giovedì, Novembre 14, 2024

Mercedes propone cambi in F1 che nascondono chiare necessità

“Bisogna cambiare tutto affinché nulla cambi”. La celebre massima che sintetizza all’estremo il Gattopardo è un vestito sartoriale che può essere cucito addosso alla F1. Siamo nel secondo anno di applicazione del nuovo contesto regolamentare voluto da Liberty Media e concepito dalla Federazione Internazionale dell’Automobile, eppure non abbiamo visto cambiamenti di sorta. 

Ad essere mutati sono soltanto i soggetti che guidano il carro. Perché, riducendo il concetto, uscivamo da un dominio e ne siamo entrati in un altro. Anzi, a ben vedere, nel 2021, all’apice evolutivo della vecchia generazione di automobili, avevamo osservato un avvincente duopolio caratterizzato da distanze tra Red Bull e Mercedes talmente sottili che a volte non si percepivano. Non è stato un caso, quindi, che l’epilogo di quel campionato sia arrivato all’ultimo chilometro dell’ultimo gran premio. Anche se le modalità con le quali sono state gestite quelle fasi bollenti destano tutt’oggi più di una perplessità.


F1: un castello regolamentare debole

I vertici della Formula Uno avevano confezionato un sogno provando a venderlo ai tifosi: generare una categoria altamente competitiva nella quale fosse difficile individuare un punto di riferimento e in cui l’accesso alla vittoria fosse aperto a quanti più piloti possibile. Dopo 26 gare del nuovo corso (22 dell’anno scorso, 4 del 2023) sono 5 i conducenti che hanno avuto la possibilità di salire sul gradino più alto del podio: Max Verstappen, Sergio Perez, Charles Leclerc, Carlos Sainz e George Russell. Una “manita” per tre team, i soliti noti: Red Bull, Ferrari e Mercedes. Gli altri? Tutti dietro a fare da spettatori non paganti. Praticamente quello che si verificava in precedenza. 

F1
Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing) – Gp Azerbaijan 2023

Ma c’è dell’altro. Se nel primo anno in cui hanno girato le vetture basate sull’effetto Venturi e dotate dei cerchi da 18 pollici c’era stato un aumento della quota sorpassi di oltre il 30% rispetto alla campagna precedente, in questa stagione, complice anche le modifiche apportate al regolamento, stiamo assistendo ad una brusca frenata in tal senso. 

Il Gran Premio dell’Azerbaigian ha mostrato numeri quasi preoccupanti. Su una pista che presenta il tratto full gas più lungo del campionato si sono registrate poco più di dieci manovre di sopravanzamento nell’evento domenicale. Quattro di queste sono state effettuate da un solo pilota, ossia Lewis Hamilton. Cifre onestamente imbarazzanti se raffrontate a quello che ci aveva impacchettato e offerto il legislatore della massima serie dell’automobilismo a ruote scoperte. 

Viene da sé che questo andamento a passo di gambero stia generando delle preoccupazioni negli stessi protagonisti del Circus. “Le Red Bull avevano circa 20 secondi di vantaggio su Leclerc in 40 giri di gara”, ha tuonato Toto Wolff alla fine del Gran Premio di Baku. Facendo quattro rapidi calcoli, si tratta di circa mezzo secondo al giro guadagnato dalle RB19 sulla SF-23 n°16. Cinque decimi è un distacco abbastanza importante che per essere colmato impone sforzi sovrumani che potrebbero comunque non dare esiti positivi.

F1
Lewis Hamilton (Mercedes AMG), Gp Azerbaijan 2023

F1: Toto Wolff tra revisione regolamentare e voglia di battere in pista la Red Bull

O facciamo un lavoro migliore tutti insieme, come team, per raggiungerli, o cambiamo i regolamenti” ha proseguito il manager viennese che però non vorrebbe che si percorresse questa strada antimeritocratica. “Non credo che dovremmo concentrarci sulla seconda ipotesi; dobbiamo solo vincere per merito. E trionfare per merito significa essere più intelligenti e avere un programma di sviluppo più rapido della Red Bull”.

La prima parte dell’intervento di Toto Wolff ha fatto sobbalzare qualche osservatore dalla sedia. Alcuni si sono chiesti come proprio il personaggio il cui team ha dominato per quasi otto anni ora si riaccende e chieda un cambio di passo per arrivare ad una categoria più incerta. L’accusa è la seguente: Wolff chiederebbe l’intervento del legislatore così da colmare “esternamente” le lacune dimostrate in questi due anni nei quali Adrian Newey e Red Bull sono stati molto più bravi a produrre le “monoposto 2.0”.

Ma mettiamoci un attimo nei panni dell’ex pilota austriaco. Wolff ha davvero torto? Beh, dal suo punto d’osservazione è difficile criticarlo. Le regole nuove sono state definite proprio per spezzare l’imperio della Mercedes. O quanto meno per evitare altri il nascere di altri conglomerati di strapotere tecnico. Invece a cosa hanno portato? Ad un nuovo gruppo dominante. Geniali.

F1
Toto Wolff (Mercedes) – Christian Horner (Red Bull Racing)

Ovviamente ci sta che gli uomini della Stella a Tre Punte possano sentirsi beffati, ma è anche chiaro che così non è perché Red Bull ha semplicemente lavorato meglio di ogni altra scuderia. E questo lo riconosce e lo afferma Wolff nella seconda parte del suo intervento nella quale parla a senza giri di parole della meritocrazia che va tutelata.

Una riflessione è comunque necessaria. E questa investe proprio i pilastri su cui è stata edificata la nuova F1. I vincoli fiscali, quelli tecnici e quelli sportivi, di fatto incatenano le scuderie che si trovano ad inseguire. Quelle realtà che, pur avendo magari più ore di galleria del vento e di gettoni CFD, non hanno un budget sufficiente per poter investire in ricerca e sviluppo. Elementi necessari per produrre prestazioni.

Il cambio regolamentare auspicato da Wolff – e che qualche altro team principal magari brama in maniera meno manifesta – non dovrà arrivare immediatamente. Le modifiche in corsa non piacciono e non hanno fatto mai bene perché sporcano l’etica dello sport. Ma visto che nel 2026 la categoria deve affrontare l’ennesima rivoluzione normativa, sarebbe bene che per quella data i decisori, sentendo anche i pareri delle scuderie, creino un contesto operativo migliore. Imparando dagli evidenti errori commessi in questi anni.

Le figure apicali della Formula Uno sono quindi dinanzi a un bivio: o fanno un netto passo in avanti definendo meglio le regole del gioco o devono mostrare di possedere il coraggio di fare diversi passi indietro rendendo la serie meno afflitta da vincoli economici e tecnici. Essendo realisti, però, è chiaro che questa seconda opzione non verrà mai presa in considerazione se osserviamo la parabola politica che sta descrivendo la F1 nel suo insieme. Quindi, l’obbligo di chi determina la governance, è quello di creare leggi più funzionali per gli scopi definiti a monte. 


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing

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