La Sprint Shootout piace a tutti. Anzi, il presidente e amministratore delegato del Formula One Group, Stefano Domenicali, è convinto che “stravedere” è il verbo esatto per definire tale scenario. Il passato è passato. Veleggiare verso il futuro, pertanto, ha decisamente più senso secondo la dirigenza a stelle e strisce. Per questo semplice motivo le norme relative sul particolare format cambiano ancora.
Ne abbiamo parlato questa mattina tramite uno scritto dedicato. Le novità dovrebbero “abbellire” e rendere ancor più effettivo il week end. La ricerca dello spettacolo continua, quindi. L’esasperazione dello show studiato a tavolino imperversa nelle menti di Liberty Media, convinta che le decisioni prese al riguardo soddisfino i più.
Senza dubbio le diverse incognite creano punti interrogativi, alquanto necessari visto l’andazzo che la stagione 2023 ha preso tramite il dominio schiacciante di Red Bull. Resta da capire, lo faremo lunedì mattina a mente fredda, se le novità proposte tramite la “Sprint Shootout” aumenteranno l’esaltazione dei supporter.
A tal proposito un’idea emerge. Considerando la “faciloneria” mostrata dalle scuderie nell’assecondare la proprietà americana, malgrado le lamentele fittizie agitate da alcuni team principal alle quali peraltro nessuno credeva, perché non concedere alle scuderie la possibilità di esprimersi al massimo quando la Sprint Shootout imperversa?
Sprint Shootout: il parc fermé resta necessario?
C’era una volta il warm up. Mezz’ora di tempo a disposizione per tecnici e piloti impegnati a trovare il set up migliore per la gara. Questa sessione offriva una grande possibilità al sabato: mettere a punto la monoposto sul giro secco estrapolando la prestazione più alta raggiungibile. Risultato? L’auto, nell’arco del fine settimana, era sempre al top senza dover scendere a compromessi.
Tenendo presente che la massima categoria del motorsport, a livello teorico, almeno nel suo DNA, dovrebbe rappresentare l’estrema espressione della velocità ogni qualvolta le vetture scendono in pista, perchè non “aprire” il parco chiuso per dare la possibilità alle squadre di manifestare tutto il potenziale nelle diverse sessioni? Non sarebbe più consono poter disporre di un setting “aggressive” per Sprint Shootout e Sprint Race?
Con ogni probabilità la risposta al quesito è molto semplice, in quanto lo scopo di questo format è quello di produrre una sessione ufficiale anche al venerdì, necessaria per incollare gli spettatori al teleschermo quando solitamente solo una parte del pubblico seguirebbe le “noiose” vicissitudini del Circus.
Tuttavia l’occasione per cambiare le cose ci sarebbe eccome. Con gli attuali strumenti simulativi, magari allargando le Fp1 e portandole a 90 minuti di durata, la possibilità di effettuare le prove sul giro secco abbinate a quelle high fuel non sarebbe di certo utopica. Contesto che, inoltre, potrebbe anche concedere uno spettacolo superiore.
Per dirla tutta, fantasticando parecchio, dal prossimo anno Pirelli potrebbe fabbricare gomme dalla bassissima usura da utilizzare proprio durante la Sprint Shootout e, contestualmente, avere un power unit in più, slegata dalle unità spendibili durante l’anno, da utilizzare proprio in questi week end.
La risultante garantirebbe la chance di alzare la percentuale di incidenza dei piloti, a questo punto sollevati dalla mera amministrazione della monoposto, decisamente più liberi di correre dando il massimo. Se proprio il parco chiuso deve fare presenza in F1, perchè non eliminarlo almeno in questi ambiti?
Il ultima istanza un fatto: il discorso della sostenibilità attraverso l’abbattimento dei costi regge sino ad un certo punto. Ci sono altri fattori, parecchi, sui quali si potrebbe agire per rendere certamente meno dispendiosa la categoria. Sono ben noti, oramai. La nascita della Sprint Race fu definita come “esperimento” e se allora si tratta di sperimentare, perchè non continuare a farlo?
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Formula Uno – F1