Il coraggio non è una dote che manca dalle parti di Milton Keynes. Red Bull, dopo la rottura con Renault, si vide chiudere in faccia in maniera piuttosto violenta diversi portoni, soprattutto quello della Ferrari e quello della Mercedes. C’è stato un momento, infatti, in cui gli austriaci hanno concretamente rischiato di restare senza una power unit prima di intavolare un matrimonio con Honda che, per un anno, ha usato l’allora Toro Rosso come cavia da laboratorio.
Un percorso durato qualche stagione e che, dal 2021, non produce che soddisfazioni. Ma Red Bull pretendeva di più e da qui l’atto di coraggio di mollare un costruttore che, con un fulmine a ciel sereno, aveva annunciato il ritiro dalla F1 salvo poi iniziare a ripensarci quando ha fatto il palato al dolce gusto della vittoria. Ma oramai ai campioni del mondo si era aperto lo scenario che portava alla creazione di un proprio reparto motori che dovesse soddisfare la necessità di avere una maggiore indipendenza operativa.
Ecco perché sono naufragate sul nascere le contrattazioni con Volkswagen che non era disposta a concedere troppe libertà essendo un gruppo accentratore. L’accordo siglato con Sauber, tramite Audi, l’altra controllata del marchio tedesco, lo dimostra con fermezza poiché Ingolstadt ha apposto un forte controllo sulla struttura di Hinwil. E la nomina di Andreas Seidl ad amministratore delegato ne è testimonianza.
Porsche, agli occhi della Red Bull, aveva alzato troppo l’asticella delle pretese perché chiedeva un ingresso pieno in società. Cosa che Mateschitz era disposto a concedere, ma non chi gestisce direttamente il team. Difatti, prima della scomparsa del magnate austriaco, si registravano delle frizioni in tal senso, con Horner e Marko a pretendere quell’autonomia che è uno dei segreti dei tanti successi della scuderia dei “tori caricanti”.
Red Bull-Ford: matrimonio d’interessi
Il legame con Ford è solo stato pubblicato, ma si consumerà a partire dal 2026. Nei prossimi tre anni, quindi, Red Bull sarà ancora legata a Honda che fornirà i propulsori che non verranno costruiti a Milton Keynes, bensì a Sakura. Nelle stagioni di transizione ci sarà uno scambio di conoscenze, specie sul fronte dei veicoli elettrici. Un ambito nel quale Ford ha investito miliardi di dollari.
Know-how che sarà decisivo stante le nuove regole 2026 che aumentano la portata dell’MGU-K e la relativa capacità di immagazzinare energia e distribuire elettrica. Red Bull si sentiva carente proprio su questo versante e l’aver colmato le difficoltà rende più semplice il produrre da sé propulsori molto complessi che devono competere con analoghe unità concepite da veri e propri colossi dell’automobile.
Il legame sarà di reciproca convenienza: Red Bull può completare il suo reparto powertrains con capitali freschi e competenze decisive per poter competere ad alti livelli. Ma anche per avere ulteriori sbocchi commerciali per un marchio, quello delle bibite energetiche, conosciuto in tutto il globo ma sempre più oggetto di concorrenza feroce. Ford, dal canto suo, può tornare in F1 “in punta di piedi” senza rischiare troppo in caso di eventuale – e non prevedibile – fallimento.
Il colosso americano conosce bene i numeri che Liberty media sta producendo in termini di ricavi e dividendi e non vuole stare lontano da un business che, tra le altre cose, sta diventando sempre più americano. Un vantaggio strategico di non poco conto per un’azienda del Michigan che nel mondo è percepita come un’eccellenza a stelle e strisce.
Red Bull-Ford: motore sui banchi dinamici
Ma a che punto è la collaborazione tra Red Bull e Ford? Ne ha parlato Helmut Marko, il superconsulente di Graz, che non si è nascosto affermando che sviluppare una power unit in maniera del tutto indipendente è un rischio. Un azzardo comunque calcolato visto che il lavoro di costruzione dell’equipe è stato fatto in maniera molto attenta. L’ex pilota ritiene che le informazioni che arrivano dai reparti motore parlano di un’unità che procede spedita nello sviluppo offrendo dati incoraggianti.
Se i tecnici anglo-austriaci si stanno occupando della parte endotermica, Ford sarà maggiormente coinvolta, grazie al know-how acquisito con la produzione di serie, nella parte ibrida, specie sul comparto batterie, vera eccellenza del costruttore americano. “Siamo sicuri che saremo competitivi con Ford – ha spiegato Marko a Formel 1 – I loro ingegneri lavorano già nel nostro stabilimento dove sono stati allestiti sei banchi dinamici di prova per i propulsori. Abbiamo realizzato un motore, ne stiamo assemblando un altro: i progressi sono chiari“.
“Stiamo rispettando i tempi anche per quanto riguarda il programma di assunzioni. Non abbiamo ancora raggiunto il numero ottimale di dipendenti, ma ci arriveremo gradualmente. L’arrivo di Audi sulla griglia di partenza nello stesso anno non fa che darci ulteriori stimoli per questa nuova sfida che ovviamente vogliamo vincere. Non mi aspetto che saremo svantaggiati, nemmeno sull’affidabilità. Abbiamo un partner serio che conosce bene la parte ibrida della power unit e, se non hanno qualcosa di già pronto, cercheremo insieme una soluzione attraverso aziende di recente fondazione o start-up“.
Idee ben chiare quelle di Marko che lascia intendere che il cronoprogramma ad ora è perfettamente rispettato. In una Formula Uno che dovrebbe presentare nel 2026 ben sette motoristi, compresa Honda che alla fine si potrebbe accasare a Silverstone, con Aston Martin, Cadillac che scende in campo con Andretti e Audi con Sauber, quello Red Bull – Ford rappresenta un blocco molto particolare perché proporrà una spartizione di competenze quasi perfetta.
L’ennesima pietra miliare posata dal team di Milton Keynes che in F1, dal momento del suo arrivo, ha rivoluzionato il modo di intendere la tecnica (grazie soprattutto al lavoro di Adrian Newey), la comunicazione e, a questo punto, anche l’area motoristica considerando che vuole crearsi in casa una power unit per sfidare colossi come Mercedes, Ferrari, Renault e via citando. Coraggio e visione: virtù che non mancano ai campioni del mondo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing