Ricalibrazione. Alla quarta stagione di applicazione del budget cap è giunto il tempo di fare un tagliando e di cambiare qualcosa che effettivamente non sta funzionando. Quello del tetto di spesa è uno dei tre pilastri che Liberty Media e la FIA hanno eretto per creare la F1 2.0, quella del livellamento prestazionale, della mobilità valoriale interna e della capacità di produrre più soggetti in grado di vincere.
Tutto questo, in effetti, non lo abbiamo potuto ancora osservare. Il cost cap (pilastro 1) è stato introdotto nel 2021 insieme al balance of performance tecnico (pilastro 2) a cui si è aggiunta poi la rivoluzione regolamentare tecnica (pilastro 3) dell’anno scorso. Elementi che hanno generato una sola, visibile modifica: cambiare il soggetto dominante ma non la dinamica che porta al dominio.
Quindi oggi è Red Bull a condurre le danze e l’altra novità è che Aston Martin è riuscita ad uscire dalla pancia della griglia di partenza per presentarsi come soggetto spendibile in maniera costante per il podio. Poco, pochissimo rispetto a quanto era stato annunciato. Al di là di quelle che sono le pubbliche dichiarazioni di Stefano Domenicali e degli altri plenipotenziari della Formula Uno, chi detiene il potere di cambiare le cose si sta cominciando profondamente ad interrogare sulla validità degli espedienti introdotti per rendere il Circus il luogo della totale concorrenza.
F1. Budget cap: si va verso la revisione?
Durante l’ultima riunione della F1 Commission la questione è stata seriamente presa in considerazione. I vertici hanno iniziato a capire che l’istituto del budget cap non sta consentendo ai team minori di recuperare terreno su quelli più strutturati. Si sta addirittura sortendo l’effetto contrario.
Le scuderie di fascia media o bassa, quelle che per esempio non hanno in pancia determinate strutture o modalità operative efficienti o tutti quegli altri elementi che permetterebbero loro di assottigliare la distanza dai top team, non hanno la disponibilità di spendere per poter mettere in cantiere un massiccio piano di investimenti.
Se certi tipi di spese sono stornate dal cost cap, come ad esempio quello relativo all’implementazione di nuove gallerie del vento, ci sono fattispecie che rientrano invece all’interno dei vincoli e che non permettono che si possa investire per crescere e per ricucire uno strappo che evidentemente esiste tra i tre top team e chi sta inseguendo.
F1. Il budget cap solidifica le sperequazioni
Il budget cap, in parole semplici, amplifica le differenze e blocca la scala mobile dei valori. Il direttore dell’Alpine, Otmar Szafnauer, ha affermato che gli attuali limiti di spesa di capitale sono iniqui quando ha sottolineato che il tetto del genera alcune differenze intrinseche.: “Se sei un piccolo team e non hai una grande galleria del vento e non puoi costruirne una, sei fregato per sempre. Ecco perché c’è una deroga per le nuove gallerie”.
Proprio per tale ragione i regolamenti finanziari concedono una deroga sulla costruzione delle gallerie del vento. Quindi, in base a questo principio, mutatis mutandis, il team principal dell’Alpine vorrebbe che anche altre fattispecie rientrassero in questa particolare normazione. “Vogliamo che altre infrastrutture e altri strumenti oltre la galleria vengano trattati allo stesso modo”. Il riferimento, tra gli altri, è ai banchi di prova che i grandi team hanno e i piccoli no. Se non si consente questa spesa l’iniquità rimarrà per sempre.
La situazione è piuttosto seria e il fatto che se ne parli nella F1 Commission vuol dire che tutte le parti in causa cominciano a farsi carico di una problematica che potrebbe essere limitante nel tempo. Non solo i decisori, quindi, ma anche le scuderie, comprese quelli più ricche e strutturate, stanno ammettendo che la divisione tra testa e coda è troppo ampia e che serve qualcosa per restringere il campo e per trasformare il carrozzone in qualcosa di realmente competitivo. A tutto vantaggio dello spettacolo, della vendibilità e dei profitti.
Indicativo dello stato attuale è quanto è stato fatto notare da James Vowles che ha effettuato il passaggio probabilmente dalla scuderia meglio a quella peggio organizzata di tutta la griglia di partenza. L’ex capo stratega della Mercedes ha trovato macerie in quel di Grove che vanno rimosse per poi costruire una franchigia praticamente da capo. Servono molti soldi per permettere alla nobile decaduta Williams di sedersi al consesso delle scuderie vincenti. Ma, soprattutto, è necessario che certi lacci regolamentari vengano spezzati.
Vowles ha parlato di tutela del principio della meritocrazia. Anche le squadre di fascia piccola devono poter avere la possibilità di raggiungere i grandi team e di disporre delle stesse risorse. L’ingegnere inglese ha spiegato come nella factory manchino elementi essenziali che sono già presenti in altre squadre da molti anni.
Il team principal ha raccontato che ci sono sistemi software che consentono di capire correttamente dove siano allocati tutti i pezzi che compongono una monoposto. Un qualcosa che razionalizza e snellisce notevolmente il lavoro di chi deve assemblare 15.000 parti per creare una vettura capace di scendere in pista. Bene, in Mercedes questo programma era presente ed operativo da molti anni.
In Williams manca del tutto e per implementarlo bisogna ricorrere ai fondi che compongono il budget cap. E chiaro che questo rappresenti un limite molto grosso per le scuderie che devono recuperare perché sono obbligate a sottrarre alla ricerca e allo sviluppo della macchina i fondi necessari per colmare il gap.
F1. budget cap modulare per aiutare le scuderie piccole
Le esperienze narrate da Otmar Szafnauer e da James Vowles non fanno che confermare che la Formula Uno, in questo momento, deve gestire il problema budget cap. Problema, avete letto bene. Perché un regolamento finanziario così incatenante sta di fatto limitando lo slancio delle squadre di media e bassa classifica, sortendo l’effetto contrario di quello desiderato. Anziché ridurre le distanze, difatti, il delta si sta allargando e la nociva dinamica, nel tempo, potrebbe ulteriormente rafforzarsi.
Per questo motivo si sta pensando di rendere più elastico il corpus normativo e di introdurre altre voci di spesa che non sottostiano alla tagliola del cost cap. Chiaramente questo provvedimento non dovrà valere per tutti, ma soltanto per quelle scuderie che dimostrano di avere dei deficit manifesti in talune aree. Col fine precipuo di colmarli.
Iniziativa lodevole nella quale finalmente a trionfare è il buon senso. E che dimostrerebbe anche una certa intelligenza da parte dei decisori che, dopo l’esperienza acquisita sul campo, capiscono che alcune ricalibrazioni sono necessarie. Per ora siamo alla fase delle discussioni iniziali, nei prossimi round la questione sarà nuovamente sul tavolo dei capoccioni del Circus e si spera che una revisione possa arrivare in tempi utili.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Alpine, Williams Racing