È abitudine consolidata quella di ritenere un team di F1 una sorta di bunker isolato dal resto del mondo. Dall’esterno si pensa che chissà quali alchimie si compiano all’interno di una scuderia e che questa resti avulsa da tutti gli stimoli che arrivano da altri mondi. Una percepita impermeabilità, una sordità che in realtà non esiste. Soprattutto se ti chiami Ferrari.
Gli operatori di una scuderia sono tutt’altro che insensibili a cosa accade intorno, a quale sia il registro dei commenti, a quali siano le valutazioni che tifosi, stampa accreditata e osservatori generici fanno. In parole semplici, la negatività che si viene a creare al di fuori di una struttura permea i muri della stessa fino ad insinuarsi nell’aria condizionando l’umore e quindi le capacità di generare prestazioni.
Ferrari: Sainz vede troppa negatività intorno al team
Carlos Sainz è rimasto colpito dai media italiani che per settimane avrebbero si sarebbero prodotti in una copertura informativa negativa circa l’inizio della stagione 2023 della Ferrari. Il pilota spagnolo afferma che tale clima non sta aiutando il team di Maranello a migliorare.
“Nessuno è più turbato, arrabbiato o infelice di noi per la situazione della squadra. Siamo i primi a non gradire la situazione e siamo quelli che stanno andando a tutto gas per ribaltarla“, ha argomentato il conducente di Madrid. “A volte certi commenti sono una distrazione e ci abbattono ancora di più invece di aiutarci“.
Chiaramente al “tavolo da disegno” non si accomodano i tifosi. E questi nemmeno si sostituiscono ai piloti né ai meccanici che devono lavorare sulla monoposto. E’ chiaro che, mancando quel clima da “spalla a spalla”, per citare un grande motivatore del mondo dello sport, ossia Rafa Benitez, non si riesca a fare quadrato e quindi a concedere la giusta serenità per poter uscire da una situazione complessa.
Il problema della Ferrari è quello relativo al tempo: i supporter vorrebbero tutto e subito. Esistono tempistiche tecniche che invece non possono non essere tenute in considerazione. E forse, in questo, Maranello dovrebbe essere più abile a comunicare con l’esterno per far capire cosa sta in realtà accadendo all’interno. Cosa si sta facendo per mettere una toppa e quali siano le strategie, per sommi capi, per venirne fuori.
“Aiutati che Dio ti aiuta”, recita un vecchio adagio. La Ferrari sembra non volersi aiutare nel creare questo clima di coesione necessario ad abbassare la pressione. Alcune criticità emergono dalla pancia della compagine italiana e sono veicolate dai social network che sono i nuovi messaggeri di turbolenti sentimenti.
Lapo Elkann, sui propri social media, ha affermato che suo fratello John Elkann non è abbastanza presente a Maranello quando un utente ha insistito sul fatto che “[…] agli occhi di noi tifosi la presidenza è assente“. La risposta del vulcanico rampollo della famiglia che detiene il team è stata perentoria ed inequivocabile: “Purtroppo lo so“.
John Elkann ha battuto un colpo quando ha dichiarato, all’assemblea degli azionisti Ferrari alla fine della scorsa settimana, che l’anno passato il team è stato in grado di migliorare significativamente le prestazioni. Vero. Peccato che sia accaduto soltanto nella fase iniziale e che durante il dipanarsi della stagione le prestazioni della Ferrari siano letteralmente precipitate, tanto che la Mercedes, lontanissima allo start, alla fine dell’anno l’aveva raggiunta e forse anche superata in performance.
Oltre a queste frasi di circostanza piuttosto infelici che purtroppo non rappresentano una novità, si registra la quasi totale assenza di Benedetto Vigna che, dopo aver parlato della SF-23 come di una vettura velocissima, è poi sparito dai radar, chiusosi in un mutismo quasi ascetico che probabilmente non contribuisce ad alimentare quella necessaria trasparenza che i tifosi invocano.
Ferrari deve lanciare un segnale per compattare l’ambiente
La sensazione è che ad oggi ricada tutto sulle spalle del povero Frédéric Vasseur che si è assunto il compito di pelare una bella gatta quando ha accettato di diventare il team principal della Ferrari. Molti oneri e tante responsabilità che nel tempo si spera possano tramutarsi in onori e tributi. E’ questo l’obiettivo del dirigente di Draveil che ha ancora tanto lavoro da fare visto che, come ha affermato Elkann, il Cavallino è nel bel mezzo di una ristrutturazione sportiva interna.
In conclusione, è innegabile che la Ferrari non sta attraversando Il migliore dei momenti. Delusione, frustrazione, forse un pizzico di rabbia per quelli che erano gli obiettivi dichiarati durante l’inverno e quanto la pista sta invece mostrando. Non è la prima volta che la gloriosa scuderia modenese si trova in un’analoga condizione. Ed è proprio da questa abitudine, che ha offerto la capacità di generare anticorpi, che Maranello può chiamarsi fuori e ripartire passo dopo passo nella rincorsa verso la Red Bull.
E’ inutile dire che le prossime settimane saranno fondamentali. Il lungo stop causato dall’assenza del Gran Premio di Cina ha consentito agli ingegneri rossi di mettere in cantiere una serie di update per rilanciare la problematica SF-23. Strumenti che dovrebbero cominciare a dare i primi frutti già a Baku, quella che è la prima tappa individuata in un cammino di sviluppo che durerà diverse gare.
In Ferrari non vogliono ritenere questo 2023 come un campionato già archiviato o di passaggio in attesa di un 2024 da riscatto. Non si vuole, insomma, commettere lo stesso errore in cui si è caduti l’anno passato, quando ad un certo punto si è deciso di sacrificare la stagione per fare all-in sull’annata successiva. Ferrari, quindi, invoca compattezza d’ambiente. Deve però cominciare a lanciare qualche segnale fattivo circa una rimonta avviatasi, perché solo così si riporta alla causa stampa e tifoseria.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari
