In Ferrari vale la medesima politica applicata agli altri team: il compagno di squadra è il primo rivale. Per di più, è altrettanto vero che il compagno di box può essere una preziosa risorsa a livello competitivo. Diversi assi del volante hanno elevato il proprio livello grazie alla competitività del teammate. Alain Prost è uno tra i campionissimi che è riuscito a non subire la rivalità di Niki Lauda nonostante un titolo mondiale perso per mezzo punto nella rocambolesca stagione 1984.
Ai posteri il francese è ricordato come il “professore” per la sua capacità di riuscire a essere consistente sulla distanza dei 300 chilometri. In molti ignorano che prima della esperienza in McLaren, il giovane pilota di Lorette era considerato velocissimo ma incline all’errore, con ben sette sbagli gratuiti nel triennio 1981-83 rivelatesi fatali per la conquista del titolo piloti con Renault.
Dal 1985 in poi apprese la lezione “inflittagli” da Niki Lauda e divenne un rullo compressore, acquisendo una straordinaria visione di gara e la necessaria lucidità per viaggiare di conserva in ottica iridata. Un altro esempio è Felipe Massa, ultimo pilota a sfiorare il titolo mondiale con la rossa, che dalla coabitazione con Michael Schumacher prima e Kimi Raikkonen poi, ha alzato in modo esponenziale l’asticella delle sue performance.
Tornando ai giorni più recenti, Charles Leclerc ha più volte ammesso che l’esperienza al fianco di Sebastian Vettel lo ha aiutato a crescere rapidamente non solo dal punto di vista della velocità ma in termini analitici, osservando il metodo di lavoro del quattro volte campione del mondo tedesco. L’asso monegasco ha in più occasioni emulato l’approccio ai weekend di Seb, scoprendo l’utilità di annotare su un quaderno qualsiasi indicazione da fornire al team.
Ferrari: l’importanza del compagno di squadra
La sinergia e il feeling tra i due “Carlo” sembra essere una delle poche note positive per la Scuderia Ferrari nello stentato avvio di stagione. Quando la scuderia non dispone del miglior mezzo la cooperazione tra i due piloti risulta determinante per migliorare le performance complessive del mezzo. Dinamica ampiamente dimostrata dagli alfieri della rossa nella stagione 2021.
La coppia di piloti della scuderia modenese ha punti di forza complementari. All’abilità sul giro secco del monegasco si contrappone l’ottima visione di gara dello spagnolo. La premessa dello scritto conduce a una riflessione: Sainz è il termine di paragone atto a garantire l’ultimo step di crescita di Charles?
Russell a confronto sta scalando un Everest chiamato Lewis Hamilton che lo ha obbligato ad alzare l’asticella in modo esponenziale, in rapporto al valore assoluto dei precedenti teammate. E’ altrettanto verosimile che sul lungo periodo le prestazioni dei due ottimi piloti tendono a convergere plafonandosi. E su questo concetto tornano alla mente le dichiarazioni di Binotto in occasione dell’ingaggio di Sainz.
Il manager italosvizzero, sostanzialmente, conferì al pilota spagnolo il ruolo di pungolo del giovane monegasco probabilmente assuefatto dalle poco probanti prestazioni di Vettel in una fase decisamente calante della sua straordinaria carriera.
Per una squadra il rischio più grande è che l’equilibrio prestazionale tra i due piloti che ormai hanno preso le rispettive misure possa nascondere parte del potenziale della propria monoposto, ritenendo di aver raggiunto il limite prestazionale del mezzo. Congettura che non intende motivare le deludenti prestazioni della SF-23, dovute a ragioni di carattere tecnico, ma che potrebbe essere tenuta in considerazione dal management di Maranello in fase di rinnovo contrattuale della coppia di piloti.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari