Nell’ultimo Gran Premio disputato abbiamo assistito ad un avvicinamento da parte della Mercedes alla vetta. Le due W14 si sono piazzate in seconda e terza posizione. Di fatto si sono inseriti nella lotta con Aston Martin e Ferrari, finendo davanti alla rossa domenica scorsa. Viene da chiedersi a che punto siano e cosa abbiano trovato in quest’ultima gara di Melbourne.
Analizziamo quindi l’evoluzione in termini di passo di qualifica rispetto alla Ferrari. Per farlo prendiamo in considerazione il gap chilometrico delle prime tre gare. Stiamo parlando del ritardo ogni mille metri, in modo da avere un dato confrontabile su diverse piste. I tempi che prendiamo in considerazione sono quelli reali, ovvero quelli ottenuti sommando i migliori settori. I lap time, pertanto, rispecchiano chiaramente i risultati in pista.
Nella gara d’apertura in Bahrain Ferrari e Red Bull sono risultate appaiate sul giro secco. Tra di loro un distacco al chilometro di 0.056s. Sappiamo che il team di Maranello ha utilizzato una messa a punto di compromesso sia con il carico installato sulle ali che per quanto riguarda le altezze da terra. Quest’ultimo fattore, senza dubbio, è stato i limite più evidente della SF-23.
Il team di Brackley ha accusato un ritardo molto alto, oltre 1 decimo ogni mille metri, accusando diversi problemi nel centrare la corretta finestra di setup. Sembra ormai essere una prerogativa delle vetture “total black” quella di avere un range di messa a punto difficile da interpretare e definire. In qualifica, di fatto, hanno trovato meno grip rispetto agli altri con il passare dei minuti.
Come per Ferrari, anche per Mercedes le gomme non sono di facile comprensione, difficili da interpretare. In generale i piloti si lamentano di una mancanza di grip a differenti velocità. Questo significa che il carico “va e viene” e pertanto la vettura mostra una certa instabilità. Proprio questa parola, instabilità, è stata molto utilizzata dal team tedesco nel descrivere i propri grattacapi.
Arrivati a Jeddah, ambedue le monoposto hanno chiuso il gap in qualifica sulla RB19, vuoi anche per l’assenza di Verstappen in qualifica. Un ritardo di 0.025s/km per la SF-23 e di 0.083s/km per la W14. Un passo in avanti per entrambi, con la rossa che ha scelto un setup che puntava maggiormente al passo in gara. Inoltre hanno provato ad abbassare la vettura, ma ancora non sono arrivati ai valori previsti da progetto.
La vettura tedesca ha faticato in più occasioni a trovare il corretto grip ed un buon bilanciamento nel veloce. Di fatto questo sembra essere il principale problema, ovvero una mancanza di downforce posteriore. Il problema principale viene quindi individuato nel fondo vettura. Di fatto non riescono a girare con le altezze da terra volute. Inoltre, come detto in precedenza, il carico verticale è incostante. Motivo per il quale la vettura risulta poco prevedibile.
In parte si trovano nello stesso limbo della Ferrari. Abbassando la vettura si presenta il bouncing, che di fatto usura la piattaforma di legno che è regolamentata dalla Federazione Internazionale. Avendo un limite sull’altezza si perde molto carico in quanto il pavimento, per lavorare al meglio, necessita una precisa distanza dal paino di riferimento, con un margine di pochi millimetri. Uscendo da questo range, anche di poco, si perde molta downforce. Aston Martin e Red Bull sembra abbiano più facilità nel girare con altezze ridotte.
Melbourne: Ferrari e Mercedes recuperano terreno sulla Red Bull
A Melbourne il trend si è invertito. In questo caso in Mercedes hanno fatto un bel passo avanti. Per la W14 si parla di 0.045s/km di ritardo, mentre per la SF-23 il delta prestazionale torna ai livelli del Bahrain, con una valore pari a 0.059s/km. Il motivo? Meno bump sulla lunghezza della pista e soprattutto meno tratti in cui si può innescare il porpoising. Due fattori che sommati permettono l’abbassamento della vettura senza incorrere in un’eccessiva usura della tavola di legno. Durante il venerdì accusavano ancora dell’instabilità al posteriore, ma girando hanno trovato un buon bilanciamento.
La Ferrari non era da quinto posto. Attraverso l’analisi prestazionale è emerso che Sainz avrebbe potuto piazzarsi in terza piazza, ma i tecnici hanno pensato più alla gara. Tutto vero. Anche Mercedes ha confermato di aver preso alcune scelte pensando proprio alla corsa, in modo da trattare meglio gli pneumatici. Infatti la Ferrari non è l’unica ad avere un degrado eccessivo. Anche la W14 non sono contenti con quanto si aspettavano prima del Bahrain e negli ultimi due appuntamenti hanno lavorato per ridurre il consumo della gomma.
Oltre a questo a Melbourne c’è stato anche un altro fattore: parliamo delle temperature più fresche che hanno aiutato a centrare i cosiddetti “tyre working range’. Tutto questo per dire che la Mercedes è partita più attardata, ma si è avvicinata non poco alla rossa. I problemi che hanno le due scuderie non sono uguali, ma simili.
Durante le prossime gare dovremo capire quale delle due monoposto riuscirà a contenere maggiormente queste problematiche, oppure come riusciranno ad abbassare il fondo per migliorar il rendimento della monoposto. A Imola dovrebbe arrivare la versione “B” W14, auto che si avvicinerà maggiormente ai concetti Red Bull, sia in termini di pance che di fondo vettura.
Autori: Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich – Alessandro Arcari – @berrageiz