Uno degli aspetti fondamentali delle qualifiche in F1 è la corretta preparazione dei pneumatici tramite il cosiddetto “warm-up lap”, in cui ai piloti è chiesto di potare le gomme nella finestra termica ottimale. In determinate piste si ha “l’obbligo” di effettuare un doppio giro di attivazione e, a fronte di questa necessità, si percorre un ulteriore tornata di preparazione ad andatura ridotta.
In in talune occasioni questo scenario ha originato incomprensioni con i colleghi impegnati nel proprio giro veloce, in altre si è addirittura rischiato l’incidente. Su alcuni tracciati abbiamo assistito a giri di warm up a ritmi talmente blandi, infatti, che in automatico si sono generati trenini simili a quelli che si creano in regime di Safety Car. Emblematico in tal senso la Q3 delle qualifiche del Gran Premio di Monza del 2019.
A complicare la situazione esiste un gentlemen agreement in base al quale i piloti non dovrebbero superarsi proprio nel corso dell’outlap. Sinora tale gestione è stata osservata dalla Federazione Internazionale solamente dal mero punto di vista sportivo.
Tuttavia l’evoluzione della F1 rischia di trasferire la problematica nel campo della sicurezza. Le dimensioni giunoniche delle nuove wing car, unitamente ai tracciati dalla geometria complessa, rendono molto più arduo il compito sia nel giro veloce che nelle tornate di riscaldamento.
Basti pensare al layout di Jeddah con le sue velocissime curve cieche che non lasciano grossi margini di manovra rispetto alla linea di percorrenza ideale. In generale, nei circuiti old style, la carreggiata risulta davvero troppo piccola per la nuova generazione di vetture.
Montecarlo, Ungheria, Singapore, Australia e la stessa Montreal, presentano sezioni della pista in cui lasciare spazio al pilota che segue inizia ad essere un esercizio abbastanza complesso anche per chi sta effettuando il proprio giro di preparazione.
F1: la problematica di sicurezza con diverse soluzioni
Potrebbe ritornare d’attualità la disciplina delle qualifiche utilizzata tra il 2003 e il 2005. La qualifica si svolgeva con la formula della Superpole. Era previsto un unico tentativo, con un solo pilota in pista. All’epoca erano ancora consentiti i rifornimenti e le scuderie potevano decidere il quantitativo di carburante da utilizzare nel primo stint di gara. Banditi i rifornimenti l’opzione dell’unica monoposto in pista sarebbe quella che offrirebbe il maggior livello di sicurezza e nessuna incomprensione tra i piloti.
Tuttavia secondo i paradigmi di Liberty Media appare assai improbabile il ritorno a un format che giocoforza comporta poca azione in pista. L’organo di governo del motorsport ha introdotto un tempo massimo sul giro che i piloti devono rispettare, dove i piloti possono rientrare procedendo molto lentamente nei primi settori per poi mettersi in regola in prossimità del terzo segmento.
Trascurando il primo settore dell’outlap in cui le auto escono dai box con penumatici non in temperatura ottimale, in tutti gli altri settori, compreso il primo nel caso di un secondo giro di warm up, si potrebbe fissare un tempo massimo di percorrenza per mantenere un ritmo di percorrenza accettabile. Questo criterio impedirebbe ai piloti impegnati nel proprio giro veloce di trovarsi dinanzi a vere e proprie chicane mobili.
Restringere la finestra cronometrica dei warm up lap potrebbe dividere il fronte dei team in relazione all’adattamento delle rispettive monoposto rispetto ai compound forniti da Pirelli. Alcune vetture necessitano un’andatura limitata che non stressi la mescola nei primi due settori per poi dare uno strappo nel terzo e disporre di pneumatici nella finestra termica ottimale.
L’auspicio è che lo “show a tutti i costi” della dirigenza a stelle e strisce non prevalga sugli interessi di parte e che la FIA, pertanto, sappia disciplinare il corretto atteggiamento dei piloti in qualifica che in più circostanze è degenerato in dinamiche assai pericolose e del tutto ingiustificate.
Autore e grafiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: F1