Ferrari non fa miracoli. Eventi straordinari, al di sopra delle leggi fisiche e naturali, restano infatti pratiche divine. L’incipit del pezzo si riferisce alla pletora di chiacchiere elargite al spron battuto secondo le quali, il team di Maranello, nel breve periodo, dovrebbe presentare una nuova versione della SF-23 completamente rivista sotto tutti gli aspetti. Questo perché, in GES, avrebbero definitivamente bocciato il concetto aerodinamico intrapreso nel 2022.
La scorsa campagna agonistica ha fornito chiare risultanze. La F1-75 era un’ottima vettura. Poteva combattere sino al termine del campionato per il titolo? Probabilmente. Purtroppo però, come sappiamo, fattori come mancato sviluppo, affidabilità scarsa, strategie discutibili, errori al volante e il mancato adattamento alla TD039, hanno spinto verso il baratro il Cavallino Rampante.
Ora. Risulta piuttosto chiaro che l’attuale momento della Ferrari sia critico. Soprattutto se pensiamo agli sforzi profusi dall’estate scorsa per presentarsi ai nastri di partenza del campionato 2023 al top. Lo scenario tanto bramato stenta a soggiungere e la rossa, ancora una volta, è costretta a riempire gli occhi con vittorie altrui.
In fila tra i disillusi si aggiunge Frederic Vasseur. Intendiamoci… il tecnico di Draveil non ha nessuna colpa. Il transalpino ha ereditato una situazione alquanto scomoda, seduto a una tavola già apparecchiata. Il suo compito è semplice in linea di principio: risollevare le sorti della storica scuderia emiliana. Peccato che la pratica non lo sia affatto.
Le contromosse sono al vaglio. La gestione sportiva è in fermento. Diverse le aree di intervento individuate per sanare una filosofia che sulla carta doveva funzionare a mena dito ma che in pista, in maniera piuttosto evidente, ha mostrato tutti i propri limiti. E allora? Cosa si può fare?
Considerando l’attuale corpo normativo vigente, per giunta regolato dalla scure del budget cap, decreto monetario che di fatto non sembra dar vita al contesto paritario previsto dalla FIA, lo spazio di manovra per rimettersi in carreggiata e lottare al vertice non è poi molto, a dir la verità. L’intento dell’ultimo paragrafo non mira a scoraggiare l’orda di tifosi ferraristi, speranzosi di poter in qualche modo raddrizzare una stagione partita con il piede sbagliato.
Al contrario cerca di raccontare le cose come stanno chiamandole con il proprio nome. In questo caso, quindi, potremmo utilizzare un semplice aggettivo supportato da un avverbio per descrivere il lavoro che spetta al team di Maranello nel tentativo di tornare al vertice: molto difficile.
Ferrari SF-23: il modello operativo della GES
Esaurita la premessa andiamo al nocciolo della questione. Come detto i miracoli non esistono nel mondo ferrarista. E a quanto ne sappiamo, i tecnici non si stanno nemmeno attrezzando per farli. L’ironia dell’ultima frase sottolinea come il duro lavoro che spetta agli ingegneri sia frutto di analisi mirate. La recente raccolta dati australiana ha confermato determinate idee sulle quali si sta operando.
Al riguardo vale la pena ricordare un fatto, però, peraltro già anticipato sulle nostre pagine in tempi non sospetti. Operare su una monoposto di F1 nel tentativo di correggerla comprende diversi step. Innanzi tutto si tratta di capire, per dirla alla Binotto, quali siano i reali problemi che inficiano negativamente sul rendimento. Successivamente soggiunge la fase di studio per verificare la raccolta dati che precede la creazione degli aggiornamenti.
Up date che necessariamente devono prendere una strada differente da quella tracciata mesi addietro. Poi arriva la fase di conferma. Una “validazione” svolta in pista per confermare il percorso produttivo tenendo presente che, ogni piccola modifica, in termini di costi e tempo, dev’essere valutata con estrema perizia.
Il quadretto appena descritto fa capire quanto sia complicato il tutto e conferma che, al contempo, dar vita a una vettura “B” sia inconcepibile in corso d’opera. Lo scriviamo da tempo, lo conferma finalmente lo stesso Vasseur attraverso le ultime dichiarazioni rilasciate al collega Roberto Chinchero: “Non ci sarà una Ferrari “B”, l’auto non sarà molto diversa“
Ferrari SF-23: i prossimi update
Premessa: immaginare di poter conoscere e in automatico anticipare i più intimi dettagli sugli aggiornamenti di un team corrisponde a mera fantasia. Possiamo pertanto “limitarci” a descrivere le zone di intervento sottoposte a modifiche, secondo le informazioni raccolte dalla nostra redazione.
Non è un segreto: il fondo della Ferrari SF-23 non funziona come dovrebbe. Al netto delle diverse altezze da terra spendibili, fattore conosciuto ancor prima dell’inizio del campionato, la gestione dei flussi complessiva della vettura non ha dato le giuste correlazioni. L’imboccatura, la zona dell’undercut e la porzione di pavimento nei pressi delle gomme posteriori non garantiscono la spinta verticale richiesta.
Aspetto che in determinati range velocistici di percorrenza ha creato scompensi aerodinamici localizzati nocivi alla performance. Su questo punto è stato messo l’accento, considerando l’importanza attuale dell’effetto suolo che genera “carico gratuito” senza pregiudicare la resistenza all’avanzamento, al contrario della deportanza ottenuta attraverso l’incidenza delle ali.
Altro tema “caldo” riguarda le pance. Gli aggiornamenti arriveranno. Certo. Ma non vedremo la filosofia Red Bull. Adattarla a una vettura concettualmente diversa significherebbe innanzi tutto stravolgere un progetto partorendo un ibrido che difficilmente funzionerebbe. Molto più realistico pensare a correzioni mirate per da modo ai piloti di estrarre il potenziale inespresso della SF-23.
Tema sospensioni. Il retrotreno di una monoposto ha diversi compiti, uno dei quali amministrare a livello meccanico l’usura delle gomme. La trazione della Ferrari è molto buona. Lo confermano i rilievi telemetrici raccolti in determinati settori dei Gran Premi sino ad ora disputati. Ciò non significa che lo schema sospensivo al retrotreno sia esente da colpe.
Tuttavia, tenendo ben presente le restrizioni economiche e le diverse aree che necessitano interventi sommate alle tempistiche molto strette, la completa riprogettazione della sospensione posteriore si attesterebbe come vero e proprio prodigio. Senz’altro più veritiero, nel caso, attendersi un’eventuale riconfigurazione delle componenti sospensive per ottimizzare uno schema che proprio da buttare non sembra.
Sul tema power unit ci siamo espressi nella giornata di ieri. Alcune preoccupazioni restano malgrado il francese ex Alfa Romeo, in veste di pompiere mediatico, getti acqua sul fuoco sostenendo che, i team clienti, abbiano seguito un piano di lavoro per dar modo ai motoristi di monitorare la situazione di alcune componenti della PU 066/7.
Di fatto sono diversi i grattacapi sofferti durante l’ultimo mese dalla Ferrari, al quale va aggiunto quello patito sulla Haas VF-23 di Nico Hulkenberg (MGU-K) che ha ulteriormente allarmato gli uomini in rosso, già impegnati nell’individuazione relativa alle aree di troubleshooting per smarcare dalla casella problemi il fattore affidabilità.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari