A tre giorni dall’inizio del weekend del Gran Premio di Imola, la F1 si interroga sulla modificabilità dei valori in campo espressi fino a questo momento. Dopo cinque gare e altrettante vittorie condite da quattro doppiette non sembra che il dominio della Red Bull possa essere intaccato.
Gli avversari ci stanno provando e ci proveranno ancora. Aston Martin ha presentato una vettura che una certa solidità l’ha dimostrata ma che per ora non riesce ad avvicinare le prestazioni della RB19. Ferrari e Mercedes, con tempi e schemi diversi, proveranno a modificare radicalmente le prestazioni delle rispettive vetture per tentare di spodestare la monoposto concepita da Adrian Newey dalle zone alte della classifica. Operazione assai complessa ad essere sinceri.
Chi sta facendo riti apotropaici sulla possibilità di vedere la stagione riaperta non sono solo Frédéric Vasseur e Toto Wolff, ma anche e soprattutto Liberty Media che ha messo su una vera e propria rivoluzione per trasformare la Formula Uno nella casa dell’imprevedibilità. Operazione ad oggi non raggiunta nemmeno da lontano considerando che quanto stiamo osservando ricorda quei domini tecnico-sportivi dai quali il Circus voleva affrancarsi.
F1: Domenicali fa all-in sul budget cap
Il confine tra fallimento dell’impianto filosofico e la normale calibrazione di un complesso meccanismo è molto sottile, specie se si tiene conto che questa epoca tecnica spirerà a fine 2025. Il tempo è poco e un’inversione di rotta rapida è necessaria. Secondo Stefano Domenicali, CEO e ultra-entusiasta del nuovo corso della F1, ci sono margini per rimettere il natante in asse.
Secondo il manager imolese, che è pronto a fare da gran cerimoniere per il gran premio casalingo, sarà proprio il cost cap entrato in vigore nel 2021 a far convergere quasi in automatico le performance delle vetture. Ne ha parlato a margine di un evento organizzato dal Financial Times nel quale ha spiegato che è in grado di scorgere segnali che noi comuni mortali non riusciamo nemmeno ad intravedere.
“Sono sicuro che quello che abbiamo fatto in termini di regolamento finanziario aiuterà a minimizzare il gap dal punto di vista tecnico”. Al terzo anno di applicazione dell’intelaiatura normativa non si leggono effetti tangibili. Ad un dominio se n’è sostituito un altro con un avvicendamento tra top team. L’unica novità è quella rappresentata dall’arrivo di Aston Martin che, nonostante la progressione, non è in grado di infastidire la Red Bull ammazza-campionato.
Ferrari e Mercedes, anche se languono in difficoltà tecniche che i dirigenti pensano di poter superare con pacchetti di modifiche in arrivo, restano comunque i competitor più accreditati. Dal midfield non si vede l’ombra di un team che possa ribaltare certi pronostici. Con gli elementi che abbiamo in mano e con regole congelate non riusciamo a scorgere la compattazione valoriale auspicata.
La F1 non sarà una nuova IndyCar
Molti temono che Liberty Media anteponga lo spettacolo allo sport e che per ottenerlo sia disposta a stravolgere il quadro regolamentare per contrastare il dominio della Red Bull. Domenicali ha allontanato con forza quest’idea quando ha affermato che “[…] la Red Bull ha fatto un lavoro migliore degli altri e non possiamo intervenire sulle performance delle squadre”.
Una sottolineatura importante che ci fa capire che la Formula Uno non intende degradare l’aspetto sportivo il nome del business, anche se alcuni cambi fatti negli ultimi tempi, vedasi la nuova sprint race che ha debuttato in Azerbaijan, sembrerebbero andare in direzione di un accrescimento della quota spettacolo.
Domenicali sostiene che sia imprudente affermare che il campionato sia già finito. Evidentemente ritiene che le capacità di recupero di Ferrari e Mercedes, e forse anche della Aston Martin, siano così spiccate da far traballare le certezze della Red Bull. La verità è che Liberty Media si gioca una grande fetta di credibilità perché potrebbe concretizzarsi il rischio che servirà una nuova rivoluzione tecnica, quella del 2026, per vedere il rimescolamento valoriale tanto auspicato.
Ma anche in quel caso c’è il rischio che un altro soggetto legga meglio il quadro normativo assumendo una posizione di vantaggio. D’altro canto, è la stessa storia della Formula Uno che racconta di team capaci di aprire dei cicli più o meno lunghi. In ballo c’è proprio la filosofia concettuale che gli americani vogliono portare e che per ora non sembra adeguarsi alla categoria.
L’imprevedibilità che caratterizza serie come la IndyCar, da cui Liberty Media, per estrazione storico-culturale, prede spunto non è replicabile in F1. Una serie che, nonostante tutte le gabbie regolamentari, riesce a mantenere delle specificità tecniche che avrebbero bisogno di regole ancora più standardizzanti per essere abbattute.
Ma nessuno, attualmente, sembra che voglia snaturare queste caratteristiche che hanno reso il Circus la massima espressione dell’automobilismo sportivo. Ecco perché la rivoluzione americana rischia di non compiersi mai del tutto. Servirebbe un più elevato grado di conformazione che non può verificarsi specie se all’orizzonte si affacciano ben sei motoristi. In questo contesto è pressoché impossibile che i valori convergano al centesimo di secondo. Lo abbiamo compreso noi europei. Lo capiranno dall’altro lato dell’oceano?
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Chip Gassi Racing, Mercedes AMG