprie aste pur di spuntarla.

Da qui le difficoltà in cui versano molti impianti storici che fanno fatica a raggranellare la cifra necessaria per vedere i bolidi a ruote scoperte girare sul proprio asfalto. Oggi potrebbe toccare a Spa Francorchamps, domani potrebbe essere il turno di Monza la cui posizione è in bilico, tanto che Matteo Salvini, ministro dei trasporti e delle infrastrutture, ha attivato una serie di colloqui proprio con Domenicali per capire come fare per scongiurare il rischio che il tracciato brianzolo sparisca dal calendario.

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Lo spettacolo offerto dalle Frecce Tricolore prima della partenza del Gran Premio d’Italia

La verità appare di semplice lettura: la Formula Uno sta cambiando considerando che ha avviato un processo di ristrutturazione filosofica ormai irreversibile. C’è soltanto da scegliere cosa fare ed è una percezione soggettiva: contestarla strenuamente e abbandonarla o adattarsi al nuovo che avanza cercando di godersi il buono – ammesso che ve ne sia – di quello che Liberty Media offre con la sua proposta. 

Finché i mercati premiano l’azione del gruppo statunitense il processo non si arresterà. Bisognerà capire se, nel lungo periodo, questi continui rimaneggiamenti e questa manifesta volontà di destrutturare i valori fondanti del motorsport non diventeranno una sorta di boomerang avviando un processo inverso che potrebbe aprire a scenari di crisi.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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