La notizia era nell’aria anche se era stata più volte smentita dai vertici della Mercedes: alla ristrutturazione tecnica che dovrà subire la W14 se ne abbina un’altra che, se vogliamo, è ben più importante e che ha risvolti forse più clamorosi visto che i suoi effetti non si limiteranno al 2023 ma si faranno sentire anche negli anni a venire. Alludiamo, infatti, al rimescolamento delle figure chiave dello staff tecnico.
La notizia è questa: il team che ha dominato la Formula Uno dal 2014 fino al 2021, quando ha diviso l’imperio con la Red Bull, ha stabilito di dare una rinfrescata all’organigramma dopo che due vetture basate sul concept a zero sidepod non si sono rivelate efficaci per rimanere in testa alla categoria.
Il padre concettuale delle “monoposto slim” è Mike Elliot, l’ingegnere inglese che non è stato allontanato ma le cui mansioni sono state riviste in un processo nel quale, evidentemente, gli sono state attribuite le colpe di questo periodo negativo. Vediamo cosa è accaduto.
Mercedes, switch Allison – Elliot: promuovere per rimuovere
Nell’equipe anglotedesca c’è stato dunque uno scambio di casacche: Mike Elliott è diventato Chief Technical Officer (CTO), mentre James Allison è tornato ad occupare la posizione di direttore tecnico. Quindi, ora, il secondo riporterà al primo. Sulla carta, messa così, quella di Elliott è una promozione. Forse, ma la manovra dà tutta la sensazione del più classico dei “promuovere per rimuovere”. O quanto meno sembra un modo per demansionare chi si considera responsabile di un errore reiterato che ha allontanato la Mercedes dal gotha della F1.
Se prima Allison era attivo solo tre giorni a settimana nel suo ruolo, visto che doveva dividere il suo apporto lavorativo col progetto vela Ineos, ora l’operatività del CTO sarà totale: Elliott non si muoverà da Brackley se non per le normali operazioni previste nell’esercizio delle sue funzioni.
Il nuovo ruolo occupato da Elliott è stato spiegato per sommi capi da Toto Wolff. La riallocazione non pare che sia qualcosa che arriva dopo un lavoro svolto come nelle aspettative: l’ingegnere britannico avrà infatti il compito di orientare la squadra, sul fronte tecnico, verso le esigenze future che prevedono il coinvolgimento anche dell’intelligenza artificiale. Questo con l’obiettivo di impostare le fondamenta per una struttura che possa avere successo negli anni successivi.
Messa così la cosa dice tutto e contestualmente nulla. I compiti di Elliot non sono ben definiti, risultano ampi e fumosi. Cosa che dà la sensazione che si sia trattato di uno spostamento per definirne il ruolo reale soltanto in un futuro più lontano. Il cammino dell’ingegnere, insomma, ricorda un po’ quello che ha effettuato Aldo Costa che era stato messo a lavorare sulle vetture “next gen” prima che la FIA definisse nel merito le regole. Chiaramente non vogliamo intendere che questo sia il preludio all’abbandono dell’ingegnere, è soltanto la constatazione di una dinamica non troppo “lineare”.
I cambiamenti in seno alla scuderia non si limitano a quelli spiegati finora, ma investono anche altri figure di spicco. Il capo progettista, John Owen, difatti, rimane al suo posto ma, per liberarlo da alcuni compiti, anche quelli di gestione dei fondi in ottica budget cap, il suo vice, Giacomo Tortora, è stato eletto alla conduzione dell’ufficio tecnico. In questo modo l’inglese potrà concentrarsi sul design dell’auto, l’ex Ferrari allo sviluppo organizzativo.
Mercedes e Ferrari: due modi diversi di intendere la transizione
Allison ha già preso pieno possesso del progetto W14 considerando che sta lavorandoci giorno e notte per tirarlo fuori dalle difficoltà che ha mostrato nelle prime tre gare di questo campionato del mondo. La nera monoposto, pur andando in crescendo visto come l’abbiamo trovata in Bahrain e come si è comportata in Australia, ha ancora molto da migliorare.
C’è la convinzione e lo aveva spiegato George Russell, che in queste settimane di pausa si siano fatti progressi più grossi di quelli compiuti tra novembre e marzo. Il barometro della fiducia volge al bel tempo, ma bisogna passare dalle parole ai fatti.
In questo, come scrivevamo in un altro articolo uscito sulla nostra testata, la pausa è caduta letteralmente a fagiolo per gli uomini Mercedes che hanno approfittato del mese di inattività sia per dare una sferzata al concept della W14, sia per riorganizzare l’organigramma dirigenziale che alla macchina sta attivamente lavorando. Tra meno di un mese, ossia al Gran Premio di Imola, vedremo gli effetti di questo rimescolamento non proprio sorprendente in forza degli spifferi che giungevano dall’Inghilterra.
Anche se i cambi in corsa non sempre sortiscono degli effetti positivi, va però sottolineato come Mercedes abbia comunque un piano B per provare a spezzare l’inerzia fin qui mostrata. Se proviamo a fare un parallelo con la Ferrari vediamo come l’approccio sia totalmente diverso.
Quando Maranello, con un fulmine a ciel sereno, ha perso David Sanchez, il papà concettuale della SF-23, non ha nominato immediatamente un suo successore. Chiaramente c’è uno staff che sta lavorando in luogo del tecnico emigrato in Inghilterra, ma non è stata comunicata la struttura con relative e specifiche mansioni.
Anche questa è una semplice fotografia dello status quo. L’attestazione su riportata non vuol dire, infatti, che ciò che sta facendo Mercedes sia necessariamente migliore e più proficuo di quanto sta mettendo in campo la Ferrari a livello organizzativo interno. La verità la sa solo un soggetto e la esprimerà da qua a breve: la pista. Ossia quel giudice implacabile che stabilirà senza possibilità d’appello se uno dei due paradigmi sarà stato in grado di ridare un senso a una stagione iniziata al di sotto delle aspettative.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG