Charles Leclerc non è un pilota che difetta in audacia. Sì, è vero, ieri ha compromesso le qualifiche con un errore che già avevamo visto nel venerdì del weekend del Gran Premio di Miami, durante il secondo turno di prove libere. Un problema figlio di una vettura che risulta difficile da gestire quando si cammina in precario equilibrio su una corda tesa a gran distanza dal suolo, senza protezioni e col vento che soffia minaccioso dal fianco.
Il pilota, oltre a una spiccata animosità, possiede anche la dote dell’onestà che spesso si abbina alla facoltà di assumersi le proprie colpe senza giocare allo scaricabarile. Evitando, quindi, di delegare al fato, al meteo o a chi la macchina l’ha concepita non troppo bene il prodursi di certi effetti. La SF-23 è una vettura – la storia di questo campionato lo sta dimostrando – incapace di competere per quell0 che è l’obiettivo che il monegasco si è messo in testa di raggiungere: il titolo iridato.
Charles Leclerc: la forza dell’onestà
“Potrei trovare tante scuse, come ad esempio il vento troppo forte, ma è stato lo stesso per tutti. La macchina è molto difficile da guidare, ma sono stato io a volere questo assetto in qualifica. Sapevo sarebbe stata più difficile, ma così facendo avrebbe avuto un potenziale più grande. Non è accettabile fare due volte lo stesso errore. So che la qualifica è uno dei miei punti forti, di solito sono molto bravo ad estrarre il massimo dalla macchina nel Q3 e so che questo aggiunge più rischi”.
Limpido, cristallino, lineare. Leclerc sa perfettamente che in questo momento la SF-23 è una macchina deficitaria, un puledro che non ama farsi domare. Il mezzo è afflitto da lacune palesi che non sono state superate nemmeno col nuovo fondo introdotto venerdì. È necessario gettare il cuore oltre l’ostacolo e provare anche setup devianti che espongono il pilota a rischi maggiorati per sperare, come avvenuto a Baku e in tante altre circostanze, di cavare un ragno dal buco.
“La scorsa settimana ho fatto la pole. E’ successo anche perché mi prendo più rischi degli altri. L’ho fatto anche in questo weekend, ma ho commesso due errori e questo non è accettabile. Non posso essere contento per la mia prestazione”, ha ribadito l’alfiere della Rossa. “Dire queste frasi sembra ovvio, ma sono molto arrabbiato con me stesso e devo fare meglio. In gara farò di tutto per andare forte e vedremo cosa si potrà fare partendo dal settimo posto, consapevoli che siamo in un’altra categoria rispetto alla Red Bull. Loro hanno una gestione della gomma incredibile, si è visto già dalle Fp2. Domani il meteo potrebbe essere problematico, con un po’ di pioggia in arrivo”.
L’atteggiamento propositivo di Leclerc, il non voler correre al risparmio nonostante una macchina problematica, è particolarmente apprezzato in Ferrari, che si coccola il suo campione sapendo di poterci puntare su quando ci saranno le condizioni tecniche per riportare la loro iridato in Italia dopo anni trascorsi nello scomodo esercizio dell’osservazione passiva delle altrui gioie. Vasseur ha quindi sollevato il suo conducente da responsabilità sostenendo che quando si è in lotta per la pole – e Charles lo era – non si può ritenere che si debba procedere col “braccino corto”.
La Ferrari fa quadrato intorno a Charles Leclerc
Il team principal della Ferrari ritiene che è meglio provare ad alzare l’asticella piuttosto che rimanere con l’amaro in bocca. Quella sensazione che si prova quando non si è dato tutto. Chiaramente bisogna mettere in conto le controindicazioni di un tale atteggiamento, ma il momento è particolare e un azzardo può portare anche a grandi soddisfazioni, come quelle azere. Gara in cui è giunta una grande iniezione di fiducia per tutta la squadra e per il pilota.
Vasseur è conscio del fatto che la rimonta sarà difficile, anche perché la Ferrari è perdente rispetto alla Red Bull in termini di velocità di punta. Inoltre c’è da verificare se qualche eventuale problematica sussiste alla trasmissione che ha impattato contro le barriere. I tecnici faranno tutte le verifiche del caso per evitare quanto accaduto a Monaco qualche anno fa.
il recupero verso il podio pare difficile, ma non impossibile. Anche perché in un cittadino come quello di Miami le safety car sono sempre dietro l’angolo. Inoltre c’è da registrare il rischio pioggia che potrebbe ulteriormente mescolare il mazzo di carte. Ragionando in termini più concreti, le speranze di podio ricadono tutte su Carlos Sainz che tra i muretti della Florida è sembrato particolarmente a proprio agio, come abbiamo dimostrato anche nella nostra analisi telemetrica.
Leclerc proverà a costruire la sua rimonta e in questo tentativo sarà accompagnato dallo stesso spirito garibaldino mostrato in qualifica. Chiaramente si spera con esiti diversi. Charles, per dare il meglio di sé, ha bisogno di muoversi intorno a quell’amorfo paletto che è il limite che ogni pilota impone a se stesso. E’ in quelle condizioni che il monegasco si esalta. E’ in quell’area che fuoriescono le performance che hanno trasformato Charles nel qualificatore più forte che ci sia al momento, uno dei più efficaci di sempre.
L’errore di ieri non spazza via quanto il ferrarista ha mostrato in questi anni quando c’era da sfidare gli avversari sul fronte cronometrico. In quello che è l’esercizio più difficile: il “giro della morte”. D’altro canto, parafrasando “La leva calcistica della classe ’68”, la celebre canzone di Francesco De Gregori, non è mica da un errore che si giudica un pilota…
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari