Sembra passata un’eternità da quando Frédéric Vasseur affermò che Laurent Mekies fosse un collaboratore così prezioso e del quale non avrebbe fatto a meno, soprattutto in un periodo nel quale la Ferrari stava affrontando quei mari burrascosi rappresentati dai molti e repentini cambi interni. Al team principal di Draveil serviva un uomo che conoscesse bene la squadra e che potesse aiutarlo a rimettere a posto tutte le tessere del puzzle che risultavano sparigliate dopo l’addio di Mattia Binotto.
Ricordiamo che, per la storica scuderia italiana, sono stati giorni tumultuosi quelli che hanno caratterizzato la fine del 2022 e l’avvio del 2023. I commiati simultanei di Gino Rosato e di Jonathan Giacobazzi, la rimodulazione dei ruoli operativi di Inaki Rueda spostato al remote garage di Maranello e sostituito da Ravin Jain al muretto, per non dire del fulmine al ciel sereno rappresentato dal passaggio in McLaren di David Sanchez, avrebbero necessitato di atolli ai quali appigliarsi in un momento di passaggio che probabilmente non è stato ben gestito nel timing.
Ecco perché l’annuncio dell’ingaggio dell’ingegnere francese da parte della AlphaTauri, scuderia per la quale, in passato, con il nome di Toro Rosso, ha già svolto mansioni di capo ingegnere, ha destato qualche perplessità che si va aggiungere a quelle che erano sorte già dopo che il manager ex Sauber aveva messo piede negli uffici di Via Abetone.
Mekies, dopo aver lasciato il team di Faenza, si è unito allo staff della FIA, nel 2014, dove ha svolto mansioni di direttore della sicurezza ed è stato successivamente nominato vice direttore di gara, nel 2017. Nel settembre 2018 arriva il passaggio a Maranello nelle vesti di direttore sportivo. L’anno seguente ricopre la carica di responsabile del dipartimento Track and Performance. Nel gennaio 2021 è stato nominato vice team principal e Direttore Corse.
Ma la sua esperienza rossa ha lasciato più di una perplessità. Difatti si ricordano alcuni episodi nei quali il suo operato non è stato efficace. La mente corre alla famosa review che la Ferrari chiese dopo la penalizzazione di Sebastian Vettel in Canada con un processo gestito in maniera molto maldestra e dagli inevitabili esiti disastrosi. Andamento che, in qualche misura, somiglia al ricorso effettuato proprio qualche settimana fa circa la sanzione comminata a Carlos Sainz nelle battute conclusive del Gp d’Australia. Un accesso al giudice d’appello altrettanto infruttuoso e basato su fondamenti molli.
E’ come se il suo ruolo in seno alla squadra fosse stato troppo ampio e poco definito. Si è avuta la percezione che non sia stato totalmente utile alla causa, specie sulla gestione dei casi spinosi e sebbene giungesse dall’esperienza accumulata a Place de la Concorde. Quindi, in linea di massima, il suo commiato non deve preoccupare. Ciò che invece lascia un po’ di senso di straniamento è l’incoerenza manifestata dalla Ferrari che pochi giorni addietro faceva quadrato intorno all’ingegnere francese che poi è stato liberato senza troppe cerimonie.
Ferrari – Mekies: i motivi del divorzio
Nei comunicati che si sono letti ieri a corredo della notizia non è arrivata nessuna dichiarazione diretta da parte della Ferrari. Si è solo capito che Mekies entrerà in azione, a Faenza, nel 2024. Quindi è immaginabile che per il resto di questo campionato continuerà a collaborare con il Cavallino Rampante. Anche se, probabilmente, subirà un demansionamento generale proprio per non affidargli troppi segreti che potrebbe trasferire in un team concorrente che è legato a tripla mandata al primo competitor della scuderia italiana, ossia la Red Bull.
Certe decisioni, anche se dall’esterno sembrano improvvise, in realtà hanno radici ben più lontane. E la scelta di Mekies, evidentemente avallata dalla dirigenza della Ferrari, prende le mosse dalla stagione 2022, da un momento preciso della stessa che coincide con la rimozione di Mattia Binotto dai suoi incarichi. Quelle che erano formalmente delle dimissioni sono invece un provvedimento che cela dell’altro. Benedetto Vigna e John Elkann avevano deciso che il manager di Losanna non dovesse più proseguire la sua avventura in rosso e da quel momento hanno avviato diverse consultazioni, ne abbiamo discusso molte volte da queste colonne.
Ed è in quel momento che in Laurent Mekies si è fatta strada la voglia di dire addio alla Ferrari. Sì, perché le figure apicali della scuderia hanno prima rivolto lo sguardo in Inghilterra, andando a sondare le disponibilità di Chris Horner – cosa da egli stesso confermata – e poi di Andreas Seidl che però già si era accordato con l’Audi per diventare l’uomo forte all’interno della Sauber.
Dopo i due no ricevuti a raffica, la Ferrari ha dovuto virare prepotentemente su Hinwil per andare a convincere Vasseur. Operazione rivelatasi molto semplice perché il dirigente transalpino non era intenzionato a rimanere in Svizzera dopo l’arrivo del collega tedesco. E’ in questo contesto che Mekies si è sentito letteralmente ignorato perché riteneva di avere le doti per ricoprire il ruolo di team principal.
Elkann e Vigna, invece, avevano in mente un altro progetto che è stato sposato totalmente da Vasseur: “relegare” l’ingegnere nella sfera politica e, nello specifico, nella gestione dei rapporti con la Federazione Internazionale dell’Automobile e con Liberty Media. Mekies doveva trasformarsi in una specie di diplomatico che andava a colmare un vuoto politico che la Ferrari ormai vive da anni, da quando Jean Todt ha mollato il suo scranno modenese.
Ma questo genere di ruolo non si confaceva alle caratteristiche del francese che voleva dirigere il team e pensava di aver acquisito le competenze necessarie lavorando a stretto contatto con Mattia Binotto. Il fatto che lo specialista sia andato in AlphaTauri ad occupare proprio questa casella descrive limpidamente come si sentisse pronto per giocare una partita che Ferrari non gli ha permesso di disputare.
Da questo punto di vista, quindi, Mekies non ha fatto una scelta al ribasso andando a sposare la causa di una scuderia di rango inferiore. AlphaTauri ha cooptato il francese ma, contestualmente, ha anche chiamato Peter Bayer, altro uomo potente ex FIA che aveva mollato per incomprensioni con Mohammed Ben Sulayem.
Ferrari – Mekies: un divorzio che potrebbe favorire l’ascesa della AlphaTauri
La scuderia faentina, anche su questioni tecniche, cerca di muoversi sempre di più in maniera indipendente. Lo ha ribadito Jody Egginton, il direttore tecnico, a più riprese. E questo elemento potrebbe spiegare come nel lungo periodo il team possa addirittura staccarsi dalla controllante Red Bull. Le voci in tal senso sono state alimentate nei mesi scorsi dagli stessi protagonisti. Helmut Marko non ha mai escluso del tutto una cessione della franchigia o quantomeno uno spostamento operativo verso la Gran Bretagna, con susseguente revisione dei programmi sportivi.
E’ chiaro che in quella che fu la Minardi ci siano dei grossi movimenti in corso dopo un’annata, quella 2023, che sta deludendo le attese a seguito di un 2022 parimenti mesto. E occhio alla Honda che potrebbe rimanere in Formula Uno anche dopo il 2025 e potrebbe farlo da costruttore a tutto tondo.
Il team faentino, secondo qualche indiscrezione di stampa, era stato messo nel mirino della casa di Sakura. Chissà che il commiato di Franz Tost e l’ingaggio contestuale di Mekies e Bayer non possano rappresentare quegli elementi per dare finalmente ad un’equipe di fascia medio-piccola la connotazione di team che ambisce a scalare la vetta.
Prima che certi passaggi si compiano, però, l’interesse principale è capire come la Ferrari reagirà alla necessaria sostituzione di una figura apicale che non aveva ruoli marginali all’interno della squadra. Sono ore di valutazioni per comprendere se è meglio ricorrere a una risorsa interna o puntare sul mercato esterno. Nei prossimi giorni il quadro sarà più chiaro. Ora è tempo di concentrarsi sulle cose di pista: c’è un Gp dell’Azerbaijan da affrontare in maniera brillante dopo un avvio disastroso.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, FIA