Oggi, 29 anni fa, ad Imola, Ayrton Senna da Silva concludeva la sua breve ma intensa vita terrena. Il giorno prima moriva Roland Ratzenberger. Furono due tragedie che rappresentarono un vero e proprio spartiacque per la storia della F1 e della sicurezza dei piloti.
Ci fu un prima e un dopo.
Una delle cose che mi ha sempre profondamente colpito di Senna, senza volerne per forza fare un quadretto agiografico e falso, era la sua profonda religiosità. Credeva fortemente in Dio. E ogni qualvolta, in qualsiasi realtà e soprattutto in questo mondo così votato alla materialità c’è qualcuno che parla di spiritualità e addirittura di Dio, ciò suscita stupore, scandalo e interesse. Succedeva già allora, quando il mefistofelico Piquet lo prendeva in giro. Non è che ora si parli molto di Piquet, e se se ne parla non è proprio per cose commendevoli…
Sulla semplice tomba di Ayrton, sempre ricolma di fiori e meta di continui pellegrinaggi, c’è questa frase (voluta da lui): “Niente mi può separare dall’amore di Dio”.
Mi fermo qui con le riflessioni, perché rischierei di ripetere concetti e temi che altri, più bravi di me, hanno scritto, come Leo Turrini e Giorgio Terruzzi.
Inoltre, questo pagellone semiserio si occupa delle gare appena trascorse.
E allora “bisogna” occuparci del fine settimana che arriva dopo un mese intero di digiuno da F1, con un nuovo format per le prove, qualifiche, qualifiche della schifezza sprint, cui seguirà ad Imola altra sperimentazione.
Comunque, che cosa ci ha detto questo “spettacolo”?
Intanto Albert Fabrega, con un sondaggio visualizzato da oltre 130 mila persone a cui chiedeva se il formato sprint 2023 piacesse, ci ha fornito almeno un dato statistico: il 75 per cento dei votanti ha detto “no”. Un fallimento lapidario.
Almeno abbiamo un dato statistico. Uno.
Sì, perché Domenicali con le sue fantasmagoriche interviste da supercazzola mascettiana, alla fine dei conti, mentre spiega le “magnifiche e progressive sorti” della nuova F1 che deve addirittura anticipare i gusti dei gggiovani che la seguono, non ci dà uno straccio di dato statistico.
E nessuno che gli chieda: “Caro Stefano, da dove desumete che le cose-sprint piacciano? Avete dati d’ascolto da mostrarci, avete un campione demoscopico, avete fatto interviste… quante, in che modo avete elaborato i dati?”.
Credo nessuno glielo chieda perché la F1 è un mondo piccolo, ci sono gli accrediti, le piccole ripicche o favori e via discorrendo.
A noi basta che l’abbia detto, in un suo commento di qualche settimana fa, Roberto Chinchero. Eh sì, il re è nudo.
L’impressione sempre più netta è che si sia scelto, in LM, un determinato modo di fare soldi, tutto presto e subito, e che si adeguino quindi le parole con le interviste che diventano sempre più uguali a se stesse. Un fastidioso rumore di fondo che sa di già sentito.
Questa Formula 1 è un vuoto pneumatico spacciato per grande spettacolo, un cotto, mangiato, digerito, vomitato, cotto e rimangiato e così via.
Si sperimentano mille robe per ravvivare lo spettacolo: zone DRS sì, no, direttive tecniche a campionato in corso, regolamenti che cambiano alla velocità della luce… quando forse basterebbe pensare ai circuiti in cui si corre e all’eliminazione del parco chiuso, giusto per lanciare due suggestioni che potrebbero davvero cambiare un poco lo spettacolo. Che, comunque, uno sport non puoi trasformarlo solo in spettacolo. Perché nello spettacolo vincono tutti, nello sport il più bravo. E poi ci vorrebbero team e piloti sul pezzo, pronti a essere davvero parte del gioco e non meri ingranaggi…
Invece, tutti i team di F1 sembrano schiere di questuanti, che vanno a genuflettersi da Domenicali per avere il contentino feudale, plaudendolo e ricoprendolo di servili omaggi e poi chi se ne frega.
Nel frattempo si segnalano due cose, per concludere, che danno il senso delle parole e dei fatti.
In Formula 1 si limitano le prove libere ad una sola sessione di un’ora (per ora una sperimentazione, ma questo è l’obiettivo finale per tutte le gare in campionato), con la maggior parte delle monoposto che hanno un assetto ballerino e piloti che non capiscono sino in fondo il mezzo pericoloso che guidano. Dall’altra, nel Wec, una Ferrari si schianta perché sono vietate le termocoperte.
Per l’ambiente dicono. E intanto uno quasi ci si ammazza.
E’ davvero un mondo folle.
Chiudo di nuovo con Senna. Lui è vivo, perché vive nella storia, nelle persone che ne hanno conosciuto le gesta e la non comune sensibilità, nei libri che di lui parlano. E l’arte, la letteratura, hanno il pregio di rendere immortali, anche se uno non crede, gli esseri umani.
Senna è vivo, come Ratzenberger. Non so se la F1 sia ancora viva.
Forse stiamo assistendo, da anni, ad uno sport morituro.
F1, Gp dell’Azerbaijan: i voti
Perez. Voto: 10. In un anno in cui le Red Bull non hanno rivali, sta cercando di giocarsi tutte le carte per provare a vincere il titolo. Non accadrà mai, sennò Marko in persona lo fucilerebbe, ma almeno ravviva un poco lo spettacolo.
Verstappen. Voto: 8. E’ tutto il fine settimana che non si trova a suo agio con la monoposto. Forse è il tipo di circuito che non gli è congeniale. Capita anche ai migliori.
Dichiarazione di Verstappen. Voto: 10, 100, 1000. E’ l’unico che non ha problemi a dire cosa pensa di tutti questi cambiamenti. Non gli piacciono. E non perde occasione per ripeterlo. Gli altri piloti? Non pervenuti.
Charles Leclerc. Voto: Falcone maltese. L’ho già scritto molte volte, ed è diventato un mio “mantra”. @Charles_Leclerc è fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni. E ce lo ha dimostrato ancora una volta con una pole position e un terzo posto in gara.
Sainz. Voto: male. Mentre in pista gli dicevano che le gomme andavano bene (e quindi il sottinteso era che poteva spingere), lui perdeva caterve di secondi. E a inizio gara si faceva infilare come un pollo da Alonso.
Alonso: voto: elisir di giovinezza.
Domenicali. Voto: silenzio.
SF-23. Voto: fu vera “gloria”? A Miami l’ardua sentenza….
Scena finale sulla pit lane. Voto: incredibile…
Capellino Pirelli premio per la pole della sprint shootout. Voto: Ok, erano sotto acidi…
P.S.: La Ferrari sui suoi profili social continua a pubblicare solo in inglese.
Ora, capisco che l’inglese sia universalmente accettato come lingua internazionale, capisco che la F1 sia feudo di Re Carlo e degli americani di LM, capisco tutto… ma se sei un team italiano, e se sei Ferrari, non è possibile che non ci siano almeno commenti ufficiali in italiano (o almeno “sottotitoli) e che pure i piloti (che l’italiano lo parlano) non si esprimano nella lingua della nostra nazione.
Forza caro SMM, non è una cosa così complicata. La Ferrari deve essere diversa anche in queste cose, sennò diventa mediocre. Già lo è in pista…
Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Foto: F1
Mamma mia hai proprio ragione dov’è finita la mia F1 di quando ero bambina, Emerson Fittipaldi, Niki Lauda, Clay Regazzoni, Patrick Depailler, John Watson….non è rimasto più niente, questi piloti sembrano senz’anima non hanno carisma e personalità e mi fermo qui seno’ dovrei fare un elenco lunghissimo di cose negative, in più e poi finisco io avevo un posto da bambina ma lo è ancora adesso che di anni ne ho 55 , quando entri lì tutto diventa magico infatti io lo chiamo il mio posto MAGICO! ma ho sentito dire da qualcuno che la storia non basta!! NO COMMENT