Sono passati circa due mesi da quando Frédéric Vasseur ha messo piede in Ferrari. Dopo un’attenta fase di studio relativa ai meriti acquisiti sul campo dal blocco Binotto, è arrivata la relazione del manager di Draveil alla dirigenza italiana. Un secco parere sugli uomini impegnati durante gli ultimi anni alla corte di Maranello.
Scevro da pregiudizi, il francese ha parlato chiaro con Benedetto Vigna esponendo il suo parere sulla bontà del lavoro svolto e la validità degli uomini preposti al comando delle varie sezioni. Questo doveva fare e ha fatto l’ex Alfa Romeo, ancora prima di occuparsi del piano operativo concernente la campagna agonistica 2023.
Il primo a “saltare” è stato Iñaki Rueda. Lo spagnolo ha goduto di una fiducia immensa durante le ultime annate senza essere mai messo in discussione dal vecchio mandato. Tuttavia, analizzando il rendimento del reparto strategico da lui capeggiato, risultava assai complicato confermare l’iberico nel suo ruolo.
Al suo posto ecco Ravin Jain, il giovane britannico di origine indiana considerato molto promettente. Rueda si è accomodato all’interno del reparto strategico per supportare il remote garage. Qualche tempo più tardi arriva il distacco dall’aerodinamico David Sanchez, resosi conto che il proprio futuro dopo la defenestrazione di Binotto non era poi così roseo come dal lui paventato.
Vasseur ha sempre goduto di pieni poteri decisionali in Ferrari
La narrazione distopica del mese scorso raccontava come il francese fosse una sorta di “marionetta” piazzata in GES per rendere effettivi gli ordini dell’eforato italiano. Balle. Lo abbiamo riportato in tempi non sospetti attraverso le nostre pagine, spiegando come Frederic, sebbene lui stesso si è auto definito un “non tecnico”, abbia sempre goduto di massima fiducia.
Come anticipato da Formula Uno Analisi Tecnica lo scorso 14 marzo, già da tempo Frederic si trova al lavoro per rafforzare la gestione sportiva in vari reparti. Uno scenario che, se da una parte sottolinea alcune carenze tecniche in seno alla scuderia emiliana, dall’altra ribadisce due concetti: i provvedimenti mirati al potenziamento dell’organico servono eccome, Vasseur si trova in Ferrari per riportare in alto il team scelto come uomo di punta.
In Italia si possono trovare ingegneri di primissimo livello. Siamo d’accordo. Nessuno potrebbe dire il contrario. Tuttavia Ferrari si è decisa a perlustrare il panorama oltre i confini del Belpaese, convinta che per certi versi, la storia recente lo insegna, la mentalità anglosassone ha spesso mostrato una marcia in più legata alle metodologie lavorative e all’interpretazione “furbesca” del corpo normativo. Due fattori che marcano una netta differenza in F1.
L’ok dei vertici aziendali è arrivato da tempo, non da due giorni. Resta un fatto però: strappare prestigiose risorse umane alla concorrenza per inserirle in un contesto complicato come quello di Maranello non è affatto semplice. La paura di fallire all’interno di un circuito dove diverse figure importanti hanno mancato gli obbiettivi sussiste.
Se a questo sommiamo l’enorme fattore pressione che avvolge la l’ambiente ferrarista, vien da se come la mission demandata a Vasseur sia ricca di insidie. Molto di più di quanto di possa pensare. Soprattutto perché, a quanto ci risulta, la volontà del management mira a reclutare pochi individui ma di primissimo livello.
Ferrari alla ricerca di un direttore tecnico
Ne parlavamo qualche giorno fa con un ospite illustro. Una bella chiacchierata con l’amico Luigi Mazzola, ingegnere con una lunghissima militanza all’interno della massima categoria del motorsport. Il sessantunenne ferrarese ha espresso una chiara opinione sull’attuale status della Ferrari. Tra i vari temi argomentati con grande padronanza si è parlato dell’aspetto tecnico manageriale.
Ferrari paga l’assenza di indicazioni tecniche univoche. I vari reparti presenti all’interno di una scuderia quali dinamica del veicolo, aerodinamica, motori, data analysis, racing engineering e quant’altro devono necessariamente essere gestiti da un individuo capace di fornire una visione a 360 gradi. Un direttore tecnico, insomma, in grado di fungere da collante per indirizzare lavoro e uomini verso la strada corretta.
Custode di grande esperienza, l’autorevolezza a livello tecnico risulterà cruciale nel tentativo di condurre la squadra durante i momenti più delicati. Per farlo, partendo dal presupposto che la base ingegneristica della Rossa è più che valida, il team di Maranello sta cercando un soggetto idoneo consapevole del duro lavoro. L’identikit mira a un professionista specializzato di “pista vissuta” abile nel curare una scuderia ammaccata.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari